Tutti al capezzale dell’ammalato Fenice, per la degustazione del caffè
L’inceneritore ha chiuso la sua attività il 17 Luglio scorso adducendo una necessità di manutenzione.
Automezzi che trasportavano rifiuti, malgrado il fermo dell’impianto si sono visti transitare, quale sia stata l’attività manutentiva nessuno lo ha saputo ¨ vietato disturbare il manovratore”, è prassi consolidata in Basilicata con l’Arpab di Sigillito e con il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata di allora e di adesso.
La sollecitazione del Consigliere Romaniello che è anche presidente della commissione Regionale che si occupa di ambiente, suo malgrado, non è rimasta inascoltata.
Chiese che si facesse monitoraggio, è stato esaudito ed infatti per l’ennesima volta e dal Dicembre del 2007 i valori di soglia di contaminazione dei piezometri di monitoraggio vanno oltre i limiti consentiti, c’è inquinamento nella falda acquifera.
Non conosciamo i valori precedenti al 2007, il motivo ufficiale e che sono secretati, ma da chi? se non c’è nessuno che indaga. Siamo nella Repubblica delle Banane o no?
L’Assessore Mancusi ha l’arma fatale che permetterà a Fenice di rientrare nella norma . si chiama A.I.A. Lui crede che il pezzo di carta permetterà di abbassare la concentrazione della contaminazione al solo evocarla, non ha capito che la sempre più improbabile A.I.A. potrà essere concessa solo quanto sarà tutto in regola ed è così che la pratica giace in attesa da oltre 5 anni come quella di Siderpotenza.
Fenice è divenuta anche un luogo in cui fare le passeggiate ecologiche a seguito del novello sindaco di Melfi; conviene fare buon viso a cattivo gioco ed attendere che siano altri in epoche future a sbrogliare la matassa.
Pensare di fermare l’impianto perché mai, va ulteriormente in crisi lo sgangherato ciclo dei rifiuti urbani regionali e poi si affama la Multinazionale Francese facendo venir meno i buoni affari sull’incenerimento dei rifiuti industriali pericolosi. Se si ferma Fenice significa che qualcuno deve bonificare l’area e con quali soldi? Tenuto conto che la società che gestisce oggi l’impianto ha una garanzia fideiussoria di circa 4 Meuro, un impianto vecchio di 20 anni ed alla fine 10 mila Euro di capitale, nulla altro.
A Melfi c’è una scuola per crocerossine molto qualificata ed è diretta dal consigliere Navazio che propone di usare i soldi dell’eco tassa per bonificare: il principio del chi inquina paga non vale in Banania.
Da quanto si decise di rendere pubblico che Fenice inquinava, a 14 mesi del verificarsi dell’evento, fino ad oggi vi sono state ben 9 Conferenze di Servizi. Dopo le prime quattro, Ottobre 2009, si giunse a bloccare la linea di inertizzazione delle ceneri per non riprenderla mai più, malgrado la proroga fosse scaduta; si sono rivisitate tutte le condotte di collegamento dell’impianto e le vasche, si è creata una nuova barriera composta da 22 pozzi piezometrici: tutto inutile
l’inquinamento c’era e c’è, tende a ridursi solo quanto si emunge l’acqua dai pozzi e la si avvia al depuratore consortile. E’ un modo improprio di tranquillizzare non già di bonificare.
Nel gennaio del 2010 si analizzano i dati della caratterizzazione e si rinvia. Passano altre 4 conferenze di servizi si allarga il campo del monitoraggio la nuova barriera rientra nella rete di monitoraggio, si riprende fiducia solo perché l’emungimento della falda è elevato.
Si da ordine di ridurlo e molti valori schizzano verso l’alto; l’inquinamento tocca anche i piezometri della nuova barriera, Maggio 2011. Questa volta , Luglio 2011, i valori rientrano e si vede con chiarezza che l’attività di emungimento è ripresa non si conosce in che misura e su questo l’Arpab dovrebbe soffermarsi.
Soffermarsi per fare cosa? Un piano di Bonifica quanto la situazione non è stabilizzata? A circa quattro anni da quanto cioè si è cominciato ad intervenire ufficialmente o di nascosto , la situazione non è affatto migliorata. L’impianto va chiuso e la bonifica va fatta a bocce ferme; l’impianto è una ferraglia vecchia di quasi 20 anni che ha esaurito, male, la sua funzione.
Che dire sono cose ovvie eppure tutto passa nella indifferenza: le risorse finanziarie della società azzerate da quanto, unilateralmente, Fenice ha modificato la ragione sociale, da SPA ad Srl; l’A.I.A. che non arriverà mai e che è stata sostituita da una autorizzazione concessa della Provincia di Potenza per ben 10 anni ,il tutto a fronte di una relazione Arpab firmata Sigillito: un nome, una garanzia. Il Decreto Ambiente che stabilisce le soglie di contaminazione mica lo fa per statistica lo fa perché oltre quei limiti non si deve andare.
Viene concesso un termine molto stretto per la messa in sicurezza e poi la bonifica, se poi tutto questo non accade è evidente che bisogna fermare tutto e se nessuno si decide a chiederlo è la magistratura che però passa le carte di Procura in Procura. Perché non le si passa alla Procura di Lagonegro che è l’unica ad operare per la difesa del ambiente, è fantasia? Forse, ma in Banania è l’unica speranza che resta. Un’altra ipotesi più concreta e che lo facciano i cittadini ormai incavolati per tanta latitanza: democrazina più costruttiva, la più sostitutiva che partecipata
Pio Abiusi
Città Plurale Matera
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