Basilicata terra di streghe, monachicchi e pale eoliche
Fino ad ora la Basilicata è stata estranea ad infiltrazioni di delinquenza organizzata ma potrebbe non essere più così e quanto è accaduto in Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia potrebbe verificarsi anche qui da noi.
Non ancora è partita la corsa all’oro verde e già un fenomeno criminoso è venuto alla luce.
Era il gennaio del 2010 quando il Consiglio regionale di Basilicata approvò il PIEAR- Piano di indirizzo energetico ambientale regionale-; qualche giorno prima era stato approvato il Farmer Market dell’energia e dal contadino si sarebbe potuta comprare l’energia elettrica , dall’Eni la frutta. Sarebbe bastata una semplice DIA- Dichiarazione Inizio Attività- per costruire pale eoliche da 1 MKW a go-go.
Il sogno è stato fermato dalla Corte Costituzione ma con le solite spinte bi-partisan esso è stato ravvivato nel decreto sviluppo , solito decreto calderone al quale il popolo italiano è ormai abituato e sa che serve per far passare le cose più strane o inique.
Il Piear pre-elettorale ha previsto una capacità eolica installabile al 2020 pari a ben 1360 MW complessivi malgrado l’ANEV, associazione che raccoglie le imprese del settore e quindi in palese conflitto di interessi, con uno studio del 2009 individuasse una capacità di 16.200 MW on-shore al 2020. In relazione a quanto detto, sempre l’ANEV, nella suddivisione degli obiettivi di carattere
regionale, individuò una capacità di 760 MW di potenza insediabile sul territorio Lucano,
comunque eccessivo. Infatti, il Position Paper, il parere ufficiale dello Stato Italiano, (documento con cui l’Italia ha assunto gli impegni di fronte alla UE), prevede 10.000 MW (+ 2000 off-shore) allo stesso 2020 sull’intero territorio nazionale.
Adottando la stessa proporzione utilizzata dall’ANEV, la proiezione della quota regionale dei citati 10.000 MW nazionali si sarebbe tradotta in una capacità eolica prevista per massimo 469 MW su tutto il territorio lucano
Ebbene, il PIEAR della Basilicata, malgrado abbia preso espressamente a riferimento il Position Paper ufficiale ha individuato una capacità eolica installabile al 2020 pari a ben 1360 MW complessivi ai quali vanno sommati gli impianti da 1MW definiti mini eolici e che vanno fuori piano, oltre 180 MW promossi dalla SEL (Società Energetica Lucana) su proprietà pubbliche.
Al momento da stime effettuate risultano installate 204 torri eoliche per 198 MW, mancano da istallare ancora 1150 MW, circa; la previsione ci porta ad almeno altre mille pale e la maggior parte delle quali da 130 metri di altezza .
Son tutti valori stimati perché la situazione è completamente sfuggita di mano.
Dopo aver fatto l’ errore di previsione si sarebbe potuto scalettare l’intervento negli anni così da verificare via via il risultato e gli ultimi impianti avrebbero avuto una tecnologia più sofisticata.
Alla fatidica data del 15 Gennaio 2011, invece, le domande pervenute alla Regione sono state 155 di cui 90 di eolico. L’assessore Restaino ascoltato in terza commissione fa riferimento, a 150 richieste di finanziamento di parchi eolici , nel caso specifico non viene fatta differenza tra quello definito mini eolico e parchi industriali ma lui si dice forte del Piear innovativo approvato, che non è neppure partito e già si azzoppato.
Circa l’eolico industriale, dovrebbe ormai essere evidente a tutti che per l’Italia questa tecnologia energetica dai pesantissimi impatti paesaggistico-territoriali rappresenta una scelta a dir poco infelice
Wind Power Barometer, l’osservatorio di settore della Comunità europea, dichiara che l’Italia vanta in Europa la terza potenza eolica installata, ma è solo settima per produzione totale, una pala eolica in Italia produce circa la metà di quanto produrrebbe se fosse installata in Irlanda o in Portogallo
il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, intervenendo alla conferenza tenutasi nel Gennaio di questo anno ‘L’energia per il lavoro sostenibile – La terza rivoluzione industriale’ dichiarava che il settore delle energie rinnovabili e’ a rischio di “bolla speculativa” poiché’ e’ sostanzialmente basato sulle sovvenzioni pubbliche che potrebbero venire meno e che sarebbe stato più utile investire sulla ricerca per il pannello efficiente e sul risparmio energetico
Italian renewables index afferma che gli impianti a energia eolica , in Italia costano in media 113 euro per megawatt l’ora, contro i 68 della Spagna, i 65 della Germania, i 54 della Danimarca, i 79 euro della media Europea, che sia anche un semplice motivo di fatturazione?
Il nostro Paese non è particolarmente vocato per la produzione di energia eolica. La corsa a chiedere autorizzazioni per impiantare pale alte oltre un centinaio di metri è in realtà una corsa agli incentivi e alle agevolazioni che fa ricchi pochi a discapito della collettività.
La Basilicata ancora una volta diviene terra di conquista, alimentando una ennesima occasione mancata per l’economia lucana.
Esaminiamo ad oggi cosa sta accadendo da quella fatidica data del 15 gennaio scorso.
Vi è stato un ricorso al Tar circa la formazione della graduatoria , si sarebbe dovuto prevedere la selezione elettronica al più datato sorteggio ; il fatto, ai fini dell’assalto finale, è irrilevante perché, comunque, le richieste sono tutte lì e dovranno ricevere l’istruttoria ed un parere a seguito di apposita conferenza dei servizi.
Tutte quelle tonnellate di carteggio che abbiamo visto riprese in televisione in attesa di essere riparate dalle intemperie negli uffici regionali, adesso sono state distribuite anche presso i “cosiddetti” uffici competenti delle Provincie e dei Comuni interessati.
Sono state riempite letteralmente le stanze per migliaia di relazioni e progetti ed è- paradossalmente- tutto cartaceo in quanto la legislazione regionale non prevede l’obbligo di presentare la documentazione con il supporto elettronico ed, ovviamente, quale è quella impresa che decide di agevolare il compito degli uffici pubblici? Il risultato è che, per la mole enorme di documenti, qualsiasi verifica è interdetta nei tempi utili previsti, scatta così con il silenzio- assenso.
Il Vulture- melfese si troverà con ben 171 pale che si aggiungono a quelle già esistenti,
in Provincia di Matera sono ben 145 delle quali solo nel territorio di Matera sono 45.
Anche lo stesso territorio di Grottole che già è stato interessato da un massiccio intervento ed è un comune, pare, con poco territorio, sarà interessato ad un ulteriore intervento di 15 torri,
tutte di altezza oltre i 100 metri. Il territorio di Matera, verso la Puglia, verrà costeggiato da qualche centinaia di ettari di pannelli fotovoltaici posti sulla zona di Jesce, mentre le 45 pale eoliche insisteranno come imponente muraglia tra il bosco di Timmari e borgo Venusio.
Dicevamo che la materia è in forte evoluzione, l’elenco,infatti, in questi giorni, si è allungato con altre 59 torri composte da un parco da 19 ubicato in area vincolata di Irsina e 30 in quel di Tricarico ,queste ultime due richieste sono state avanzate da società che si rifanno all’imprenditore Solimando indagato nell’ambito dell’operazione “Domino”; per altre 10 pale eoliche è stata richiesta l’istallazione sempre nel territorio vincolato di Irsina.
Sono dati, dicevamo, approssimati per difetto e non comprendono la parte rimanente della provincia di Potenza: Brienza, Satriano di Lucania, Picerno, Vietri di Potenza, Trivigno, S. Chirico Nuovo, Tolve, Savoia di Lucania, Sant’Arcangelo, Muro Lucano, Potenza stessa……l’elenco sicuramente potrebbe continuare, basta spulciare le richieste di VIA- Valutazione di Impatto Ambientale, attendere e vedere avanzare altre richieste.
Siamo in grado di fermare il treno prima che sia troppo tardi o le generazioni future si troveranno a dover ripagare un grosso danno per lo smaltimento di questi ingombranti ed inutili monumenti buoni solo a foraggiare di denaro pubblico le tasche di attenti manovratori ?.
Finito l’interesse ai contributi ci sarà un fuggi fuggi generale ed il ripristino delle aree spetterà, come sempre, alla collettività.
Associazione Città Plurale -Matera