Lorenzo Rota, a nome della Sezione di Basilicata dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, ha inviato un contributo sul tema delle estrazioni petrolifere nella Regione Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Petrolio: serve uno “sblocca-Basilicata”.
Com’era ampliamente prevedibile, il nodo è venuto al pettine: lo scorso mese di maggio era stato Romano Prodi a lanciare il segnale sulla opportunità/necessità per l’Italia di “scavare sottoterra per trovare i soldi” necessari per uscire dalla sua pesantissima crisi economica, alias incrementare l’utilizzo delle sue risorse petrolifere, anche sottomarine, “fermo restando il principio di precauzione che ha la precedenza su tutto”.
Manifestazione evidente di una linea strategica che stava maturando a livello nazionale, che a breve avrebbe potuto provocare pesantissime ricadute nei territori interessati, senza nessuna garanzia di contropartite adeguate.
Oggi il Decreto “Sblocca-Italia” formalizza tale necessità, obiettivamente del tutto ragionevole, e lo fa in maniera unilaterale, sul versante prevalente degli interessi nazionali, ai quali la “piccola Basilicata” deve necessariamente adeguarsi, salvo defatiganti (e spesso inutili) compromessi.
A maggio la sezione Basilicata dell’Istituto Nazionale di Urbanistica osservò che le dichiarazioni di Prodi avrebbero potuto costituire un formidabile assist se la Regione, assumendo un ruolo protagonista nella vicenda, fosse riuscita a mettere in cantiere, in tempo reale, un programma straordinario fatto di progetti e di azioni reali per coniugare le strategie di sfruttamento delle risorse petrolifere e le strategie di riorganizzazione ambientale, infrastrutturale, e socio-economica (lavoro!) del proprio territorio. Era questo inoltre il luogo più competente per definire e fissare una volta per tutte i paletti delle tutele ambientali richieste da quel ‘principio di precauzione’ di cui si parla.
Un programma che assumeva rilievo anche nazionale, quale sperimentazione di uscita dalla crisi di una regione fortemente penalizzata dalla crisi stessa, sulla base dell’utilizzo virtuoso delle “proprie” risorse del sottosuolo, che lo Stato doveva ragionevolmente consentire proprio in cambio di risanamento, crescita e sviluppo. Un’apertura di credito tra Istituzioni, che assomiglia molto alla tanto reclamata “flessibilità” che lo stesso governo nazionale sta chiedendo all’Europa.
Un vero e proprio “sblocca-Basilicata”, capitolo organico del presente “sblocca-Italia”.
Ancora oggi, nonostante i tempi limitati, per l’INU resta questo l’unico modo per rilanciare in grande il ruolo “nazionale” che la Regione Basilicata può avere sul piano della copertura dei costi energetici nazionali. E resta questo l’unico metodo per procurarsi la spinta necessaria alla rinascita ed allo sviluppo del suo “fragile” territorio e della sua asfittica base economica e sociale: consolidando così un tassello, piccolo forse, ma significativo, di quel difficile percorso che l’Italia deve seguire per risalire la china dello sviluppo economico e sociale; un esempio virtuoso di impiego delle royalties in linea con l’obiettivo nazionale di uscita dalla crisi che l’attanaglia da alcuni anni
Piani e Programmi quindi, cornici delle tutele e cornici dello sviluppo, riempiti di progetti veri e di azioni reali: e non pensando solo all’impiego delle royalties, ma anche e soprattutto alla importante massa finanziaria messa a disposizione dall’UE per il periodo 2014-2020, il cui utilizzo in questi mesi si sta mettendo a punto anche in Basilicata, e che ha assolutamente bisogno di una visione strategica complessiva, e delle relative “cornici” attuative.
L’unica risposta adeguata allo “Sblocca-Italia” di Renzi, è la sua integrazione con uno “Sblocca-Basilicata” dei lucani.
Lorenzo Rota, Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Basilicata