“L’unione generale del lavoro afferma con forza che lo sviluppo economico del Metapontino deve coniugarsi con la difesa e la tutela dell’ambiente. Il petrolio dello Ionio non è nero, è azzurro come il nostro mare, verde come i nostri prati, e si chiama turismo. Diciamo, perciò, un no netto e deciso alla scellerato disegno di portare le sporche trivelle delle multinazionali del petrolio nel nostro mare. A sostegno di ciò, siamo scesi in campo domenica 11 agosto sul lungomare di Policoro, aderendo alla III edizione della catena umana contro le estrazioni petrolifere in mare manifestando al fianco di tutti per quanto riguarda le trivelle nel mare Jonio”.
E’ quanto i segretari Ugl, Luigi D’Amico, Pino Giordano e Casimiro Santarcangelo che capeggiando la loro folta delegazione dichiarano che: “anche oggi sosteniamo con convinzione la posizione di contrarietà espressa dalle associazioni professionali ed ambientaliste, da larga parte della società del comprensorio, perché i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente neghino il permesso per le esplorazioni minerarie a largo della costa ionica lucana. Alla base di questa posizione per l’Ugl non ci sono pregiudizi ideologici quanto una valutazione di puro buon senso che attiene al rispetto del delicatissimo equilibrio ambientale che verrebbe coinvolto dalle attività di ricerca mineraria in mare, in un distretto con una consolidata vocazione turistica ed alla considerazione del grande contributo energetico che già oggi la Basilicata offre al fabbisogno nazionale a ragione delle concessioni minerarie in essere. Piuttosto che rilasciare nuovi permessi di ricerca – concludono i segretari Ugl, Giordano, Santarcangelo e D’Amico -, il Governo nazionale ha il dovere di adempiere gli impegni già assunti con i lucani per le estrazioni in corso, dando attuazione e concretezza alle previsioni dell’“art.16” della Legge sulle Liberalizzazioni che grazie alla sensibilità e tenacia del senatore, oggi on. Cosimo Latronico, impegnava già il Governo ad emanare i decreti ministeriali per definire quanto del gettito fiscale, generato dagli idrocarburi estratti, doveva essere destinato al Fondo di Sviluppo permanente per la realizzazione di iniziative di tutela ambientale, di infrastrutture e di attività produttive nella nostra regione”.