Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da Gervasio Ungolo, esponente dell’Osservatorio Migranti Basilicata.
Grazie Comitato Diritto alla Salute. Mille volte grazie…
Grazie alla tenacia con cui da anni il comitato si batte contro il cerbero della piana di San Nicola di Melfi. Contro quell’inceneritore che con un altrettanto nome mitologico, Fenice, ha inquinato e dato morte ad un territorio e i suoi abitanti.
Quel cane a tre teste presentato come simbolo della rinascita e invece nasconde il malaffare, l’intrigo, il giogo di un territorio che per il suo sviluppo deve accettare tutto.
Accettare che la politica e la sua amministrazione non si rivolga ai suoi cittadini ma a quelli che ne determinano la sua morte. Non è più tutela di questi, i cittadini ma mistificazione della realtà.
Fenice inquina da decenni. Gli inceneritori inquinano e non solo per le micro particelle ma anche per quello che rappresentano nella gestione dei rifiuti. Non per quell’inquinamento che normalmente di fondo hanno questi sistemi di trattamenti degli scarti della produzione umana ma anche perché chi deve controllare in questa regione, si accorda con la Lobbi economiche per gestire il territorio, e queste non da oggi ma da sempre sono quelle che creano squilibri ecologiche, vuoi che siano legati al settore energetico primario (Gas, Petrolio, Fonti Rinnovabili Energetiche) che alla nuova economia legata ai rifiuti.
Gli inceneritori in Italia per loro natura sono antagonisti ai sistemi di riciclo delle materie di imballo e ai sistemi di riduzione di questi materiali. Per essere vantaggiosi devono divorare e bruciare materie prime importanti, sottrarre economia ai territori attraverso il costo al quintale e la concomitante emissione di energia venduta.
Ma in questi giorni non possiamo non registrare l’avvio della Raccolta Differenziata nell’area dei comuni appartenenti alla commissariata Comunità Mantana dell’Alto Bradano. Ci viene da dire Finalmente! Parto difficile, travagliato che è passato attraverso una altra grande battaglia di limitazione al progetto di allargare la discarica a cielo aperto di Genzano di Lucania, alla quale ha visto quella popolazione opporsi in modo determinante contro un Piano Provinciale dei Rifiuti della Provincia di Potenza. Anche questa, la discarica, percepita quale antagonista al Porta a Porta nei nuovi sistemi di gestione dei rifiuti.
Perché tutto questo tempo per normalizzare dei processi determinanti per il miglioramento della salute del nostro pianeta? Gli enti locali contribuiscono per oltre 20 milioni di tonnellate di produzione di Anidride Carbonica.
Dura da accettare dalla politica, o meglio dai suoi rappresentanti.
In tutto questo, quello che sembra mancare è proprio la politica o meglio la materia che si dovrebbe assumere le responsabilità di gestione, di organizzazione dei processi, di dotarci di democrazia, e della salute generale delle comunità oltre che di tante altre cose.
In Basilicata sembra che le brutture che questa produce non siano figlie di questa politica.
Se un ente come l’Arpab non svolge il suo dovere negli alti ranghi non sembra essere colpa della politica, se la gestione di alcuni processi vanno contro le volontà delle popolazioni locali non sembra che tocchi la politica che invece va avanti. E’ come se la politica a refrigerato le sue parti operative, le più intime e non per questo le nomine di queste sono di rango politico.
Cosa accomuna tutto questo? La mancata partecipazione dei partiti a queste vertenze. La mancata partecipazione, nella nostra democrazia, degli strumenti che portano le istanze di parte e di parte dei cittadini, anzi si assiste all’abiura di questi movimenti da parte della politica regionale tanto che il prezzo che queste comunità pagano per essersi posti contro il volere partitico è tacciato come anti politica.
Noi invece ringraziamo queste donne e questi uomini. Grazie
Gervasio Ungolo – Osservatorio Migranti Basilicata