Fondo di garanzia Pmi, approvato il nuovo regolamento
Norme più coerenti con le esigenze delle imprese lucane
Più flessibilità nella gestione, più certezze per le imprese, più coerenza con il fabbisogno del tessuto produttivo lucane. Sono le principali caratteristiche del nuovo regolamento del fondo di garanzia regionale a favore delle Pmi approvato dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore alle Attività produttive, Erminio Restaino.
Il fondo, gestito da Sviluppo Basilicata, ha una dotazione di 35 milioni di euro.
Il nuovo regolamento oltre a prevedere tutta la procedura relativa alla ammissione alla garanzia del Fondo, prevede, allo stesso tempo, il rispetto dei vincoli presenti su ciascuna Linea di intervento del Po Fesr, in termini di investimenti ammissibili, di rispetto dei requisiti di ammissibilità, dei criteri di selezione e dei relativi motivi di revoca. E’ stato, quindi, strutturato un nuovo regolamento del Fondo, più accessibile rispetto al Fondo Centrale di Garanzia, in grado di fornire un valore aggiunto alle imprese lucane e consentire loro di avere maggiori opportunità di accesso al credito.
Fra l’altro l’importo massimo garantibile è pari a 2.500.000 euro rispetto a 1.500.000 del Fondo Centrale.
Ecco le principali novità del nuovo regolamento:
1. Utilizza il nuovo metodo di calcolo dell‘agevolazione calcolata ESL (equivalente sovvenzione lordo) delle garanzie, riducendo in questo modo l‘impatto dell‘agevolazione e consentendo di attivare ulteriori strumenti agevolativi, entro il limite massimo ammissibile dalla commissione europea.
2. I criteri per la valutazione economico finanziaria (scoring) delle imprese, utilizzati per valutare l‘ammissibilità delle operazioni, sono stati modificati e resi meno rigidi rispetto a quelli adottati dal Fondo Centrale di Garanzia; sono stati modificati al ribasso alcuni valori degli indici aziendali (anche per renderli più aderenti alla situazione socio-economica lucana, come ad esempio i tassi di interessi praticati dalle banche che sono superiori alla media nazionale), in modo da consentire l‘accesso al Fondo regionale da parte imprese che difficilmente avrebbero potuto accedere al Fondo Centrale di Garanzia; in ogni caso il fondo è limitato ad imprese che non siano in difficoltà.
3. Poiché utilizza in sostanza i medesimi criteri di accesso (un po‘ meno rigidi) degli avvisi pubblici pubblicati e da pubblicare sulle Linee di Intervento del PO FESR, sulle quali incide anche il Fondo di Garanzia, rappresenta un utile strumento per facilitare la realizzazione dell‘investimento, in quanto può andare a garantire la parte di finanziamento obbligatorio previsto dall‘Avviso Pubblico e quindi facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese.
4. Moltiplicatore pari a 5, ovvero possono essere prestate garanzie per un importo pari a 5 volte la dotazione del fondo (35 milioni x 5 = 175 milioni). Tenuto conto che le operazioni ammesse al Fondo Centrale di Garanzia dal 2000 al 2009 sono state pari a 535, per un totale di 90 milioni di euro di garanzie, il fondo dovrebbe essere sufficiente a soddisfare il fabbisogno finanziario delle imprese connesso agli investimenti.
5. Al fine di consentire un maggiore e migliore utilizzo del fondo, stanno per essere messe in atto le procedure per una modifica del Po Fesr che possa consentire il finanziamento (anche se in parte) delle operazioni sul circolante utilizzando i fondi Fesr; ciò avrebbe positive ricadute dal punto di vista della rendicontazione della spesa alla Commissione europea.
6. Il fondo in questione è rivolto solo ad operazioni finanziarie accese a fronte di investimenti; per quanto riguarda le operazioni sul circolante (acquisto scorte, liquidità ed anche consolidamento della debitoria a breve) sarà attivo da Gennaio 2011 un fondo specifico alimentato da risorse regionali (già individuate e disponibili da Gennaio 2011 dopo le necessarie operazioni sul Bilancio di previsione) che, non avendo le limitazioni del FESR potrà garantire e contro garantire le operazioni sul circolante. In questo modo saranno accolte le richieste che pervengono da parte del mondo imprenditoriale e dei confidi di sostenere le operazioni sul circolante, quelle maggiormente richieste dalle imprese in questo periodo di crisi.
7. Le operazioni che posseggono i requisiti saranno candidate alla controgaranzia del Fondo Centrale di Garanzia, liberando in tal modo risorse per ulteriori interventi.
8. L‘importo minimo dei finanziamenti per i quali può essere rilasciata la garanzia diretta è stato innalzato a 100.000 euro, in modo tale da coinvolgere maggiormente i Confidi regionali, ai quali è riservata la possibilità di erogare garanzie dirette per operazioni fino a 100.000 euro.
Agricoltura, nuovi strumenti per il credito
In dotazione 8 milioni e mezzo di euro. Sospesi i debiti verso il sistema bancario per mutui decennali consolidamento passività
Investimenti più facili per le imprese agricole che ora potranno contare su un fondo di garanzia per beneficiare delle nuove misure di sostegno derivanti dal Piano di sviluppo rurale. Inoltre, le imprese agricole potranno spostare in avanti di alcuni mesi i loro debiti nei confronti del sistema bancario. La Giunta regionale, infatti, su proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura, Vilma Mazzocco, ha approvato due delibere con le quali si istituisce un fondo di garanzia e si consente alle imprese di sospendere i loro debiti anche relativamente ai mutui decennali per consolidamento delle passività.
In particolare, il fondo ha una dotazione di 8.860.000,00 euro e sarà gestito da Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare).
Questo fondo di garanzia permetterà ai beneficiari del Psr per le misure 121 “Ammodernamento delle aziende agricole”, 123, “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali”, e 311, “diversificazione in attività non agricole” (agroenergie) di poter accedere più facilmente al credito.
Il fondo di garanzia è un fondo di tipo rotativo dove Ismea, per le tre misure, accantona, come garanzia, cogaranzia e controgaranzia per l’istituto di credito una quota pari all’8 percento dell’investimento ammesso a contributo.
Il fondo di garanzia verrà ripartito fra le tre misure nel seguente modo: misura 121, 3 meuro; misura 123, 3,270.000,00 euro; misura 311, 2.590.000,00 euro.
Con un’altra delibera, la Regione Basilicata aderisce all’avviso comune per la sospensione dei debiti delle piccole e emdie imprese verso il sistema creditizio sottoscritto tra il Ministero dell’Economia, l’Abi (Associazione bancaria italiana) e le associazioni di rappresentanza delle imprese. In particolare, si è esteso il provvedimento anche in relazione ai mutui decennali per il consolidamento delle passività.
Assistenza e assegni di cura ad anziani e non autosufficienti
La giunta vara le linee di intervento e i criteri di ripartizione dei fondi (oltre 4 milioni e 200mila euro) tra i comuni
Assistere quanti non vivono in condizione di autosufficienza senza sradicarli dalle famiglie. E’ l’obiettivo che si pongono due azioni di assistenza della regione Basilicata per le quali la Giunta Regionale, nel corso dell’ultima seduta, ha dato il via libera ai criteri di riparto del Fondo per la non autosufficienza e all’approvazione dei criteri per l’attuazione degli interventi da parte dei comuni.
Gli interventi, come anticipato, si muovono lungo due direttrici che rispondono ai requisiti stabiliti nell’intesa raggiunta in sede di Conferenza Unificata stato, Regioni, Autonomie locali. Da una parte c’è un’azione volta al rafforzamento della rete territoriale di offerta di altri servizi personalizzati per le persone non autosufficienti che favoriscono la permanenza a domicilio quali il trasporto sociale, servizi di prossimità, e altre iniziative simili, dall’altra si affianca una misura attivare o rafforzare il supporto alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia attraverso trasferimenti monetari per l’acquisto di servizi di cura e assistenza o alla fornitura diretta degli stessi da parte di familiari sulla base di un progetto di assistenza individualizzata e in tal senso monitorati.
Il primo intervento, in pratica, ripropone l’iniziativa nata con il nome di “assegno di cura” che, dopo essere stata varata dalla Regione a settembre dello scorso anno, sta trovando attuazione proprio in questi giorni da parte dei comuni, dopo la fase istruttoria per individuare quanti si trovassero nelle condizioni necessarie ad ottenere assistenza e le modalità di erogazione dei servizi. Si tratta, cioè di un intervento sperimentale mirato ad assicurare un’adeguata assistenza al domicilio della persona non autosufficiente, evitando il ricorso precoce o incongruo al ricovero in istituto e favorendo il mantenimento della persona non autosufficiente nel proprio ambiente di vita e di relazioni sociali.
L’assegno di cura viene concesso per interventi che siano o rivolti alla famiglia che presta direttamente assistenza al proprio familiare non autosufficiente (Assegno di tipo A), o rivolti alla famiglia che si avvale a titolo oneroso di assistenti familiari, nell’ottica della conciliazione tra lavoro, impegno e attività di cura e realizzazione della vita personale (Assegno di tipo B) o per il sostegno al progetto di vita indipendente della persona non autosufficiente, perché provveda direttamente ad acquisire, a titolo oneroso, un aiuto da altri (Assegno di tipo C). L’importo mensile sarà di 300 euro per i casi B e C, di 240 per il caso A.
L’assegno potrà essere erogato in favore di cittadini non autosufficienti individuati in base a condizione di non autosufficienza certificata dalle competenti commissioni mediche e situazione reddituale. Le persone individuate saranno prese in carico dal servizio sociale comunale per la definizione di un piano assistenziale individualizzato, in collaborazione con il servizio di assistenza domiciliare integrata della Asl e la famiglia, e che sarà aggiornato ogni sei mesi.
A gestire l’erogazione degli assegni saranno direttamente i comuni a cui la Regione ha deliberato di trasferire le somme in base ad alcuni criteri. Il 30 per cento dello stanziamento destinato a questa attività (ossia un milione e 116mila euro sui 3 milioni 772mila euro totali) sarà trasferito in base all’indice Istat di dipendenza degli anziani risiedenti nel territorio comunale. Un altro 10 per cento (377mila euro) sarà calcolato in base alla percentuale Istat di ultrasettantacinquenni sulla popolazione, e il restante 60% (2 milioni 233mila euro) sarà ripartito sulla base della percentuale di residenti con indennità di accompagnamento Inps.
Analoghi i criteri percentuali di riparto, ma in relazione ad un ulteriore stanziamento di 500mila euro, anche per l’altra azione varata dalla Giunta, e cioè il rafforzamento dei servizi che favoriscono la permanenza a domicilio e complementari al Servizio Assistenza Domiciliare, attraverso i servizi di prossimità ed il trasporto sociale delle persone in situazione di non autosufficienza.
I servizi di prossimità, specialmente quelli attivati dal privato sociale, in molti casi sono già presenti ma non sufficientemente coordinati con la rete dei servizi territoriali, costituiscono una rete capillare di punti di ascolto e di assistenza elementare. L’iniziativa mira a promuoverli e qualificarli e al tempo stesso punta sul servizio di Trasporto Sociale per garantire alle persone non autosufficienti e con scarsa autonomia, prevalentemente anziane o disabili, l’accesso alle strutture socio assistenziali, socio-sanitarie, sanitarie e, più in generale, a momenti e servizi di inclusione sociale.
Inclusione Sociale: varata la graduatoria definitiva
Il programma prevede un assegno mensile e attività per migliorare competenze e reinserimento sociale della famiglia
Via libera dalla Regione alla graduatoria unica definitiva del Programma di Contrasto della Povertà e dell’Esclusione sociale (CoPES) che avrà inizio il primo gennaio 2011. L’elenco, pubblicato su un supplemento al Bollettino Unico Regionale del 1 novembre, riporta le 7.456 domande risultate ammesse e le 573 non ammesse, per un totale di 8029 domande presentate. Non tutte le domande ammesse saranno però finanziate, si andrà per scorrimento di graduatoria in base alle risorse disponibili, ma l’esecutivo è già al lavoro per il reperimento di ulteriori somme con il Fondo sociale Europeo, per rafforzare la dotazione finanziaria attuale di circa 4 milioni e mezzo di euro.
Fra le famiglie ammesse 2790 hanno dichiarato per l’anno fiscale 2008 una situazione economica uguale a 0. Sono inserite in graduatoria anche 673 famiglie i cui membri hanno perso il posto di lavoro nel corso degli anni 2008 e 2009 e non hanno avuto la possibilità di godere di ammortizzatori sociali. L’ultima famiglia ammessa ha dichiarato un reddito 4.794 euro.
Il nuovo programma, si propone di mettere a regime la misura di contrasto alle condizioni di povertà e di esclusione sociale prevista dalla legge del 2007 sulla “cittadinanza solidale”. Due le linee di azioni previste. Per un verso c’è un contributo economico mensile assicurato per 24 mesi alle famiglie beneficiarie. Vi è poi un complesso di attività, fondate su un patto di cittadinanza sottoscritto dai beneficiari con i comuni, cui la famiglia beneficiaria si impegna a partecipare, per migliorare le competenze/capacità personali di almeno un membro della famiglia e ad offrire alla famiglia stessa i servizi disponibili per il reinserimento nel proprio contesto sociale.
Nella logica della creazione della “filiera integrata dei servizi di cittadinanza sociale”, ciascun servizio territoriale, sia esso dipendente dal Comune (come i servizi sociali), dalla Provincia (i servizi per l’impiego e la formazione) o dalla Asl (sert, consultori, ecc), parteciperà alla definizione ed all’attuazione dei singoli programmi personalizzati, rendendo effettiva la “presa in carico unitaria” della persona.
Ciò comporterà che le azioni del filone “coesione sociale” saranno gestite dagli Ambiti Socio-territoriali, mentre quelle del filone “inclusione lavorativa” saranno gestite dai Centri per l’impiego e dalle agenzie provinciali di formazione, nella diretta responsabilità delle Province.
Inoltre, nel nuovo programma si fa tesoro della precedente esperienza, individuando quattro settori di attività che allora emersero spontaneamente attraverso l’attivazione di laboratori formativi gestiti da associazioni di settore. Così nel nuovo programma vengono individuati come settori strategici ai quali la Regione dedica veri e propri piani d’azione. Si tratta di: incremento della raccolta differenziata dei rifiuti; attività di cura; valorizzazione attraverso la fruizione dei beni culturali, ambientali, ricreativi o sportivi e micro-progetti locali a bassa o nulla possibilità di sviluppo imprenditoriale.