La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, rende noto che la giunta regionale della Basilicata, con deliberazione n. 461 del 10 Aprile 2015 scorso, ha espresso, in un sol colpo, “giudizio favorevole di compatibilità ambientale, parere di valutazione d’incidenza e rilascio dell’autorizzazione paesaggistica” per i nuovi pozzi Cerro Falcone 7 e S. Elia 1 in località Civita di Marsicovetere“.
Per la Ola è grave il parere positivo rilasciato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, che segue un precedente parere contrario, che di fatto “sblocca” la realizzazione dei due pozzi ENI a Marsicovetere, in un’area ricca di sorgenti le cui acque che alimentano l’acquedotto comunale e sono tributarie del torrente Molinara, affluente del fiume Agri [vedi mappa idrostrutture – OlaMap], situati all’interno dell’area IBA (Importante Bird Areas) e a poca distanza dei Siti della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, tutelate solo sulla carta [vedi mappa Aree Protette e industria estrattiva – OlaMap].
Nell’allegato 2 della deliberazione della giunta regionale n.461/2015, redatto a firma dal dirigente dell’ufficio compatibilità ambientale della Regione Basilicata, si legge il contenuto del nuovo parere (favorevole) della Soprintendenza con le prescrizioni addotte.
In esso si scrive che “ai fini del rilascio dell’Autorizzazione Paesaggistica, con nota n. 0002211 del 16 marzo 2015, acquisita al protocollo dipartimentale in data 16 marzo 2015 e registrata al n. 0056382/19AD, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Potenza, vista la documentazione integrativa trasmessa da Eni S.p.A. con nota n. 576 del 3 marzo 2015, valutato mediante appositi sopralluoghi e ulteriori richieste di approfondimenti che la postazione non è visibile dalla strada di fondovalle della Val d’Agri e dagli abitati limitrofi e dai punti sensibili del territorio circostante, ha espresso il proprio parere favorevole, ai sensi dell’art. 146 comma 7 del D.L.vo n. 42/2004 (e s.m.i.)…in quanto la nuova proposta progettuale prevede interventi migliorativi di riduzione dell’area e la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica nel contesto sottoposto a tutela, che riducono le criticità emerse nella prima stesura del progetto, condividendo il parere di codesta Regione“.
La Soprintendenza, ribaltando dunque il proprio precedente parere contrario, a supporto del nuovo parere, questa volta positivo, scrive che: “la superficie interessata dalle opere viene ridotta di circa 2.000 mq al fine di salvaguardare l’area boscata esistente evitando Il taglio degli esemplari arborei con la piantumazione di fasce di separazione vegetazionale tra le diverse zone dell’area con specie arboree ed arbustive autoctone previa accurata indagine in loco e previa simulazione degli effetti mitiganti sull’intera area, verificato che lo scelta del sito è stata determinata dalla presenza di una condotta già esistente e pertanto ciò non comporta lo realizzazione di nuove opere interrate – impartendo le seguenti prescrizioni – per un migliore inserimento dell’intervento (ndr dei pozzi petroliferi) nel contesto paesaggistico:
- – siano spostate e piantumate le querce isolate di grosse dimensioni per collocarle nell’area parcheggio limitrofa alla postazione (sic!);
- – l’intera postazione sia pavimentata mediante brecciolino color verde al fine di mitigare l’impatto visivo della stessa dalla strada che sale a Monte Volturino;
- – sia posta particolare cura nel raccordare il perimetro dell’area interessata con le superfici limitrofe e le strade adiacenti attenuando le pendenze e lo rigidità delle scarpate“.
Per la Ola questo è il risultato di chi pensa di affrontare gli impatti ambientali (veri) delle trivelle petrolifere attraverso la valutazione dell’impatto paesaggistico secondo la massima “occhio che non vede, cuore non duole“, confenzionando ad hoc un vero e proprio nuovo “cavallo di Troia” finalizzato a nascondere gli impatti veri delle trivelle sull’ambiente, sull’idrogeologia, sulla sismicità elevata dei luoghi, sulle preesistenze paesaggistiche ed archeologiche che per l’area della Civita di Marsicovetere devono restare “invisibili non solo dalla strada di fondovalle dell’Agri” ma anche a quanti devono chiudere gli occhi per non vedere.
Il risultato è un’operazione di “maquillages” naturalistico degli impatti veri del petrolio, come il brecciolino verde e le siepi di mascheramento visivo. Si ipotizza persino di mettere le gambe alle querce secolari presenti in loco per ridurle ad arredo dell’area parcheggio limitrofo alla postazione dei pozzi. Querce da spostare con i potenti mezzi delle compagnie petrolifere più in là, per far posto alle trivelle petrolifere che in Basilicata hanno diritto di precedenza su tutto e tutti.