Dibattito in Aula oggi sulla decisione della Giunta regionale di sospendere le attività del Cnetro oli di Viggiano, dopo la relazione svolta dal presidente della regione Marcello Pittella nella seduta del19 aprile. “C’è un cambio di linea politica da parte della Giunta regionale, con un orientamento politico forte in presenza però di una fragilità del provvedimento amministrativo adottato”, ha detto Piero Lacorazza (Pd) che ha ricordato la posizione critica assunta sul memorandum del 2011 “perché già allora occorreva fare un tagliando alla vicenda petrolio”. A suo parere “non si possono ricondurre agli accordi del 1999 gli errori fatti nel corso di questi anni. Si è sbagliato sull’articolo 38 dello sblocca Italia, sul referendum, facendo l’errore di far sembrare quella battaglia quasi una disputa politica interna. Serve più autonomia della politica dal mondo delle imprese. Facciamo in modo che la sospensione del Cova sia il ‘punto zero’ per riaprire una nuova trattativa con l’Eni”.
Gianni Rosa(Lb-Fdi) ha parlato di “un atteggiamento irresponsabile della Giunta, che non ha una posizione chiara. Siamo di fronte alla certificazione del fatto che l’Eni è andata fuori dalle regole e chi doveva controllare non lo ha fatto. Non avete ancora comunicato ai lucani questo inquinamento da quanto tempo dura, mentre il Tar per bocciare il provvedimento di diffida all’Eni parla di carenza assoluta di motivazioni, travisamento dei fatti, eccesso di potere. La Basilicata deve innanzitutto ritornare alla normalità, e le attività impattanti devono rispettare le leggi. Voi avete martoriato la regione e vi dovete assumere le vostre responsabilità”.
“In questi anni abbiamo denunciato le distorsioni e le assurdità dei patti del 1998, che sembrano scritti solo per soddisfare l’Eni”, ha detto Gianni Leggieri (M5s) denunciando “l’impossibile convivenza fra estrazioni petrolifere, ambiente e salute e la mancanza di adeguati controlli e di trasparenza e l’inadeguatezza dell’Arpab. Queste mancanze sono la cartina di tornasole della politica lucana negli ultimi vent’anni. Quanto accaduto è l’epilogo di anni di malgoverno del centrosinistra in Basilicata”. Infine, riguardo alle recenti decisioni del governo regionale, ha affermato che “questo vostro correre ai ripari oltre che tardivo è anche confuso, e accade così che i vostri provvedimenti vengono bocciati dal Tar”.
“La vicenda della chiusura del Cova – ha detto Vito Santarsiero (Pd) – apre una nuova stagione del rapporto fra la Basilicata e il petrolio. Chiudiamo la stagione degli accordi aperta nel 1998, quando tra l’altro il nostro Paese non si era ancora dotato di un codice strutturato dell’ambiente, una fase però non soddisfacente e non sufficiente soprattutto negli ultimi dieci anni, che ha dilapidato un patrimonio di attese e di fiducia, che va recuperato su basi completamente nuove. Trovo giusta la sospensione, leggo in questo atto l’applicazione del principio di precauzione. Quando si riaprirà il Cova nulla dovrà essere come prima, abbiamo bisogno di certezze e non di aggiustamenti. E’ in gioco l’ambiente della nostra regione, ma anche la credibilità dell’Eni. Bisogna far comprendere al Governo che, se si riprenderà l’attività,la produzione non dovrà comunque superare i limiti previsti dagli accordi (154 mila barili), fermando nei prossimi anni qualsiasi tentativo di altre indagini”.
Per Giannino Romaniello (Gm) “sul petrolio negli ultimi dieci anni si è sempre bisbigliato, senza definire una strategia in grado di tenere insieme la salute e l’ambiente con uno stabilimento di quel tipo. Nel 2011 ci fu una discussione in cui quasi tutti continuavano ad esaltare l’attività petrolifera, dando l’ok con il memorandum ad una idea di ampliamento delle estrazioni. Ma il Cova non è un impianto industriale alla pari degli altri, ese nel 2017 siamo in questa situazione vuol dire che non si è andati avanti sul monitoraggio e sull’intervento strategico sul controllo e sulla sicurezza. Ancora oggi non abbiamo una struttura con le competenze necessarie per confrontarsi con un colosso come l’Eni. Bisogna avere il coraggio di dire al governo nazionale che o si cambia strategia, rendendo questi impianti sostenibili, oppure si assumerà la decisione della chiusura”.
“Tutela dell’ambiente e della salute vengono prima di ogni altra cosa, non sono possibili tentennamenti e compromessi”, ha detto Mario Polese(Pd), che ha difeso l’operato del governo regionale parlando di “una decisione molto forte che testimonia la fermezza sul tema della salute dei cittadini. La sospensione è stata la strada più giusta e corretta, le prescrizioni che contiene la delibera della Giunta diventano un punto di partenza per andare avanti, nulla può essere lasciato al caso, abbiamo il dovere di ascoltare le ansie degli abitanti della Val d’Agri che non devono convivere con la paura ma avere dati veri e rassicurazioni certe. Dobbiamo inoltre dotarci di una visione prospettica di lungo termine, che tenga conto degli aspetti ambientali e degli aspetti legati allo sviluppo. La Regione ha fatto il suo dovere, non si è mai tentennato, si tratta di assumere posizioni di grande responsabilità.Il Cova non riaprirà senza adeguate garanzie”.
“Dopo la chiusura del Cova qual è lo stato di avanzamento delle attività? L’Eni ha ottemperato alle prescrizioni della Regione?”, ha chiesto Gianni Perrino (M5s) rilevando che “nella delibera che ha deciso la sospensione delle attività del Cova vengono richiamate le diffide annullate dal Tar, che ha dato ragione all’Eni su tutta la linea. Diffide all’acqua di rosa, che rischiano di compromettere la stessa delibera di sospensione. E questo ci fa pensare ad un certo pressapochismo degli uffici della Regione. Chiediamo alla Giunta di rafforzare il provvedimento con una delibera attuativa della nostra mozione approvata in Consiglio regionale del 28 marzo scorso, che chiede la bonifica completa dell’area con i costi a carico di chi ha inquinato.
Vincenzo Robortella (Pd) ha detto che condivide e apprezza “l’atto di sospensione delle attività del Centro oli fatto da questa Giunta. Dopo gli accordi sul petrolio per la prima volta vedo un’azione forte e decisa, probabilmente dettata dall’evidenza dei fatti. Il rispetto delle regole viene prima di ogni altra cosa, i lavoratori hanno tutta la mia solidarietà, la stessa che va data ai chi in quelle zone ci abita o sta sviluppando il proprio reddito sull’attività agricola”. “La Val d’Agri ha bisogno di risposte, a Descalzi vorrei dire che non abbiamo l’anello al naso e quando parla di occupazione non può certo barattarla con il silenzio. Venga in Basilicata e sieda al tavolo istituzionale, dove si mettono in campo i programmi di sviluppo”.
Michele Napoli (Pdl-Fi) ha messo in evidenza “la sfiducia della comunità lucana per le aspettative deluse dalle estrazioni petrolifere. Secondo l’accordo del 1998 l’Eni doveva mettere in campo attività anche per lo sviluppo sostenibile. Abbiamo inoltre concesso un arco temporale troppo lungo all’Osservatorio regionale che è partito dopo 13 anni. C’è stata una preponderanza concessa ad Eni rispetto all’istituzione Regione, che così è venuta meno ad un obbligo morale oltre che politico. La Scozia e la Norvegia fondano la propria economia sul petrolio, ma con una salvaguardia della salute e dell’ambiente che non riusciamo invece a garantire. Dovremmo investire di più sull’estrazione del gas naturale, che rappresenta il futuro energetico dell’Europa, e non solo sul petrolio”.
“Io non ho mai avuto pregiudizi versa l’attività petrolifera – ha detto Roberto Cifarelli (Pd) – e per questo condivido la decisione della Giunta che con la propria azione ha voluto solo riaffermare che queste attività non possono svolgersi senza la garanzia della salute e dell’ambiente. Scontiamo sicuramente qualche sottovalutazione sul piano dei controlli, ma l’operato del governo regionale è stato però assolutamente corretto, a salvaguardia della nostra regione. Ora abbiamo la necessità di fare chiarezza su quanto è accaduto per fare in modo che non succeda mai più e fare soprattutto chiarezza nei rapporti con l’Eni e con lo Stato. Abbiamo da sottoscrivere con l’Eni impegni per la reindustrializzazione, serve una revisione generale dell’impianto che è datato, con un intervento forte altrimenti non potremo avere garanzie di sicurezza. La strada intrapresa della rigidità e del rigore è quella giusta e per questo dobbiamo sostenere l’attività del governo regionale”.
Il dibattito è stato concluso da un intervento dell’assessore all’Ambiente Francesco Pietrantuono (la sintesi in una nota dell’Ufficio Stampa della Giunta).
Sospensione Centro Oli di Viggiano, l’intervento di Pietrantuono in Consiglio regionale
L’assessore regionale all’Ambiente, dopo aver ascoltato i contributi dei consiglieri, si è soffermato su una serie di temi riguardanti il Cova e la sicurezza ambientale, mettendo in evidenza gli sforzi messi in campo dal governo regionale per fronteggiare l’emergenza
“E’ stato un dibattito molto utile, anche se ritengo non serva parlare, come ha fatto qualcuno, di azione tardiva da parte del governo regionale: è un’accusa non utile al dibattito e molto strumentale”. Lo ha detto oggi, l’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono, a conclusione del dibattito in Consiglio, sulla decisione dell’esecutivo lucano di sospendere le attività del Centro Olio di Viggiano.
“Ci siamo mossi – ha messo in chiaro l’esponente della giunta Pittella – con tempestività, nonostante la complessità della vicenda. Avevamo già chiesto il riesame dell’Aia e rafforzato le attività di monitoraggio, nell’ambito del potenziamento dell’Arpab, stipulando anche un accordo con Ispra. L’incidente al Cova ci ha costretti ad intervenire, mettendo in campo energia e molto sacrificio da parte dello stesso personale dell’agenzia, che ha lavorato con dedizione e passione. Quello che si è provato a fare su una vicenda complessa e con un quadro conoscitivo che purtroppo non era chiaro a tutti non è stato semplice. La rete di drenaggio, che in qualche modo ha convogliato le acque verso valle, non era conosciuta e questo ha reso tutto più difficile. Il nostro obiettivo, oggi, è di fare chiarezza, risolvere i problemi, ma anche di ricostruire l’equilibrio tra petrolio, ambiente e lavoro. L’incidente – ha ribadito Pietrantuono – è stato affrontato nella maniera più corretta, ma la complessità della situazione ha reso obbligatorie una serie di azioni logicamente conseguenziali. La sospensione delle attività, dall’altra parte, è stata motivata per la mancanza di informazioni sulle quantità di greggio disperso o sulla causa certa dell’incidente. Sulla diffida non mi pronuncio: vedremo in Consiglio di Stato come finirà. Rispetto all’impianto di pretrattamento – ha detto ancora – ci muoviamo su posizioni contrapposte: i sindaci e le associazioni ci chiedono di non farlo partire. Ma per la complessità delle cose bisogna rasserenare un po’ il clima e soffermarsi sul merito, perché da un lato c’è la necessità di eliminare l’impatto pesante a livello logistico della struttura, dall’altro c’è una valutazione che deve essere fatta con accuratezza, con la messa in prova dell’impianto soprattutto sull’acqua in uscita, che deve essere adeguatamente monitorata e campionata. C’è poi la questione del controllo della sicurezza: quando ne saremo certi, quell’impianto potrà partire”.
Pietrantuono si soffermato ancora sulla messa in sicurezza. “L’attività di tamponamento sul canale di scolo – ha assicurato l’assessore – sta avvenendo in maniera robusta. In seguito alla nostra pressione è stato realizzato da Eni il contenimento integrale delle acque. Dopo Pasqua, inoltre, Arpab ha fatto un nuovo monitoraggio sulle acque superficiali del fiume Agri. I dati ad oggi non ci consegnano elementi di preoccupazione, anche se dobbiamo continuare a monitorare a valle del punto di scolo della rete di drenaggio. Ritengo che per martedì, giorno in cui è prevista la Conferenza di servizi per il piano di caratterizzazione, avremo sia i dati dei prelievi sui terreni sottostanti la strada ed il canale di scolo, sia quelli del piano di caratterizzazione. Stiamo mantenendo, nel frattempo, la linea intrapresa di estendere il piano di caratterizzazione a tutta l’area: torrente Casale e fiume Agri. Ci aspettiamo a questo punto risposte solide, perché vogliamo procedere velocemente sulla bonifica, attività che impegnerà molte risorse, anche umane, ma che seguiremo con grande attenzione. Domani poi – ha concluso – ci sarà l’incontro al Ministero: il tavolo romano è stata un’ottima intuizione, perché portiamo la discussione a un livello nazionale, per affrontare con chiarezza tutta la questione della sicurezza impiantistica”.
Sulla sospensione del Cova riportiamo di seguito l’intervento di Gianni Rosa, Consigliere regionale Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Basilicata: “Avete aspettato che venissero inquinate le falde, per agire. Siete degli incoscienti!”
Di seguito la nota integrale.
Presidente e Colleghi,
a Noi, questa discussione sembra un déjà vu. Non abbiamo più parole per definire l’operato di questa Giunta su temi così importanti quali la salute e la tutela dell’ambiente.
Vorremmo partire dalle ultime parole pronunciate dal Presidente Pittella nel Consiglio del 19 Aprile scorso quando ci ha annunciato con i soliti toni trionfalistici della decisione della Giunta di diffidare l’ENI a mettere in sicurezza il suo impianto, senza soffermarci troppo sulla misera fine che queste diffide hanno fatto con la Sentenza del TAR.
“carenza assoluta dei presupposti richiesti per l’emanazione di una diffida’, ‘eccesso di potere per carenza assoluta di istruttoria, travisamento dei fatti, difetto del presupposto, illogicità e irragionevolezza. Manifesta ingiustizia”. Bastano queste parole a riassumere l’impietosa fine delle diffide: sono stati contestati la totalità dei vizi che possono affliggere un atto amministrativo. Tutti. Non ne manca uno!
Noi vorremmo, invece, approfondire due aspetti.
Il primo: le Sue risposte, Presidente Pittella, alle accuse di inerzia della Regione Basilicata sull’emergenza ambientale. A questo proposito le Sue parole sono state “In questi tre anni e qualche mese di mia presidenza, di mio governo con la maggioranza e con l’intero Consiglio, non vi è stato altro episodio che avrebbe potuto indurre ad una riflessione importante, come a quella che noi siamo pervenuti con la conseguente deliberazione di sospensione. Se ci fosse stato altro episodio, secondo quanto previsto dalla norma, noi avremmo adottato con maturità e responsabilità, senza indugio quella decisione.”.
Ora, Le vogliamo solo ricordare che la ‘farsa’ della diffida, il Suo Governo l’ha già propinata ai Lucani. Era il 16 gennaio 2014, quando, quello che noi consideriamo uno dei peggiori Assessori della Sua Giunta e della storia di questa Regione, Berlinguer, diffidava l’ENI per uno dei tanti anomali innalzamenti della fiaccola; diffida che la Regione ha annullato illegittimamentein data 26 giugno 2014. Se lo ricorda? Ecco, come fa a dire che non ci sono stati negli anni del Suo Governo altri episodi gravi che dovevano portare ad una riflessione importante?
Ci prende in giro? O forse pensa che siamo tutti superficiali come Lei e la Sua Giunta? Noi leggiamo tutti i documenti, prima di parlare. E dovrebbe farlo anche Lei.
Le prove delle Sue menzogne sono tutte nella diffida di cui stiamo parlando oggi. La Dirigente del Suo Ufficio scrive che:
Nel 2008: il serbatoio V220-TB-001D risultava degradato per il 70% della superficie e risultavano alcuni interventi di riparazione. Solo lo scorso gennaio ha avuto inizio l’attività di installazione del doppio fondo.
Nel 2009: la sigillatura dei giunti della pavimentazione del bacino di contenimento del serbatoio V220-TB-001A (il serbatoio cui è attribuita la perdita e la contaminazione del suolo) risultava usurata.
Nel Marzo 2010: il rivestimento interno del fondo del serbatoio V220-TB-001B risultava degradato per il 50% della superficie.
Le verifiche sul fondo non in esercizio del serbatoio V220-TB-001A effettuate nel periodo ottobre 2012 – maggio 2013, hanno dato come esito un rivestimento quasi del tutto assente e, tra le altre cose, la presenza di 2 fori con diametro di 25 mm, chiusi con alcune lamiere.
Nel 2014: venivano evidenziate ulteriori usure al trincarino del serbatoio V220-TB-001B.”.
Queste cose le sapevate, dunque. E cosa avete fatto fino ad oggi? Nulla. È proprio la Vostra delibera che vi incastra. Perché se sono motivazioni buone per una diffida nel 2017 lo erano anche nel 2014, nel 2015 e nel 2016. Avete aspettato che venissero inquinate le falde, per agire. Siete degli incoscienti!
E, poi, ancora non avete ancora comunicato ai Lucani questo inquinamento da quanto va avanti, cosa ha compromesso e quanto è esteso. Sembra che dobbiamo estorcerLe le informazioni con le interrogazioni. È un atteggiamento che umilia il Suo ruolo.
Io ne ho già presentato una, perché dire che c’è inquinamento non basta: bisogna conoscere la profondità delle acque sotterranee interessate dall’inquinamento; il coinvolgimento della falda acquifera; la direzione precisa di flusso dell’inquinante; quanto ha inciso la presenza, nell’area del Cova, di una rete di drenaggio finora sconosciuta.
Tutte queste domande meritano risposte. E non avremmo dovuto essere noi a sollecitarle. Dovevano essere domande che Lei per primo, Presidente, avrebbe dovuto farsi.
Come avrebbe dovuto prendere posizione sulla delibera del Direttore dell’ARPAB del 3 marzo scorso nella quale Iannicelli mette le mani avanti dicendo di non poter ottemperare a tutti i suoi compiti nei tempi previsti. È una indecenza che Lei con il Suo silenzio avalla. Le pare normale che un Ente pubblico tenti di tutelarsi dalle Sue inadempienze, preannunciandole? Come a dire: ‘non faccio il mio dovere ma ve lo avevo detto’. Le sembra normale? Le sembra un atteggiamento responsabile? Ha preso provvedimenti verso Iannicelli? Non pensiamo.
Invece di agire, Lei è fermo ancora ai tavoli tecnici. Va a Roma dal Ministro Galletti, quello stesso Ministro che fa parte del Governo insieme al Sottosegretario Gentile il quale ha definito ‘piccolo’ uno sversamento di oltre 2 milioni di litri di liquido inquinante, in un canale che si trova a circa 500 metri dal fiume Agri. E cosa chiede? L’ennesimo tavolo tecnico. L’ennesima perdita di tempo.
Ora, quando Lei ci dice che in questi tre anni di mandato non si sono verificati fatti così gravi da costringere la Regione ad intervenire, mente. Mente a questo Consiglio e mente soprattutto ai Lucani. E lo scandalo che ha travolto Lei, la Sua Giunta e i Suoi Uffici ne è la prova.
Mente perché tutte le denunce fatte da Associazioni, dai cittadini e dalle opposizioni, in questi anni, sono state confermate. E un vero Presidente di Regione, un vero ‘Presidente di tutti’, le avrebbe quantomeno prese in considerazione. Ma non lo ha fatto.
E, allora, se è vero che questi problemi risalgono ad anni fa, Lei, con la Sua noncuranza, con la Sua inerzia e compiacenza li ha aggravati.
Passiamo al secondo aspetto che vogliamo stigmatizzare. Lo sa, Presidente, il 19 Aprile, proprio il giorno in cui veniva a relazionarci sull’ultima diffida fatta all’ENI, ricorreva l’anniversario della mozione di sfiducia nei Suoi confronti, proprio a seguito dello scandalo PetrolGate.
Avevamo ragione allora e ce l’abbiamo oggi.
In passato, ci siamo sempre chiesti se questo Governo fosse prigioniero o alleato delle lobby del petrolio e per questo non agisse. Se questo Governo fosse prigioniero o alleato del volere del Presidente del Consiglio Renzi e quindi rimanesse fermo.
Invece, Presidente, siamo giunti ad una conclusione: Voi siete completamente incompetenti ed incapaci di gestire questa situazione. Di gestire la Basilicata.
La Basilicata l’avete distrutta Voi dall’interno, con la Vostra incuria, con la Vostra approssimazione. La distruzione è tutto merito Vostro. Voi avete martoriato la nostra Regione e ve ne dovete assumere le responsabilità.
Avete pensato di avere un giocattolo in mano da poter sfruttare. Di avere a disposizione un trampolino di lancio per Roma o per Bruxelles. Ma non è così che si gestisce una Regione. La Nostra Terra non è un giocattolo. È la Casa di 574.782 Lucani, che ci vogliono vivere e non se ne vogliono scappare perché quattro politicanti hanno deciso che la devono spolpare.
E la drammaticità della situazione emerge ancora più forte in quanto, in una Basilicata povera, a seguito della chiusura del COVA, si apre lo scontro tra i diritti dei cittadini. I diritti alla tutela della salute ed alla tutela dell’ambiente contro il diritto al lavoro.
Questo è un ulteriore aspetto che aggrava le Vostre responsabilità poichè diventa difficile dire no all’ambiente ed alla salute e sì al lavoro, o viceversa.
Difficile non comprendere le istanze dei lavoratori lucani che oggi vedono messi in pericolo il proprio lavoro, il proprio reddito e la qualità della vita della propria famiglia. Dall’altra parte a questi stessi lavoratori, nonché a tutti i cittadini lucani non possiamo negare il diritto di vivere in un ambiente sano e il diritto alla salute.
E’ chiaro che non si può rinunciare ad avere tutto. È però altrettanto chiaro che bisogna avere, in Basilicata, quella normalità che evidentemente non c’è mai stata, quella normalità che in tanti anni di Governo non siete riusciti a garantire, quella normalità dove le attività petrolifere siano soggette a controlli stringenti affinchè si agisca nella più assoluta legalità e sicurezza e dove i Lucani possano avere anche ritorni economici.
Voi non siete riusciti a farlo. È ora che vi dedichiate ad altre attività.
Gianni Rosa, Consigliere regionale Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Basilicata