L’OSPEDALE DI TINCHI COME FORTE APACHE
Ci giunge, da parte del Comitato di agitazione pro ospedale di Tinchi, il testo di una lettera aperta inviata a Pierluigi Bersani, in cui si lamentano l’assenza e la sordità della classe politica lucana, facente capo al PD, partito che da qualche decennio regge le sorti della Basilicata. Si precisa che ben “12.000 sono le firme di cittadini che lottano…. Queste firme, moltissime delle quali di iscritti al PD, consegnate alle autorità regionali, giacciono ignorate o derise. E’ un esempio dell’abisso esistente tra cittadini e pubblici amministratori”. Si aggiunge che “l’ospedale di Tinchi è stato eccellente, ha prodotto più degli altri, non è stato mai passivo per proprio demerito. E’ stato ristrutturato con notevole impiego di danaro pubblico, ed ora, col consenso di molti esponenti politici del PD, è fatto oggetto di desiderio da parte di aziende sanitarie private, o di aspiranti sfuggenti alle logiche del merito e del servizio”.
Sono accuse gravi che ci spingono a fare anche noi un appello alle forze che sostengono e compongono la Giunta di Basilicata. Il nostro pensiero, già espresso in altro documento è che principio fondamentale è quello che a tutti i cittadini lucani, già puniti per molti aspetti (disoccupazione, povertà, scarsezza e inefficienza dei mezzi di trasporto, emigrazione, spopolamento, ecc.) vada assicurato il diritto elementare alla salute, cui certo non rispondono ospedali superspecializzati, affidati chissà perché a organizzazioni private. Né si deve dimenticare la natura territoriale della regione, che, avendo una popolazione sparsa e anzi dispersa su un vasto territorio, rende particolarmente difficili i collegamenti. Che se tutta la popolazione della regione fosse raccolta in una sola città come Bari, diventerebbe inutile persino l’ospedale di Madonna delle Grazie! Per intenderci, alla madre lucana, prima ancora che l’ospedale di neuropsichiatria infantile, che toglierebbe pazienti alla Puglia di Vendola, serve il minimo servizio di pediatria, facilmente raggiungibile. Lo stesso dicasi per la ostetricia, chirurgia e ortopedia. Per questo obiettivo, nei lontani anni Cinquanta, si trovarono insieme, a Tricarico, Rocco Scotellaro e il vescovo Delle Nocche.
Sancito tale principio di base che, a nostro parere, dovrebbe reggere la politica di un partito che si rifà a radici socialiste e cattoliche (proprio come facevano Rocco Scotellaro e il vescovo delle Nocche), nello specifico si può anche aver diritto a mettere in discussione l’obiettivo perseguito dai manifestanti, che si arroccano sull’ultimo piano dell’ospedale di Tinchi. Quello che, invece, non si può assolutamente accettare è che la classe politica lucana lasci che le cose vadano per proprio conto A noi sembra che la strategia usata e voluta dal PD e dalla Giunta (senza naturalmente voler escludere i parlamentari e gli altri partiti minori) è quella che usavano i soldati americani all’assalto di forte Apache: prendere per fame, per stanchezza, e magari per malattia gli arroccati sul tetto dell’ospedale. Ciò significa non avere coraggio e senso di responsabilità sufficienti per amministrare, e significa, anche, ignorare i più elementari principi del socialismo, del cattolicesimo e della civiltà democratica.
Giuseppe Pace, presidente del CIACP
Giovanni Caserta, responsabile culturale del CIACP
Luigi Verdone, socio CIACP
UN LUNGHISSIMO CORTEO DI FIACCOLE
Dal presidio permanente sul tetto più alto dell’Ospedale di Tinchi di Pisticci (MT) i dimostranti comunicano il grande successo di pubblico attento con la fiaccolata promossa nella serata di venerdì 27 agosto da Piazza Elettra di Marconia al Piazzale dell’Ospedale.
Il corteo di mezzo chilometro era composto da circa un migliaio di persone.
Hanno guidato la carovana i giovani universitari delle molte associazioni partecipanti al grido ripetuto lungo tutto il percorso “L’Ospedale non si chiude”.
Erano presenti uomini, donne, bambini e giovani dall’entusiasmo incontenibile.
Finora è stata la manifestazione popolare più nutrita e appassionata.
La banda musicale di Marconia ha alleggerito con le sue musiche la marcia decisa e fragorosa dei partecipanti. Lungo i cinque chilometri di percorso i giovani hanno improvvisato discorsi e danze confermanti la volontà di lottare per la loro terra e la determinazione a tornare in essa, una volta conclusi i loro studi universitari.
Per costruire un progetto di futuro per sé e per famiglie da creare, la loro terra non può essere privata di un servizio sanitario efficiente come quello svolto da sempre nell’Ospedale di Tinchi.
L’unico rammarico è stata l’assenza di emittenti televisive sia pubbliche che private.
E questa mattina su Rai Tre Basilicata si è parlato di una odierna sagra del “baccalà”, ma non della manifestazione forte vissuta ieri da Marconia a Tinchi.
Ancora una volta viene voglia di cantare con Modugno “Amara terra mia, amara e bella”!
Tinchi, 28 agosto 2010
il Comitato Cittadiniattivi di Bernalda e Metaponto
e il Comitato Difesa Ospedale di Tinchi