E’ certamente positivo ed incoraggiante il metodo nuovo che si intende affermare per affrontare in tutti i suoi aspetti il “Progetto Interregionale Tempa Rossa”, relativo al giacimento del Sauro, ma non ripetiamo la situazione della Val d’Agri su un aspetto che è ancora decisamente poco trasparente e che riguarda il controllo sull’effettiva produzione di greggio. A sostenerlo è il portavoce del Csail Filippo Massaro per il quale sinora in Regione si è parlato di tutto ciò che riguarda l’ambiente, il territorio, la salute dei cittadini del Sauro, proprio sulla base dell’esperienza di tanti anni vissuta sulla propria pelle dalla comunità della Val d’Agri, ad eccezione del controllo sull’estrazione-produzione fattore determinante a stabilire le royalties. E’ da anni che come Csail– attraverso petizioni popolari – andiamo ripetendo che c’è un solo strumento in grado di consentire di effettuare rigorose misurazioni: l’installazione al Centro Oli di Viggiano, e appena entrerà in funzione alla struttura centrale Total di Tempa Rossa , di idonei strumenti di misurazione, determinanti per il calcolo esatto delle royalties a favore della Regione e delle accise a favore dello Stato. La tecnologia, in proposito, è in grado di fornirci questi strumenti. Ci sono in Italia società specializzate che hanno molti anni di esperienza nella verifica e certificazione di contatori e misuratori per contatori usati per la misurazione del trasferimento di custodia di tubazioni e terminali. La fornitura di misurazioni precise degli idrocarburi estratti e prodotti crea un buon senso di business ma è anche un requisito per calcolare le tasse sui petroli, le royalties e per mantenere una comprensione di come vengono usate le risorse naturali di un Paese.
Per Massaro non bastano in proposito i rilievi della Corte dei Conti se poi non cambia nulla nel meccanismo Eni in veste di controllore-controllato, ripetendo per la Total l’identica situazione.
La memoria purtroppo non aiuta tutti a ricordare l’inchiesta del 2010 ad opera della Procura di Milano con il rinvio a giudizio per dodici persone tra manager e dirigenti di Eni e Snam Rete Gas secondo l’accusa di ostacolo all’attività degli organi di vigilanza alla violazione della legge sulle accise con il sospetto che i “contatori truccati” abbiano gonfiato le bollette dei cittadini e ridotto il gettito fiscale spettante allo Stato. Già otto anni fa auspicammo che l’indagine della magistratura milanese producesse l’effetto di un’attenzione particolare da parte della magistratura di Potenza tenuto conto che nel nostro caso i dati di produzione di idrocarburi sono di fonte diretta dell’Eni senza possibilità di controlli e verifiche se non periodici e formali da parte di un ufficio delegato dal Ministero allo Sviluppo Economico che ha sede a Napoli e si limita a una “lettura” di registri.Come ricostruito dalle indagini dei magistrati milanesi, tra il 2003 e il 2007, un flusso di quasi 20 miliardi di euro sarebbe stato sottratto all’ accertamento delle accise. Non riusciamo ad immaginare – sottolinea il Csail – che cosa possa succedere per le accise sul petrolio estratto in Val d’Agri e per quello a breve nel Sauro sino a 50mila barili al giorno oltre che per la determinazione delle royalties spettanti alla Regione Basilicata, ai Comuni valligiani, quindi ai cittadini lucani. Ma chi dice che i barili estratti a regime dalla Total saranno effettivamente 50 mila al giorno?