“La transizione energetica è una priorità assoluta e, come ci dicono anche gli scienziati dell’IPCC, non è più procrastinabile. Non possiamo più affidarci a un sistema produttivo energivoro e basato sulle fonti fossili come quello attuale. Eppure, in una regione come la Basilicata, dove si trova il più grande giacimento on-shored’Europa, si continua a puntare sul petrolio e sullo sfruttamento dei grandi giacimenti, con conseguenze drammatiche sulla salute dei cittadini, sull’ambiente e, in particolare, sulla qualità dell’acqua. A riguardo ho presentato il 30 ottobre al Ministro dell’Ambiente un’interrogazione per sospendere in via precauzionale le attività estrattive e per l’uscita dell’Italia dal fossile, partendo proprio dalla Basilicata”.
È quanto ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis commentando l’interrogazione.
La legge 11 febbraio 2019, n.12, si legge nell’interrogazione, “prevede la redazione del PiTESAI (Piano per la Transizione Sostenibile delle Aree Idonee) che dovrebbe individuare le aree in terraferma ed in mare in cui sarà possibile estrarre idrocarburi. La legge prescrive che il Piano per la terraferma venga adottato d’intesa con tutte le Regioni entro il 13 agosto 2020 e stabilisce che nel caso in cui non si raggiunga un accordo, entro il termine ultimo del 12 febbraio 2020, entri in vigore solo il Piano per le aree marine. In questo caso il Piano per la terraferma decadrebbe e per le estrazioni on-shore tutto tornerebbe alla situazione ante legem, ossia all’attuale possibilità di estrarre dovunque”.
“A oggi la Regione – afferma De Bonis – non ha avviato nessuna azione per garantire informazione, partecipazione, trasparenza, condivisione con gli Enti Locali sulle aree che il Piano potrebbe destinare a permessi, istanze e rinnovi delle concessioni. Senza contare che non ci si può più fidare delle compagnie petrolifere a causa dei gravi fatti all’attenzione dell’autorità giudiziaria. È necessaria una seria valutazione in merito all’opportunità di bloccare immediatamente le estrazioni e di procedere a un’azione risarcitoria per i danni ambientali e di immagine arrecati al territorio. Un serio piano di investimenti per la transizione energetica garantirebbe nel breve termine il reimpiego delle maestranze nelle opere di bonifica e, nel medio termine, nuove attività collegate alla riconversione dell’intero sistema produttivo regionale”.
“È inconcepibile che mentre gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti, la Basilicata sia epicentro di una visione economica e produttiva miope. È una battaglia per l’ambiente e la salute che porterò avanti dentro e fuori dal Parlamento”
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