Petrolio, la ricetta di Prodi per risanare l’Italia? Trivellare la Basilicata. Semplice no? Sergio Laterza illustra per “W la Trottola” la proposta dell’ex leader del PD dopo aver letto la nota del Messaggero in cui indica la ricetta per risanare il nostro Paese.
L’intervento, dal titolo “Quel mare di petrolio che giace sotto l’Italia” non lascia spazio a fraintendimenti ed iscrive di diritto Prodi al “partito dei petrolieri”. «Ci troviamo in una situazione curiosa – scrive il due volte premier del centrosinistra -, per non dire paradossale, che vede il nostro Paese al primo posto per riserve di petrolio in Europa (esclusi i grandi produttori del Mare del Nord)». Eppure queste risorse restano «non sfruttate». «In poche parole – continua -: vogliamo continuare a farci del male». Naturalmente Prodi, da economista qual è, fa anche di conto. E aggiunge: «L’Italia potrebbe – sulla base dei progetti già individuati – almeno raddoppiare la sua produzione di idrocarburi a circa 22 milioni di tonnellate equivalenti petrolio entro il 2020. Solo con questo significherebbe alleggerire la nostra bilancia dei pagamenti di circa 5 miliardi di euro ed aumentare le entrate fiscali dello Stato di 2,5 miliardi ogni anno».
CSAIL: PRODI HA DICHIARATO OSTILITA’ AL POPOLO DEL PETROLIO
C’è persino chi sulla stampa nazionale esalta l’ex Premier Prodi attribuendogli il merito di aver infranto un tabù per la sinistra. Per noi del Csail Prodi con la sua uscita fuori posto (tanto più che oggi non ha alcun titolo per determinare scelte così importanti) ha semplicemente dichiarato ostilità al popolo del petrolio. L’unico titolo conquistato sul campo è quello di trivellatore. Vorrei ricordare, piuttosto, che il Csail inoltrò un dossier comprensivo di una petizione popolare di 22 mila firme di cittadini della Val d’Agri a sostegno della richiesta di riconoscimento della Val d’Agri quale “Zona Franca” all’ex presidente del consiglio Prodi che non si degnò neppure di rispondere. Ora insiste sull’estrazione – al massimo – del petrolio lucano ignorando o fingendo di ignorare le condizioni di miseria per tante famiglie e di mancanza di speranza tanti giovani senza lavoro costretti ad emigrare. Sono certo che qualsiasi cittadino italiano si sarebbe vergognato di pensarla come Prodi che vorrebbe sanare il debito pubblico italiano (che Prodi è il primo responsabile sin da quando presiedeva l’Iri allora iniziò il debito pubblico) attraverso una singolare ricetta anticrisi che si basa esclusivamente sull’incremento delle estrazioni di idrocarburi non solo in terraferma ma persino in mare lungo la costa adriatica e quella del golfo di Taranto. Ogni paragone con Norvegia e Scozia è facilmente confutabile da dati concreti riferiti a regime fiscale e di tassazione, numeri di occupati diretti e dell’indotto, benefici agli Stati e alle comunità locali. E’ tempo di reagire: le lobby politiche che sostengono quelle petrolifere hanno gettato la maschera e puntano a forzare i tempi per garantire mano libera all’estrazione e ricerca di petrolio e gas, approfittando di un Governo debole perchè ha già manifestato grande disponibilità alle società energetiche con la riforma del Titolo V. Adesso vogliamo la contropartita per dare dignità al nostro popolo sottomesso alla cattiva politica.
Petrolio, Ugl Basilicata su dichiarazioni dell’ex Presidente del Consiglio, Romano Prodi.
“Preoccupano e non fanno presagire nulla di buono le dichiarazioni dell’ex Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Dopo anni di sfruttamento della Basilicata e delle sue risorse, l’aumento delle estrazioni di idrocarburi per salvare i conti dell’Italia non può essere la soluzione. Per questo auspichiamo che il Presidente della Regione Marcello Pittella prenda al più presto le distanze da queste dichiarazioni”.
È questo il commento dei segretari regionali dell’Ugl Basilicata, Giovanni Tancredi e Giuseppe Giordano, in seguito all’articolo pubblicato dal quotidiano Il Messaggero dal titolo ‘Quel mare di petrolio che giace sotto l’Italia’. “In altre parole – spiega – l’ordine è trivellare, trivellare e trivellare. E non c’è spazio per fraintendimenti per quelle dichiarazioni che iscrivono Prodi al partito dei petrolieri. Dire che il nostro Paese è al primo posto per riserve di petrolio in Europa e che queste risorse restano non sfruttate, mentre si potrebbe raddoppiare la sua produzione di idrocarburi a circa 22 milioni di tonnellate equivalenti a maggiori entrate fiscali dello Stato di 2,5 miliardi ogni anno, vuol dire non solo conoscere i danni che le estrazioni di idrocarburi hanno prodotto in Basilicata, ma anche ignorarne la complessità e dimenticarsi ancora una volta delle popolazioni che sono costrette a subire tutte le problematiche connesse alle estrazioni. E stiamo parlando di una popolazione che è tra le più povere d’Italia, nonostante viva nella regione più ricca dello Stivale per risorse naturali. Soltanto martedì scorso, illustrando la sua relazione programmatica in Consiglio regionale – proseguono i segretari, Tancredi e Giordano -, il neogovernatore Marcello Pittella ha infatti chiesto il superamento del bonus idrocarburi e di utilizzare il fondo per l’inclusione sociale e la messa in sicurezza del territorio, oltre che per il sostegno ai giovani ed ai lavoratori disoccupati e senza ammortizzatori sociali. E anche la card carburanti, dopo il ricorso della Regione Veneto è sparita nel dimenticatoio e forse non sarà più rifinanziata, visto che le risorse destinate ai lucani, come minimo rimborso per tutti i danni creati dal petrolio, sono state dirottate altrove. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma. Nel tempo – concludono Tancredi e Giordano – le proposte per un diverso utilizzo delle risorse del bonus benzina, da parte del Partito democratico, si sono sprecate. La novità vera, però, è che dopo anni di strenua difesa, anche l’ex Popolo della libertà, ora diviso tra il Nuovo centrodestra di Alfano e la nuova Forza Italia di Berlusconi, pare stia capitolando. In mezzo, 330mila lucani. Se il ‘generale’ Romano Prodi trova delle ottimi soluziuoni di salvataggio per l’Italia si e si arrabbia, l’Ugl Basilicata rammenta che i lucani sono alla fame. Andava bene insomma fare sacrifici se ne fosse stato utile e si avesse ottenuto un ritorno per il bene del territorio ma i cittadini della Basilicata nonostante c’è il petrolio sono comunque costretti a tirare la cinghia, ma a farli non possono essere sempre e solo i servitori dei politici. In poche parole, ‘a forza di tirare la cintura quanti indossano la divisa sono ormai arrivati all’ultimo buco e loro non ce la fanno davvero più’”.