Si è tenuta questo pomeriggio l’ennesima conferenza stampa della Giunta Regionale sull’emergenza Centro Oli di Viggiano (COVA). Si tratta di nuova puntata di quella che sembra essere la veglia al capezzale di una terra stuprata e violentata qual è la Basilicata.
Pittella e compagnia cantante hanno fatto un soporifero riassuntino delle azioni, purtroppo tardive, messe fino ad ora in campo per tamponare l’emergenza e hanno preannunciato le azioni future.
Il Governatore è parso rassegnato alla riapertura del COVA nel più breve tempo possibile avendo posto più volte l’accento su due fasi tutte ancora da espletare: la messa in sicurezza (di emergenza, c.d. “MISE”) dell’impianto e la bonifica dei terreni e delle falde contaminate dallo sversamento di petrolio. Il piano sarebbe quello di procedere con la MISE del COVA e, solo a seguito della verifica della MISE realizzate da ENI, valutare l’eventuale riapertura dell’impianto. La bonifica dell’inquinamento da idrocarburi (contenuta nel piano di caratterizzazione di ENI) è parallela alla MISE e necessiterebbe di tempi ovviamente più lunghi.
Emerge, quindi, chiaramente la linea di Pittella e Pietrantuono: avere il barile pieno e la regione ubriaca. Peccato che l’unica cosa ad essere ubriaca di “velENI” pare essere il sottosuolo della Val D’Agri pieno zeppo di greggio fuoriuscito dai serbatoi “colabrodo” del COVA.
Infatti è stata la stessa ENI ad aver ammesso uno sversamento di circa 400 tonnellate di petrolio a partire dall’agosto 2016, mese in cui è stato riaperto lo stabilimento dopo il ciclone trivellopoli. Proprio su questo argomento ci aspettavamo maggiori delucidazioni da parte di governatore e assessore, apparsi in difficoltà sul punto. Pittella ha parlato di “serietà” in relazione ai controlli effettuati e da effettuare per appurare la bonifica, non in relazione all’entità dello sversamento dichiarato da ENI.
Ma uno sversamento di 400 tonnellate è già molto serio di suo e crediamo che non ci sia bisogno di ulteriore tempo per definirlo tale.
Nessun approfondimento su quanto avvenuto durante il tavolo tavolo tecnico del 4 maggio u.s. presso il Ministero dell’Ambiente relativamente a questo punto. Da parte nostra abbiamo richiesto il verbale dell’incontro “ministeriale”.
L’impressione è quella di trovarsi, per l’ennesima volta, dinanzi ad azioni improvvisate ed approssimative da parte della Regione, che sembra essere quasi commissariata da Roma a seguito dell’incontro presso il Ministero dell’Ambiente.
Pittella sta perdendo l’ennesima occasione per ridare decoro e dignità alla nostra terra e reagire a quelli che non possono che definirsi veri e propri soprusi della multinazionale pretrolifera rappresentata dal cane a sei zampe. La linea del “rigore” più volte annunciata dall’ologramma del Gladiatore è l’ultimo bluff pittelliano: esattamente come quella “rivoluzione” tanto annunciata ma che ormai è una continua beffa per i lucani.
Oltre alla beffa, ora rischia di esserci il danno: ingentissimo e irreparabile. Quello ambientale. Che si esaltino pure per lo sfondo dei Sassi in bella vista durante i discorsi di Renzi, i nostri cari “Pittella & friends”: ma, ogni tanto, uno scatto di orgoglio e di dignità sarebbe molto gradito ai lucani. Copiando, ad esempio, dalla comunità degli Ikebiri che ha reagito con fermezza e risolutezza alle angherie di ENI, facendo causa al colosso petrolifero per l’inquinamento del delta del Niger. Insomma, dinanzi ad ENI, da quella supina, sarebbe bello veder riacquistare la posizione eretta ai nostri amministratori regionali.
Gianni Perrino e Gianni Leggieri, consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle