Silenzio assordante su San Sago, Legambiente: “Va riesaminata la Valutazione di Incidenza Ambientale favorevole rilasciata dalla Regione Basilicata per l’impianto di eliminazione di rifiuti pericolosi e non pericolosi” . Di seguito la nota integrale
Su San Sago è calato il silenzio. Sono trascorsi oltre 3 mesi dalla marcia di Tortora, in provincia di Cosenza, in cui cittadini, studenti e Sindaci chiesero di non riaprire l’impianto di eliminazione di rifiuti pericolosi e non, ubicato a pochi metri dal Fiume Noce al confine con la Basilicata. L’impianto, come è noto, dovrebbe trattare svariate tipologie di rifiuti speciali liquidi e fangosi provenienti da industria tessile, chimica, meccanica, conciaria, macelli, lavanderie industriali, tintorie, stamperie, industria del legno, industria dei detersivi, etc., nonché percolati prodotti dagli impianti di discarica, con quantità di rifiuti trattabili fino a 300 tonnellate al giorno.
Negli ultimi giorni del 2021, in Consiglio Regionale di Basilicata fu approvata all’unanimità la mozione proposta dai consiglieri Cifarelli e Pittella (Pd), Perrino, Carlucci e Leggieri (M5s), Polese e Braia (Iv) e sottoscritta in Aula da tutti i gruppi consiliari di maggioranza con la quale si sollecitava l’impegno della Giunta Regionale “a richiedere agli uffici competenti, nel rispetto dell’autonomia dell’azione amministrativa, un approfondimento dell’istruttoria al fine di meglio verificare tutti gli aspetti ambientali affinché vengano opportunamente valutati e, previa sospensione dell’efficacia della Valutazione di Incidenza (V.Inc.A.), pervenire in autotutela alla revoca dell’atto in questione”.
Nel frattempo Legambiente Basilicata e il Circolo territoriale di Maratea, un mese fa, hanno inviato al Presidente e al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata una richiesta di riesame della Valutazione di Incidenza Ambientale relativa all’impianto, con la quale, in accordo con il Comitato in difesa del Fiume Noce e molti Sindaci del Lagonegrese-Alto Tirreno Cosentino, si chiede un approfondimento ulteriore di merito in relazione ad elementi rilevanti descritti, che dovrebbero suggerire l’opportunità di un riesame della Valutazione di Incidenza stessa.
Come è noto, la Regione Basilicata ha rilasciato parere favorevole di V.Inc.A. ad aprile 2021 in relazione a possibili impatti delle attività dell’impianto sul sito Natura 2000 – Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Valle del Noce, posto a 200 metri dall’impianto, ritenendo sufficiente solo la cosiddetta Fase di Screening e non necessaria la fase successiva di Valutazione di Incidenza Appropriata, escludendo quindi che l’impianto in questione possa avere effetti significativi sul sito Natura 2000 (area naturalistica di interesse comunitario).
Con l’istanza di riesame Legambiente ritiene invece di aver portato a conoscenza dell’Autorità Competente elementi rilevanti non conosciuti o perlomeno non emersi al tempo della procedura di screening che forniscono un quadro dello stato di fatto, alla base della valutazione ambientale, diverso da quello presentato dalla società proponente con potenziali criticità riguardo il sito ZSC oggetto della valutazione. In particolare, ricordando che l’impianto ha operato dal 2009 al 2013 quando fu sequestrato su provvedimento della Procura di Paola per diverse violazioni ambientali, nella nostra richiesta di riesame della V.Inc.A. abbiamo sottolineato come il Valutatore escluda che l’impianto possa avere effetti significativi sul sito Natura 2000 Valle del Noce solo sulla base della documentazione e delle dichiarazioni allegate dal Proponente e non di una valutazione autonoma. Pertanto, ad esempio, gli studi e monitoraggi ambientali comunicati dalla società proponente e inseriti nella procedura di screening non valutano lo stato dell’ambiente con riguardo ai fatti accertati dalla Procura di Paola, ma unicamente campioni di acqua all’uscita dell’impianto stesso. Paradossale però, a tal proposito, che l’unica tabella inserita nella relazione di V.Inc.A. si riferisca a dati su parametri di monitoraggio di acque privo di riferimento temporale. Salvo poi, dopo nostra rapida ricerca, scoprire la data di quel prelievo e verificare che esso corrisponde ad un monitoraggio di marzo 2017, quindi ad impianto inattivo da più di tre anni!!!
Inoltre nella relazione di V.Inc.A. si fa riferimento generico a report di monitoraggio di ARPA Calabria, relativi al periodo 2004-2011 che attesterebbero l’assenza di anomalie degli scarichi. Tuttavia l’impianto ha operato anche negli anni successivi (fino a dicembre 2013). Anzi l’ultimo dato fornito da ArpaCal si riferisce al luglio 2011. Quindi nella relazione di V.Inc.A. non si fa riferimento a dati ufficiali di monitoraggio delle acque di scarico da luglio 2011 fino a dicembre 2013, quando l’impianto è stato sequestrato in seguito al decreto del GIP di Paola del 27 novembre. Inoltre è da sottolineare che la procura di Paola fa riferimento a sversamenti illeciti proprio tra dicembre 2012 e gennaio 2013.
Peraltro, nonostante sul piano giudiziario i responsabili dell’impianto siano stati assolti in quanto “ritenuti colpevoli dei reati loro ascritti ma dichiarati estinti per intervenuta prescrizione”, i fatti accertati dalla Procura di Paola restano a nostro parere rilevanti ai fini della valutazione dei potenziali rischi ambientali. Pertanto riteniamo che tali elementi, come tutti gli altri richiamati, richiedano una integrazione della documentazione da parte del Proponente ed il riesame da parte degli uffici competenti della Regione Basilicata che, ci auguriamo, su San Sago batta finalmente un colpo.