Riunito l’Osservatorio regionale dei Rifiuti
In vista della scadenza del decreto del Presidente della Regione è stata effettuata la ricognizione sulla situazione degli impianti e sono state avanzate ipotesi per il superamento delle criticità nello smaltimento.
Lo smaltimento dei rifiuti prodotti in provincia di Potenza è stato il tema affrontato dall’Osservatorio regionale dei rifiuti, riunitosi nei giorni scorsi. All’incontro, presieduto dall’assessore regionale all’Ambiente, Agatino Mancusi, hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore della Provincia di Potenza Massimo Macchia, il vicepresidente della Provincia di Matera, Giovanni Bonelli, il sindaco di Potenza Vito Santarsiero, l’assessore del Comune di Matera Domenico Falcone, il dirigente generale del Dipartimento regionale Ambiente, Donato Viggiano.
Durante la riunione si è fatto il punto sulla situazione dell’impiantistica regionale, in vista della scadenza al 31 gennaio 2012 del decreto del presidente della Giunta regionale Vito De Filippo, con il quale è stato disposto il trasferimento dei flussi dei rifiuti solidi urbani prodotti nel bacino centro della provincia di Potenza verso la provincia di Matera.
L’assessore Mancusi, nell’aprire i lavori, ha richiamato i presenti sulla necessità di affrontare la situazione critica dei rifiuti con l’attenzione e il senso di responsabilità dovuti.
Nel corso della riunione è stata fatta una ricognizione tecnica sulla situazione delle discariche regionali. Per far fronte alle difficoltà di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, prodotti nel bacino di Potenza, la Provincia di Potenza provvederà a utilizzare gli impianti presenti sul proprio territorio. L’ipotesi è quella di conferire i rifiuti negli impianti di Sant’Arcangelo, Venosa e Fenice Melfi.
Infine, per non creare discontinuità nel ciclo di gestione dei Rsu, è stata confermata la necessità di continuare a utilizzare la stazione di trasferenza di Tito.
Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata di Città Plurale sottoscritta di Pio Abiusi in cui viene commentato il provvedimento assunto dall’Osservatorio regionale dei rifiuti.
Vergogna!
Solo questo si può dire alla classe dirigente lucana.
Puntualmente allo scadere dell’ordinanza che gestisce il ciclo dei rifiuti in Basilicata Potenza viene invasa dalla munnezza, forse anche importata.
Non si prelevano i rifiuti dalle strade per qualche giorno, un motivo è facile trovarlo, ed è emergenza nel bacino centro e bisogna tirare fuori il coniglio dal cilindro.
Questa volta non è il tour della monnezza, è molto peggio. Quella classe politica che avrebbe dovuto controllare, che avrebbe dovuto alzare il prezzo perché da quanto è scoppiato il caso Fenice la situazione non è stata ancora chiarita, che fa le carrellate di tutto appostismo e manda un suo emissario a Montecitorio per dirlo, risolve i problemi gestionali di Fenice dirottando materia prima al termovalorizzatore altrimenti pressoché fermo.
Sorge addirittura il dubbio che il fermo della discarica di Carpineto – Lauria- possa essere non casuale anche perchè la situazione di quell’impianto sembra non essere diversa dalla discarica della Martella – Matera – dove, tra l’altro l’ A.I.A. per l’impianto di compostaggio è scaduta ed essa continua ad accettare rifiuti .
Il fatto è che l’Acta è un carrozzone e non riesce ad organizzare la raccolta differenziata ed adesso con fondi regionali ci penserà il Conai mentre i potentini pagano la Tarsu due volte e mezzo quello che risulta a carico dei materani. Perché se gli amministratori locali sono affezionati al fuoco degli inceneritori non mettono in moto il baraccone che è ubicato a S. Luca Branca e giustificano,così, anche i soldi spesi? la Corte dei Conti potrebbe chiederne conto. Fenice è, a distanza di circa tre dalla denunzia, in MISE- Messa in Sicurezza di Emergenza,una emergenza lunga che porta ed emungere così tanto che in 4 pozzi di monitoraggio su 9 acqua non ve ne era più al Novembre scorso. A Fenice è stato posto un termine nella conferenza dei servizi tenutasi il 28 novembre, quei termini sono stati ribaditi con l’ordinanza del Comune di Melfi del 23 gennaio scorso ; si è discusso di adeguamento dell’analisi del rischio e del piano per la bonifica e delle modalità di esecuzione, il tempo sembra essere passato inutilmente ed il balletto continua. La raccomandazione data il 31 marzo dello scorso anno , in sede di approvazione del primo piano di analisi del rischio era di ridurre l’emungimento per ripristinare la rete di monitoraggio si è dovuto modificare il comportamento nei fatti perché, malgrado il bizantinismo dell’Arpab, la situazione non è chiara ed a Maggio del 2011 un pozzo della linea 100 presentò tracce di inquinamento, la situazione apparve ulteriormente compromessa tanto che con nota del 12 Ottobre la Provincia di Potenza chiedeva ragguagli all’Agenzia per l’ambiente. Pur escludendo dalla rete di monitoraggio i vecchi pozzi ,verranno resi pubblici i dati relativi alla nuova linea quella della quale l’ex assessore al ramo Mancusi ne andava fiero? Chissà se in tutti questi mesi ha avuto modo di individuare almeno dove è ubicata Fenice. E’ di questi giorni la notizia che Fenice pur iniziando i lavori di bonifica fa ricorso al Tar per una parte del programma . Certo anche questi sono bizantinismi ed in questo mare di incertezze, di falde acquifere inquinate, di messa in sicurezza di emergenza ancora in atto si incentra buona parte del ciclo dei rifiuti lucani sul incenerimento e su Fenice. Che dire degli amministratori di Lavello e Melfi che hanno dato l’assenso mandando a monte tutte le belle parole dette nei consigli comunali aperti che si tennero in quei centri, sulle assicurazioni date ai cittadini?
Solo: Vergogna!
Pio Abiusi – Città Plurale Matera