“A poco più di dieci anni dalla pagina storica della mobilitazione popolare a Scanzano Jonico (2003) contro il deposito unico di scorie nucleari che avrebbe voluto il Governo Berlusconi nel centro ionico lucano, il fantasma del cimitero radioattivo si rimaterializza ancora nel Materano. L’allarme-denuncia del sindaco di Craco, Pino Lacicerchia, in proposito, ci trova “presenti” e “vigili”: è quanto affermano in una dichiarazione congiunta il segretario nazionale di Italia dei Valori Ignazio Messina e quello regionale per la Basilicata Maria Luisa Cantisani.
“Noi di Italia dei Valori – aggiungono Messina e Cantisani – non abbiamo dimenticato il caso del trasporto di notte, “top secret” , all’aeroporto militare di Gioia del Colle di un chilo di biossido di uranio prelevato dalla centrale Enea di Rotondella, adibita negli anni ’60 e ’70 al ciclo nucleare uranio-torio, e restituito agli Stati Uniti nell’ambito di accordi internazionali della Sogin. Anche per questo non sottovalutiamo le nuove notizie giornalistiche riferite ai risultati degli studi Sogin per individuare il sito di localizzazione del deposito unico di scorie radioattive. La presenza di una ‘lista segreta’ su una materia delicata come lo stoccaggio delle scorie – proseguono – è inammissibile in un paese democratico dove vi sono enti, a cominciare dai Comuni e dalle Regioni, che hanno il diritto-dovere di dire la loro. Dunque, non si può che condividere la posizione del sindaco di Craco e delle associazioni ambientaliste da sempre mobilitate nel Metapontino sia in relazione al rischio idrogeologico che riguarda quasi tutto il territorio lucano che all’impatto su ambiente, attività agricole e turistiche. In particolare, Idv che ha promosso un referendum per dire no al nucleare, sostiene le iniziative del Comitato No Scorie per la costituzione di un Osservatorio permanente formato da istituzioni, associazioni e cittadini e ribadisce la pericolosità per la salute dei cittadini e per l’ambiente di questa energia obsoleta, rinnovando l’impegno ad affermare il modello di energia verde in tutt’Europa dove va intensificato lo smantellamento delle centrali ancora in attività. Bisogna accrescere l’attenzione: le lobby del nucleare non sono state completamente sconfitte dal referendum popolare come i rischi che riguardano le scorie ancora presenti in numerose centrali italiane non sono certamente superati. Ad oggi nessun paese al mondo ha risolto il problema dello stoccaggio di queste scorie, e la scienza non ha ancora trovato un modo per limitarne la pericolosità. La necessita di stoccarle fa lievitare i costi di questa energia. Basti pensare che a causa della nostra breve avventura nucleare, terminata appunto con il referendum del 2011, ancora oggi nella bolletta della luce, alla voce A2, paghiamo una quota per il loro smaltimento. Su questa storia occorre fare piena luce. Non vorremmo che – concludono Messina e Cantisani – il nostro territorio continuasse ad essere considerato la pattumiera delle scorie radioattive”.