Mentre prosegue la protesta dei residenti del borgo Venusio presso lo stabilimento Valdadige, il sindaco chiede alla regione revisione AIA (autorizzazione integrata ambientale) e sospensione utilizzo pet-coke. Di seguito la nota integrale.
Ai sensi dell’art. 5 comma 11 del Decreto legislativo n. 59/2005, il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, ha richiesto al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata – Ufficio compatibilità ambientale – di riesaminare l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) concessa alla società Valdadige per l’impianto sito in Borgo Venusio a Matera. Nelle more dell’iter procedimentale della revisione, il Sindaco ha chiesto alla Regione Basilicata di sospendere gli effetti dell’autorizzazione all’utilizzo del combustibile pet-coke nell’impianto stesso.
La decisione del sindaco è scaturita da una serie di segnalazioni di cittadini ed in particolare da una petizione recentemente presentata all’attenzione dell’amministrazione e di cui si è occupata la commissione ambiente del Comune di Matera presieduta dalla consigliere Bruna Rondinone.
Nella comunicazione della Commissione si legge tra l’altro: “Poiché nel Rapporto Istruttorio della DGR . 1357 del 2010 della Regione Basilicata si dichiara che nel raggio di 1 Km dall’impianto in questione non insistono case di civile abitazione ( Borgo Venusio ) e invece la richiamata nota dell’Ufficio Urbanistica segnala sia che il Borgo Venusio dista solo 600 metri, sia la presenza di strutture civili come il metanodotto Massafra-Bicari e il serbatoio che alimenta l’ acquedotto per la zona industriale, la Commissione Ambiente, raccogliendo, condividendo e facendole proprie le preoccupazioni dei cittadini, che tra l’altro lamentano odori acri di fumi di combustione verosimilmente provenienti dall’impianto in questione, ha inteso chiedere, un intervento perentorio, formale ed immediato”.
Emissioni Valdadige, nota Movimento 5 Stelle
Flagello “Pet-Coke” su Matera: il M5S Basilicata chiede l’immediata revoca dell’AIA a Valdadige.
Come è noto, da qualche giorno l’impanto “I.L.A. Valdadige”, situato sulla S.S. 99 Matera-Altamura, proprio a ridosso di Borgo Venusio, quartiere del Comune di Matera, ha iniziato a bruciare “Pet-Coke”, la famigerata “feccia del petrolio”, mix di sostanze cancerogene come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), benzopirene, i metalli pesanti (vanadio, nichelio), zolfo e cloro. Sostanze che possono provocare anche modificazioni genetiche, tra cui malformazioni nei nascituri. Nonostante ciò, il 10 agosto 2010 la Giunta regionale De Filippo, con delibera n. 1357, rilasciava a Valdadige l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) nella quale si attestava, tra l’altro, che le prime abitazioni di Borgo Venusio fossero collocate ad oltre 1 km dall’impianto. Come evidenziato nella ortofoto che si allega, entro il raggio di 1 Km dai camini di Valdadige che sputano i miasmi della combustione di “pet coke” della Valdadige invece ci sono tutte le abitazioni.
Sussistono quindi tutti i presupposti, tecnici e giuridici, per una immediata revoca dell’AIA a
Valdadige: è questo che il M5S Basilicata, attraverso i suoi portavoce in Consiglio Regionale,
Gianni Perrino e Gianni Leggieri, chiede all’Ufficio Regionale competente nonché al Sindaco di
Matera, con la massima urgenza imposta dalla situazione di oggettiva e immanente pericolosità per
la salute delle persone. Il M5S Basilicata presenterà, già lunedì prossimo in Consiglio Regionale, una interrogazione urgentissima in merito al governatore Pittella: ma non si fermerà qui. Dovrà essere altrettanto
urgentemente chiarito chi sono i responsabili del rilascio dell’AIA a Valdadige, compreso tutti
quelli, anche per conto del Comune di Matera, che hanno a suo tempo espresso parere favorevole
nella relativa conferenza di servizi che dette il nulla osta a Valdadige. Il M5S Basilicata, infine, preannuncia che provvederà a controllare tutte le AIA attualmente “attive” su tutto il territorio lucano: perché la tutela della salute delle persone deve prevalere sempre, anche sulle bieche logiche di profitto.
Emissioni Valdadige, nota dei segretario cittadino del PD di Matera Cosimo Muscaridola
“Questa mattina mi sono recato presso il sit in organizzato presso l’impianto Valdadige posto sulla SS. 99 Matera – Altamura per solidarizzare con i cittadini del Borgo Venusio che stanno lottando per far valere il proprio diritto alla salute a seguito del paventato avvio di utilizzo di pet- coke quale combustibile per la produzione di laterizi.
Prendo atto positivamente che il sindaco di Matera, a seguito delle valutazioni fatte dalla Commissione comunale ambiente, ha richiesto formalmente alla regione Basilicata di rivedere il proprio parere sull’AIA rilasciata nel 2010, innanzitutto chiedendone la sospensione degli effetti.
E’ necessario inoltre che l’Amministrazione Provinciale di Matera che ha rilasciato il nulla osta per l’utilizzo del pet coke faccia sentire la sua voce nell’ambito dei dovuti controlli sui materiali che vengono utilizzati nel forno della Valdadige.
Ritengo che sulle questioni ambientali debbano essere adottate misure che garantiscano effettivamente informazione, trasparenza e partecipazione dei cittadini. Ritengo paradossale, inoltre, che nella garanzia di separazione dei poteri tra quello politico e quello tecnico ed amministrativo nelle procedure autorizzative comunali manchi completamente una modalità di comunicazione interna che sia utile quanto meno ad informare gli organi politici dell’operato di quelli tecnici.
Il Partito Democratico della città di Matera ha chiesto ai propri rappresentanti regionali di vigilare affinché la Regione riapra con sollecitudine la pratica per dare tutte le garanzie opportune sia ai lavoratori quanto a sicurezza sul luogo di lavoro e sia ai cittadini quanto alla qualità delle emissioni in atmosfera”.
Pio Abiusi, Associazione Ambiente e Legalità: “I camini di Matera”
Le diossine si formano dai 400 agli 800 gradi.
Valdadige ha i forni che lavorano a 900 gradi mentre Italcementi lavora tra i 1800 ed i 2000 gradi.
Per il secondo impianto le emissioni delle diossine si formano quando l’impianto deve raggiungere quella temperatura o quando la stessa si abbassa, per Valdadige siamo costantemente in prossimità.
L’impianto della Valdadige non ha in nessun punto di emissione un monitoraggio in continuo .
In 7 punti il monitoraggio è semestrale e rileva le polveri con esclusione dell’E8 dove viene rilevato anche il biossido di azoto.
A tutti gli altri punti di emissione la cadenza è annuale e vengono rilevati il biossido di azoto e di zolfo, i COV- Composti organici Volatili-, gli IPA- Idrocarburi policiclici aromativi, oltre che i fenoli e gli aldeidi. Diciamo, in buona sostanza che esiste un “monitoraggio” molto diradato nel tempo.
A questo punto la distanza anche se la rollina per misurarla è difettosa risulta essere irrilevante perchè i riflessi di quelle emissioni vanno ben oltre il chilometro.
Per questi tipi di impianti le prescrizioni previste nell’AIA sono più blande rispetto a quelle che esistono per gli inceneritori ed i cementifici ed anche rispetto agli impianti siderurgici.
Bisogna renderla più stringente,l’AIA , colmando quel vuoto di norme che esistono anche perchè la richiesta della qualità ambientale è, giustamente, aumentata .
Resta, poi, tutta la parte relativa alla movimentazione del petcoke che deve essere particolarmente rigorosa perchè è sostanza altamente nociva.
L’impianto deve essere adeguato a trattare questo tipo di combustibile.
Bene hanno fatto i sindacati a voler vederci chiaro sul modo con il quale si eseguono le lavorazioni ai fini della tutela della salute dei lavoratori.
Una azione coordinata degli uffici preposti alla salute sia del lavoratore che dei cittadini che vivono sul territorio è bene sia prevista.
Ricordiamo, infatti, che Il petcoke è un prodotto che si ottiene dal processo di condensazione di residui petroliferi pesanti e oleosi fino ad ottenere un residuo di consistenza diversa, spugnosa o compatta.
Il petcoke è l’ultimo prodotto delle attività di trasformazione del petrolio e viene considerato lo scarto dello scarto dell’oro nero tanto da guadagnarsi il nome di “feccia del petrolio”.
Per la sua composizione – comprendente oltre ad IPA (in particolare benzopirene), ossidi di zolfo e metalli pesanti come nichel, cromo e vanadio – va movimentato con cura per evitare di sollevare polveri che verrebbero inalate con gravi rischi per la salute. Il trattamento infatti (carico, scarico e deposito) del Pet-coke deve seguire le regole dettate dal decreto del Ministero della Sanità (28-4-1997) concernente il trasporto di sostanze pericolose.
Pio Abiusi, Associazione Ambiente e Legalità