Con l’accusa di estorsione aggravata e detenzione di arma da fuoco, è stato arrestato in flagranza di reato dagli agenti della Squadra Mobile di Matera un pluri-pregiudicato residente a Grassano, il sessantenne Maurizio Altomonte, sposato e con figli. Ad illustrare i particolari in conferenza stampa il dirigente della Mobile Nicola Fucarino, il dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico Maria Antonietta Piccitto e il sostituto commissario Lelio Santoro. Un arresto avvenuto in flagranza di reato nel giro di qualche ora dal momento in cui un imprenditore edile materano ha deciso finalmente di rivolgersi alle forze dell’ordine dopo aver subito in silenzio un’estorsione continuata dallo scorso mese di agosto. Maurizio Altomonte è un manovale ma ha precedenti per reati vari contro il patrimonio: furto, rapina, estorsione. Ma non ha un lavoro e ha scelto di fare l’estorsore. Si è procurato un’arma da fuoco, una p38 revolver con matricola abrasa e negli ultimi mesi ha preso di mira un imprenditore materano che di recente si è aggiudicato un appalto. L’estorsore lo minaccia periodicamente e pretende dalla vittima di turno cifre che variano da 600 a 3000 euro. Da agosto scorso è riuscito a farsi consegnare già 15 mila euro, 7 mila solo dall’inizio del nuovo anno. Ormai è stremato e finalmente decide di contattare una volante della Polizia in servizio nella città di Matera. Nella tarda mattinata di mercoledì 17 gennaio l’imprenditore incontra gli agenti per raccontare tutto nei minimi particolari. Le minacce per ottenere le somme di danaro richieste coinvolgono anche la madre e la sorella dell’imprenditore, sempre con la presenza dell’arma. “Se non paghi ti ammazzo davanti ai tuoi parenti”. E proprio in quel momento arriva un’altra chiamata sul cellulare. A contattarlo è sempre lui, l’estorsore spavaldo di Grassano. A quel punto viene coinvolta la squadra investigativa in servizio presso la Questura di Matera e la vittima viene invitata a fissare un appuntamento con il pregiudicato. L’incontro è fissato al Bar Cacciatore in piazza Matteotti. E’ mezzogiorno. Gli agenti, in borghese, si preoccupano di “saturare” la zona, entrano nel bar e assistono al contatto tra vittima ed estorsore. Che nota la presenza di numerose persone e preferisce invitare l’imprenditore ad uscire per consegnare la somma richiesta, pari a 3000 euro, in un luogo più sicuro, lontano da occhi indiscreti. A quel punto gli agenti si mimetizzano all’interno di un furgone bianco che trasporta il pane e seguono le due vetture che si dirigono da via La Martella verso Timmari. Il furgone con gli agenti che osservano la scena si trova a cinquecento metri dallo spiazzo scelto dall’estorsore per farsi consegnare il danaro. E’ fermo come se fosse in panne e Altomonte non può intuire che a breve sarà arrestato. Dopo aver ricevuto dallla vittima solo 600 euro, l’estorsore ribadisce che ne vuole altri 2400 e si allontana con la sua autovettura verso Grassano. A quel punto gli agenti possono procedere con l’arresto. Altomonte viene fermato e interrogato sul motivo per il quale sostava in quella zona. Lui nega un contatto con la vittima di turno e dice agli agenti che stava aspettando un signore che doveva consegnarli alcune scrivanie. Naturalmente la sua versione non convince gli agenti e dopo aver recuperato le 600 euro frutto dell’estorsione appena consumata scatta la perquisizione nella sua casa di Grassano. All’interno viene recuperata un’agendina dove l’estorsore aveva segnato nomi e cognomi di una decina di vittime, quasi tutti imprenditori materani. A fianco di ogni nominativo c’era una cifra associata alla voce “cavalli”, termine utilizzato per non destare sospetti in caso di controlli. Un cavallo rappresentava un euro. All’interno del garage viene poi ritrovata anche l’arma a tamburo utilizzata per minacciare una serie di persone. Era occulata in garage, nascosta in una cassapanca. L’uomo utilizzava un’arma a tamburo perchè rispetto alle pistole non si inceppa al momento di sparare. Nicola Fucarino ha evidenziato la diffenza tra il caso dell’estorsione consumata da Enzo Mitidieri, per la quale sono state impiegate 72 ore prima di risalire all’autore del reato e quello odierno, nel quale è stato sufficiente una segnalazione, che non prevede sostanzialmente una denuncia. “Se gli imprenditori collaborano con le forze dell’ordine i reati di estorsione saranno sempre soffocati sul nascere. Il dato paradossale è che sul nostro territorio non ci sono organizzazioni criminali e quindi nessun dovrebbe esitare a riferire fatti di questo genere, anche perchè non c’è il pericolo che altri uomini possano minacciare successivamente i componenti del nucleo familiare. 15 mila euro è una cifra consistente e l’imprenditore avrebbe potuto riferire molto prima quello che stava succedento. La consegna di 600 euro era la quindicesima tranche di questa estorsione prolungata e particolarmente esosa”. La speranza è questo nuovo intervento possa sensibilizzare tutti i cittadini a segnalare tempestivamente questo genere di reato.
Michele Capolupo
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