Per chi non è potuto essere presente ai lavori della prima seduta del tavolo della trasparenza di Fenice ma che ha seguito da vicino l’evolversi dell’intera vicenda sin dal quando il caso scoppiò, Primavera 2009, non è stato difficile comprendere quello che realmente è accaduto. Non prendere a riferimento il trionfalismo della Pravda lucana, pretoriani oltre misura è la prima cosa. Che la Pubblica Amministrazione cerchi di esporre i panni in pubblico è un fatto positivo e dovuto ma che si lasci intravedere che tutto è tornato nella normalità proprio NO. Fenice ha inquinato le falde a ruota libera sin dal primo giorno in cui è entrato in esercizio ed il Prof. Fracassi dell’Università di Bari, designato dalla magistratura, l’ha messo in chiara evidenza. Tutti gli altri fattori inquinanti sono andati a ruota libera e risultano sconosciuti. I monitoraggi sono stati inesistenti e questo non può essere ignorato. Il Professore Marsili fa intendere, come riportato dalla Pravda, che l’aria che si respira vicino a Fenice è salubre: aria di Montagna. In una recente “ revisione della lettura scientifica relativa ai rischi per la salute da esposizione a sistemi di smaltimento dei rifiuti” il dipartimento di prevenzione dell’ASL 11 di Empoli afferma che: Stimare i rischi potenziali per la salute determinati dalle discariche e dagli inceneritori è materia di grande complessità e difficoltà. Non si possono ignorare, tuttavia, le indicazioni sugli effetti avversi per le popolazioni residenti nelle vicinanze di tali impianti, che provengono dagli studi epidemiologici, benché non conclusivi; in un altro passaggio si afferma che le diossine, sono caratterizzate dalla capacità di accumularsi in alimenti quali il latte vaccino e i derivati. E’ evidente che è qualcosa di più complesso, in costante evoluzione e che non può essere licenziata come Aria di Montagna e con studi epidemiologici inesistenti. Con tutto il rispetto per i luminari il mondo associativo è pronto ad affiancarli con i medici dell’ISDE-Italia- Associazione Medici per l’ambiente- che trattano quotidianamente la materia.Non accettiamo il ruolo di poveri indigeni analfabeti. L’incenerimento dei rifiuti è una modalità sempre più desueta sostituita con tecnologie che lavorano a freddo e per lo scassato ciclo lucano se ne può fare ,al momento, parzialmente a meno. I rifiuti solidi urbani lucani che affluiscono a Fenice sono solo 20 mila ton. all’anno quale è il motivo per cui la VIA con la quale si richiede di poter trattare fino a 39 mila ton non è stata ancora rigettata, chi nell’ambito del circuito, oltre a Fenice, ne trae beneficio lecito od illecito? Trionfalismi a parte bisogna iniziare a lavorare e siamo pressoché a zero. Le cause dell’inquinamento delle falde non sono ancora conosciute ed anche l’emungimento totale dei pozzi, cosa prima vietata e poi permessa, non fa chiarezza..Fu data indicazione di ridurre l’emungimento ed alcuni valori schizzarono verso l’alto e fu compromessa anche la seconda rete di pozzi appena costruita. Malgrado si sia ripreso con la tecnica dell’emungimento l’Amministrazione Provinciale di Potenza con sua nota evidenziava un aggravio della situazione e disponeva il fermo dell’impianto.L’Arpab rispose ancora una volta facendo bizantinismo. il Tar nella confusione generale ha dovuto autorizzare la riapertura dell’impianto. Circa il monitoraggio dell’aria è noto che è in corso un riposizionamento, in luoghi più idonei, delle centraline fisse e, pur senza malignare circa l’uso delle centraline mobili, è noto l’uso che ne fece nella campagna di monitoraggio dell’aria circostante il Cementificio di Matera, il noto Sigillito . Egli posizionò la centralina sopravento il che non risultò utile a compiere monitoraggio. Diciamo che siamo all’anno zero, si faccia una rete di monitoraggio finanziata da Fenice ed i dati siano messi in rete. Un esempio lo abbiamo sempre con Italcementi e se quel protocollo sottoscritto è stato letto e capito perché non lo si riproduce anche per Fenice? Che fine hanno fatto le richieste di integrazione al Piano di Bonifica avvenute in conferenza dei servizi del 28 Novembre scorso e che non sono piaciute a Fenice tanto è che si è riservato l’esame sia in sede tecnica che giuridica. Altro che: fornendo tutti i chiarimenti senza che ci fossero ulteriori obiezioni e così via….. del nostro pretoriano addetto a relazionare, forse non era a conoscenza del tema trattato. Se questo è show down, meglio la simpatica clava del nostro Assessore Mancusi. Ancora un piccolo inciso: che fine ha fatto il ricorso al Consiglio di Stato sulla sentenza del TAR, è annegato nelle acque del Basento?
Pio Abiusi – Città Plurale Matera