Il senatore lucano Saverio De Bonis in una note sulla vicenda delle trivelle per la ricerca di idrocarburi nel Mar Ionio e invoca il rispetto della Convenzione di Barcellona.
Il via libera alle trivellazioni, alle ricerche e alla coltivazioni di idrocarburi ha innescato una serie di reazioni specie per i tre permessi nel mar Ionio. Una al largo della costa calabra e due al largo delle coste pugliesi.
Per le ricerche è previsto l’uso di Air Gun, una tecnica molto discussa che utilizza l’aria compressa per ispezionare i fondali. Tale tecnica danneggia sia i fondali sia la fauna ittica.
Il tema dell’ambiente, pertanto, non può essere utilizzato come strumento di propaganda elettorale.
La coerenza impone di non riempire l’Italia di trivelle, favorendo così una politica energetica fossile.
Allo stato dei fatti, se da un lato si è annunciato di aver avviato l’iter di rigetto per 7 permessi in Adriatico e nel canale di Sicilia (senza pronunciarsi sul mar Ionio); dall’altro lato occorre comprendere se vige davvero la volontà politica di voler porre rimedio.
Ritengo che non è risolutiva l’idea di introdurre una norma nel “decreto semplificazioni” che blocchi le richieste di 40 permessi pendenti o abroghi l’articolo 38 dello Sblocca Trivelle.
La soluzione invece esige di intervenire sulla legge che attua il nuovo Piano energetico nazionale, nella parte in cui regola permessi e concessioni (Lg 9 gennaio 1991, n. 9).
In ogni caso, si rende necessario dare un forte segnale politico con una “moratoria generale”, seguendo l’esempio dei francesi sulle trivellazioni nel Mediterraneo che dal 2016 hanno posto in essere un piano di progressive dismissioni delle piattaforme già autorizzate e fermato quelle nuove.
L’allora ministro francese dell’Ambiente e dell’Energia, Ségolène Royal, annunciò l’introduzione di una moratoria “immediata” sui permessi per le trivellazioni alla ricerca di idrocarburi nel Mediterraneo in ragione dei rischi ambientali elevatissimi che esse comportano.
Orbene, siccome l’Italia si trova nel centro del Mediterraneo, si dovrebbero immediatamente annunciare le stesse parole ed estendere la moratoria a tutto il Mediterraneo nel quadro della Convenzione di Barcellona per la protezione del bacino e del litorale.
La Convenzione di Barcellona mira a proteggere l’ambiente marino e costiero del Mediterraneo incoraggiando i piani regionali e nazionali che contribuiscono allo sviluppo sostenibile.
Solo così inizierebbe una vera transizione ecologica verso le fonti rinnovabili.
Dopodiché il governo dovrebbe decidere, in proprio, di valorizzare tutti i giacimenti di petrolio e gas, utilizzandoli come “collaterale di garanzia” per emettere obbligazioni internazionali e ridurre drasticamente il debito pubblico nazionale, liberando così nuove risorse.
Con una sola mossa si direbbe basta all’ energia fossile, si ridurrebbe il debito pubblico e si rilancerebbero con nuovi investimenti le infrastrutture al Sud, l’occupazione e l’intera economia nazionale.