“Con la riforma del Titolo V, il tentativo, non riuscito, del Governo Monti di accentrare ogni competenza in materia di infrastrutture energetiche strategiche, secondo il disegno sostenuto dal Governo Renzi è diventato adesso un rischio reale che va scongiurato con ogni forma e strumento di iniziativa politica, istituzionale senza escludere la mobilitazione popolare, e dunque una “Scanzano due”. A sostenerlo è il capogruppo di Centro Democratico in Consiglio Regionale Nicola Benedetto per il quale “è altrettanto necessario contrastare ogni disegno sulle cosiddette macroregioni attraverso una posizione chiara e netta che attualmente non è riscontrabile nell’atteggiamento del Presidente Pittella troppo schiacciato sulle posizioni del Premier Renzi e del Presidente Errani. “Intanto – aggiunge – è necessario prendere le distanze (cosa sinora non avvenuta da parte del Presidente Pittella) dalle dichiarazioni di Errani che a nome della Conferenza delle Regioni ha giudicato il cosiddetto ritorno al centro delle competenze in materia di energia una “prospettiva condivisibile”. Per la Regione Basilicata, che attraverso la “moratoria petrolifera” ha condotto una strenua battaglia nei confronti dei Governi precedenti e il ricorso al Consiglio di Stato, non ci può essere nulla di condivisibile all’interno di una strategia che non è più solo quella passata che ha di fatto vanificato la moratoria sulla ricerca petrolifera decisa dalla Regione quanto quella di mettere le mani sulle risorse energetiche lucane”. Per il capogruppo di CD “mentre continuiamo a discutere di percentuali di royalties e di Memoramdum sul Petrolio e magari come sbloccare il fondo del 3% (quello che alimenta la card carburante) congelato nella cassaforte del MSE – dice Benedetto – da parte del Governo Renzi, con il pieno sostegno delle lobby petrolifere, si propone l’identico provvedimento del Governo Berlusconi quando tentò di imporre il ritorno al nucleare, per non parlare, della vicenda del sito di scorie nucleari che ci ha riguardato direttamente con la scelta ricaduta su Scanzano Jonico. E’ evidente che non si può governare il territorio con decisioni centralistiche che non tengono in alcun modo della volontà e dei bisogni delle comunità che risiedono sul territorio, magari con l’alibi di diminuire i passaggi burocratici e adeguare agli standard internazionali la nostra normativa di autorizzazione e concessione petrolifere. Ritengo pertanto che la seduta straordinaria del 2 aprile prossimo che sarà dedicata alla riforma del titolo V non possa avere nulla di formale e di rituale ma debba porsi l’obiettivo centrale di contrastare con fermezza la scelta del Governo Renzi e dei parlamentari, anche lucani, che sono disponibili a sostenerla. La seduta dell’assemblea consiliare dovrà concludersi inoltre con un documento contro ogni ipotesi di macroregione senza lasciare spazio, come sta facendo il Presidente Pittella, ad interpretazioni diverse e di fatto possibiliste. Quanto al resto degli aspetti di riforma del titolo V – continua – non è in discussione il cosiddetto “alleggerimento” di funzioni regionali con il superamento definitivo del contrasto Stato-Regioni come la riforma più complessiva della governance. Sul nuovo disegno istituzionale delle Regioni deve prevalere però il punto di vista delle autonomie regionali senza rinunciare a un elenco espresso di materie concorrenti, che contribuiscono a chiarire l’ambito di intervento della legislazione regionale, sia pure nel rispetto dei principi statali, tra le quali per noi è essenziale la materia energetica. Sono convinto – conclude Benedetto – che l’attenzione dei cittadini lucani si concentrerà sulle posizioni che ciascun politico in Regione e in Parlamento assumerà nei prossimi giorni a tutela dell’autonomia e degli interessi dei lucani”.
PRINZI: DENUNCIA ENI SOSPETTA PER COINCIDENZA CON RIFORMA TITOLO V
”Il richiamo da parte del management Eni a quella che viene definita ‘eccessiva irragionevolezza nel prolungarsi delle procedure’ per l’attività petrolifera in Val d’Agri coincide con la riforma del titolo V e il tentativo di statalizzare lo sfruttamento del giacimento petrolifero Eni proprio come accade nella Russia di Putin”: è il commento di Vittorio Prinzi, consigliere provinciale di Potenza. “Una coincidenza – aggiunge – quanto meno sospetta perché lanciando una sorta di allarme sul presente e sul futuro dei programmi di investimento dell’Eni, sullo sfruttamento del giacimento stesso e sui diritti destinati alla Regione Basilicata si intende chiaramente sostenere la posizione del Governo Renzi che con il Ministro dello Sviluppo Economico Guidi porta avanti la stessa tesi della compagnia petrolifera quasi a registrare un linguaggio omologato. Tutto ancora da dimostrare invece – dice Prinzi – è lo “straordinario modello di sviluppo sostenibile” in Val d’Agri di cui parla Francesco Manna, responsabile Eni per i rapporti con gli enti e le istituzioni locali, perché se così fosse ce ne saremmo accorti. Anche il tentativo di forzare le procedure relative all’entrata in funzione del pozzo Pergola 1, così come tenta di fare Ruggero Gheller, responsabile distretto meridionale Eni E&P, non aiuta a ristabilire quel clima di sereno confronto di cui c’è bisogno per affrontare tutte le problematiche di impatto su ambiente, territorio, salute pubblica. Consigliamo al management Eni di non continuare a citare cifre slegate dal reale contesto socio-economico della Val d’Agri e della Basilicata, quali i circa 2.800 posti di lavoro realizzati nel corso di un decennio e 160 milioni di royalty per la regione solo nel 2013 e ad annunciare con l’entrata in funzione degli ulteriori 8 pozzi i barili di olio al giorno ulteriori vantaggi economici per il territorio. E’ un “disco rotto” che non può produrre certamente atteggiamenti benevoli delle comunità valligiane che vogliono toccare con mano gli effetti del modello di sviluppo targato Eni”.