L’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale), rilasciata a Tecnoparco con D.G.R. n. 1022 del 18.06.2008, non contempla l’autorizzazione a smaltire materiali radioattivi.
Questo è quanto emerso dalla risposta alla nostra interrogazione sulla vicenda della radioattività dei reflui dell’Eni smaltiti nell’impianto di Tecnoparco.
Cosa gravissima visto che è stato accertato che l’acqua di deiezione proveniente dal Centro Oli di Viggiano e diretta all’impianto di Tecnoparco a Pisticci ha valori di radioattività 9 volte superiori a quanto previsto dai limiti di legge per le acque potabili.
Il Presidente, solo dopo la nostra controreplica alla sua risposta, ha ammesso che l’A.I.A. di Tecnoparco non prevede lo smaltimento di materiale radioattivo, perché “quel materiale non è catalogabile come materiale radioattivo da smaltire”.
Sarà per questo che l’A.I.A. del Centro Oli di Viggiano non contempla tra i controlli che vengono effettuati sui materiali liquidi, che in parte sono reiniettati nel sottosuolo e in parte sono smaltiti dal Tecnoparco, analisi sulla radioattività.
La verità è, però, che nei reflui in questione è presente radioattività dovuta sia ai minerali presenti nella roccia fratturata proveniente dalla crosta terrestre ed estratta con il petrolio sia al materiale utilizzato nel processo di trivellazione ed estrazione. Materiale la cui natura è coperta da segreto industriale ma nel quale è dimostrato scientificamente che sono presenti isotopi instabili (Bario 133, Cesio 137, Polonio 210, Piombo 210) con emivita di radioattività dell’ordine di alcune decine e centinaia di anni.
La situazione evidentemente è molto ambigua perché le autorizzazioni non tengono per nulla conto della possibile radioattività del materiale di reiniezione, situazione rimasta “nascosta” in tutti questi anni.
Ci chiediamo, inoltre, il perché agli uffici regionali competenti in fase istruttoria delle autorizzazioni sia “sfuggita” la questione radioattività pur essendo un parametro scientificamente conosciuto. Mera “ignoranza” o “altro”? Anche su questo Pittella deve dare risposte chiare.
Unico dato certo sono i valori riscontrati nei giorni scorsi. La cosa che, in questo momento, preoccupa di più è che l’impianto di Tecnoparco non sia idoneo a bonificare le acque. Per chiarire la situazione, abbiamo chiesto, con una nuova interrogazione presentata oggi, quali azioni la Regione Basilicata vuole mettere in campo per superare questa annosa questione. Di certo la sospensione temporanea attuata in questi giorni non può essere superata fino a quanto non si avranno certezze che tutto è fatto nel rispetto della legge.
Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale