“Sulle autorizzazioni alle trivellazioni nel Golfo di Taranto e a poche miglia della costa metapontina stiamo assistendo da giorni alla propaganda: è facile adesso dire da parte di tutti – leghisti e cinquestelle soprattutto – di essere contro e che le responsabilità appartengono ad altri, i precedenti Governi nazionale e regionali, altri partiti”. Lo afferma il consigliere regionale Paolo Castelluccio rivendicando coerenza e ricordando che “dalla fine del 2015 ho messo in guardia dai facili ed entusiastici-ottimismi sulla vittoria contro le ricerche petrolifere nel mare Jonio quando l’emendamento del Governo Renzi alla legge di stabilità ripristinò il divieto delle 12 miglia dalla costa per le perforazioni petrolifere avvertendo già allora che la costa ionica metapontina non era ancora del tutto salva dall’aggressione delle trivelle. E – aggiunge – sempre nel 2015 con il richiamo a tenere alta l’attenzione sia a livello politico-istituzionale che di opinione pubblica segnalai che quell’emendamento ‘salvava’ i titoli abilitativi già rilasciati che per quanto riguarda il mare Ionio-golfo di Taranto erano quattro con un’altra decina di richieste congelate da qualche tempo. Nessuno disconosce che l’iniziativa referendaria promossa da dieci Consigli regionali tra i quali il nostro abbia avuto un peso politico nel convincere l’allora premier Renzi a rivedere la rigida posizione iniziale che comunque fu poi confermata per ricerche ed estrazioni sulla terra ferma. Ma già allora non eravamo ancora di fronte ad una marcia indietro e dissi che non potevamo accontentarci.
Successivamente nel mese di marzo scorso il Consiglio di Stato ha deciso di respingere il ricorso della Regione Basilicata per le ricerche di idrocarburi nel Golfo di Taranto, non molto distante dalla costa metapontina, avvalorando la mia posizione: la difesa dei nostri beni ambientali fondamentali per il turismo ionico-metapontino non si può affidare esclusivamente agli organi giudiziari ma piuttosto deve diventare oggetto di contrattazione nei confronti dei Ministeri interessati e del Governo Lega-M5S attivando su questo la pattuglia di parlamentari lucani”.
“Se vogliamo realmente difendere la costa metapontina bisogna accelerare due progetti che sono strettamente intrecciati tra loro – il Parco archeologico della Magna Grecia e il Parco marino della Magna Grecia – due strumenti che valgono più di un referendum contro le trivelle nello Jonio in quanto costituiscono la tutela giuridico-amministrativa dell’intero arco ionico metapontino”.
“Insisto sul secondo progetto – aggiunge – che è finito in sordina e riguarda, nonostante l’importanza dell’habitat delle coste joniche sede di nidificazione delle tartarughe marine caretta-caretta e la forte e ricca presenza di biodiversità sia marina che terrestre, faunistica e floreale. Un’idea per l’istituzione del parco marino allo scopo di preservare il territorio da attività non compatibili con l’ambiente”.
Nel ribadire la netta opposizione alle “trivelle nello Jonio” Castelluccio sottolinea che “non è possibile conciliare la perforazione di pozzi sulla terraferma e in mare con il modello di sviluppo eco-sostenibile che vogliamo realizzare. Penso ad un modello di sviluppo – continua – fondato su paesaggio, cultura, specificità locali, produzioni agricole di alta qualità che insieme a creatività e tradizione contribuiscono a definire l’attrattività e la competitività dei sistemi territoriali e sono i veri fattori distintivi sui quali basare lo sviluppo locale, anche in chiave turistica. Basterebbe partire dalla considerazione che il turismo culturale nel nostro paese continua a crescere e rappresenta ormai circa il 36 per cento dell’intero settore”.
Un modello che, per quanto riguarda il Materano, punta in particolare sul turismo culturale perchè la difesa, la valorizzazione e il rilancio del patrimonio e delle attività culturali e artistiche sono operazioni essenziali da mettere in atto urgentemente per restituire il giusto valore alle istituzioni culturali e riportare le politiche culturali al centro degli interessi della società civile”.
Dunque – è il mio appello – si metta da parte la propaganda e si lavori realmente per scongiurare il nuovo rischio di aggressione alla costa metapontina”.