La discussione sul petrolio prende una piega confacente all’unico pensiero che ci assale da tempo: la titolarità sul futuro di noi lucani, la difesa degli interessi di questa terra, la democrazia e la partecipazione nelle decisioni che ci riguardano.
Non abbiamo mai pensato che la Basilicata potesse rifugiarsi in un recinto di autocrazia, ignorando la solidarietà e non riconoscendo la legittimità degli interessi del Paese. Ma il Presidente Renzi ha voluto raccontare all’Italia un’altra storia, quella di una regione chiusa in sé stessa e disinteressata al futuro dell’Italia. Rivendichiamo quanto la Basilicata ha dato e dà all’Italia in termini di bilancia energetica.
Da mesi chiediamo un confronto che coinvolga tutti (istituzioni, territori, cittadini, amministratori) e che riporti il PD dalla parte dei lucani. Abbiamo chiesto la convocazione dell’assemblea regionale, abbiamo sottolineato una discussione congressuale vera. Il Congresso è stata un’occasione persa. Il PD deve rappresentare e tutelare i lucani, provando a sciogliere le legittime cautele che in essi si sono consolidate.
Il contesto in cui nasce lo Sblocca Italia, con una recalcitrante opinione pubblica nei confronti di istituzioni e politica, evidenzia la volontà di fare presto e di corrispondere con celerità alle sfide che l’Europa ci chiede. Ma queste materie vanno trattate a seconda dei livelli di coinvolgimento e sensibilità, con relazione primaria alla salvaguardia della salute, dell’ambiente e di un equilibrato tessuto di contatto tra i livelli istituzionali, tra Stato e Regione, tra essi e le autonomie locali.
La riforma del Titolo V va sottoposta ad un vaglio di affidabilità democratica per ciò che concerne i poteri dello Stato e delle regioni su materie come l’ambiente ed il governo del territorio. Come detto dal Presidente Lacorazza nella seduta del Consiglio del 2 aprile scorso, e non ci sfuggono i ripetuti messaggi di preoccupazione sin dall’avvio della discussione sul Titolo V né qualche incertezza in sede parlamentare, “le Regioni non possono essere trasformate in enti di gestione amministrativa, devono mantenere un ruolo legislativo, di programmazione e di tutela del territorio, e quindi di iniziativa concorrente con lo Stato, almeno in materie fondamentali quali ambiente, urbanistica ed uso del suolo”. Non c’è alcun prezzo che valga a consegnare una Regione allo Stato centrale. Come ribadito ieri da Roberto Cifarelli e Antonio Luongo, all’art. 38 del Decreto “viene formalizzata una centralizzazione delle competenze e delle prerogative, oggi in capo alle Regioni per i procedimenti di valutazione ambientale”. Questi punti hanno un aspetto inquietante e bene hanno fatto gli stessi a non escludere la possibilità dell’impugnativa di questo atto gravissimo e compromettente per il nostro futuro; così come in questo contesto nulla si può dare per scontato, compresa la definizione del Memorandum: per capirci 26.000 barili oltre i 154.000 già autorizzati.
Ogni discussione che prescinde dai fatti, dall’attuale estrazione autorizzata tra Val d’Agri e Tempa Rossa, da una fissazione inderogabile di un limite all’attività estrattiva e di consumo del suolo (oltre Viggiano e Corleto non si può), oltre che all’assoluta impercorribilità per attività in mare, non ci vedrà disponibili.
I tanti segnali di disattenzione, le devastanti conseguenze di contenuti e battute del Presidente del Consiglio Renzi sui quattro “comitatini”, minano il terreno e suscitano smarrimento tra la nostra gente. Sommando gli annunci, le voci sulla Corte d’Appello di Potenza e l’allontanamento delle funzioni dirigenziali dell’Ufficio Scolastico Regionale, ci sembra piuttosto palesarsi un disegno di cancellazione della Basilicata.
Non ci sfuggono i ritardi delle istituzioni regionali di questi anni, le incertezze su Memorandum e moratoria, la responsabilità delle compagnie petrolifere e del Governo rispetto a quanto stabilito nel ’98 e nel 2004 in termini di tutela ambientale e monitoraggio, di sostegno allo sviluppo, alla infrastrutturazione ed alla fuoriuscita di questa regione dal suo storico isolamento; non può sfuggire la scarsa credibilità delle istituzioni regionali sul versante della piena e più netta attività di monitoraggio, a protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini, sottolineando i ritardi altresì accumulati sulla inderogabile esigenza di riforma dell’Arpab. Allo stesso tempo non può più essere rinviata la rilevazione del punto zero prima che l’insediamento di Tempa Rossa avvii la produzione.
Questioni, queste, più volte segnalate dai sindaci dell’area che con diverse modalità, alcuni anche con le dimissioni, hanno sollecitato le istituzioni ad un maggiore ascolto ed un maggior protagonismo. Senza tralasciare garanzie in termini di sviluppo ed occupazione giovanile, tra le più basse d’Italia.
La lettera di autosospensione dell’Onorevole Folino testimonia la gravità di un quadro frammentato, giunge in un momento di straordinaria attenzione, di un dibattito che intreccia la pubblica opinione, la vita dei nostri cittadini, i nostri iscritti. È un atto coraggioso e chiarificatore, comunicativamente dirompente nell’amplificare la sostanza di questioni che alcuni di noi, da anni e da mesi sottolineano, con la consapevolezza che ognuno è parte delle diverse responsabilità.
Occorre provare a costruire da subito un percorso di risalita, che renda evidenti le preoccupanti deformazioni del Decreto Sblocca Italia, che aiuti a ritrovare le ragioni di una comunità regionale a partire da un più trasparente dialogo all’interno della nostra comunità politica.
Chiediamo che tutti prendano atto di quanto accade, che il Presidente della Regione, i parlamentari, i consiglieri regionali, si rendano protagonisti di una discussione ampia sui territori, di un’interlocuzione senza sconti al Governo del Paese, di una riconsiderazione delle questioni a partire da una collocazione della Basilicata in una strategia generale, mettendo al primissimo posto la tutela ambientale e della salute. Non ci appassiona una trattativa monetaria, ad oggi buona a contemperare a fatica le istanze primarie di un piccolo Comune del nostro territorio.
Vogliamo riappropriarci della nostra regione e vogliamo che il PD si assuma questa responsabilità.
I delegati all’assemblea regionale PD della mozione Paradiso
“Il dibattito che si è aperto anche nel centro sinistra, sulla natura e la portata del decreto ‘sblocca Italia’ conferma le critiche che dal primo momento ci siamo permessi di sollevare ritenendo che i contenuti del decreto, costruito per la gran parte sull’utilizzazione delle risorse energetiche lucane, rappresentassero un tradimento delle aspettative di sviluppo della Basilicata ed anche un sostanziale arretramento rispetto al quadro legislativo che con i governi di centro destra eravamo riusciti a costruire, dal fondo per la riduzione del prezzo del carburante, al ‘memorandum’, al ‘piano per il Sud’ deliberato dal Cipe , all’art.16 del decreto sulle liberalizzazioni che impegnava il governo a riconoscere una quota delle risorse fiscali per finanziare un fondo permanente per le attività produttive e per le infrastrutture a favore dei territori che contribuiscono al fabbisogno energetico della nazione”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (FI). “Ora piuttosto che raccogliere questo portato legislativo ed attuarlo con un’intesa istituzionale che aggiornasse quella originaria, coinvolgendo le concessionarie petrolifere, colmando anche la colpevole omissione che si è purtroppo realizzata con il progetto ‘Tempa rossa’, si derubrica tutta la partita ad una concessione di qualche milione per pagare debiti pregressi e ad un aleatorio impegno sul futuro. Secondo una linea che è tipica del governo Renzi che assume impegni, uno dopo l’altro, senza mantenerli. Forza Italia svolge una opposizione responsabile, ma non consentirà che sul petrolio si consumi uno scippo a danno dei lucani. Non si può vedere che sull’acqua e sul petrolio la Basilicata sia utilizzata per corrispondere ai fabbisogni idrominerari del Paese senza porre a verifica i temi della difesa ambientale, della salute dei cittadini e dello sviluppo della regione. Dopo dieci anni e più di sfruttamento, con una produzione di risorse che sfiora i 100 mila barili al giorno, mentre il progetto ‘Tempa rossa’ sta per andare in esercizio, non si possono trascurare tutte le criticità sul versante economico e sociale che la nostra regione e’ costretta a subire. Il clima sociale ed il dissenso stanno crescendo per effetto della mancata attuazione delle condizioni per promuovere, con il progetto minerario, un avanzamento della regione che, invece, segna il passo ed anzi arretra come confermano tutti gli indicatori. Le responsabilità stanno tutte in capo a chi in questi anni ha governato e non ha saputo realizzare e concretizzare un negoziato di alto profilo che si commutasse in sviluppo duraturo. In Parlamento continueremo a compiere la nostra battaglia per correggere il testo, occorre però che in Basilicata tutti i soggetti collettivi si assumano la responsabilità di una iniziativa straordinaria che costringa il governo Renzi e il governo Pittella all’assunzione di tutte le loro responsabilità senza alibi”.