FENICE, L’INCENERITORE DEI DUBBI
Città Plurale di Matera segue con attenzione e da tempo, la vicenda Fenice di Melfi.
I problemi ambientali ed i rischi di inquinamento sono reali. Le situazioni vanno costantemente monitorate se si è in presenza di impianti che attivano combustioni siano essi Inceneritori, Cementifici o Centrali a Biomasse.
Che l’Amministrazione Provinciale di Potenza potesse rilasciare l’autorizzazione provvisoria in attesa della Conferenza di Servizio per il riconoscimento o meno dell’A.I.A era cosa risaputa.
La Provincia ha , però, sfumato un passaggio, non ha evidenziato come il 14 Dicembre i suoi rappresentanti non fossero presenti alla conferenza sull’analisi dei rischi.
Assente era anche l’ASP.
Per le prossime tornate, ogni amministrazione dovrà assumersi le proprie responsabilità.
Il mondo della cittadinanza attiva dovrà vigilare secondo il principio costituzionale della sussidiarietà
Alcuni aspetti della ormai complessa vicenda Fenice devono trovare riscontro pubblico.
L’A.I.A., scaduta, dava a Fenice la possibilità di incenerire 30 mila tonnellate di Rifiuti Solidi Urbani mentre ne sono stati trattati nel 2008 ( dati ISPRA) oltre 39 mila e di questi 20 mila di rifiuti pericolosi e di questi, ancora, solo 976 sanitari .L’unico inceneritore che ha bruciato rifiuti pericolosi non sanitari in Italia è stato Fenice e complessivamente l’impianto , nell’ambito dei R.U. ha bruciato il 40% di tutti quelli che sono stati trattati in Italia.
Per ciò che concerne l’abbruciamento dei rifiuti industriali pericolosi e non, l’A.I.A. prevedeva 35 mila tonnellate mentre dal sito della Provincia si evince che per il 2007 il forno era in grado di bruciare delle 45 mila alle 65 mila tonnellate.
E’ necessario fare chiarezza, come è possibile che l’impianto abbia bruciato una quantità di rifiuti superiori a quelli che l’Autorizzazione permetteva.
Il Sindaco di Lavello, tempo addietro, ha chiesto una rete di monitoraggio per conoscere la qualità delle matrici ambientali; la rete è già in essere, è prevista dal D.G.R 2584 del 3/11/1999 si tratta di sapere se è in funzione e perché tutti i dati che la rete fornisce non vengono resi pubblici
Solo a titolo di esempio giova ricordare che nella rete sono previsti dieci pozzi di monitoraggio della qualità dell’acqua di falda, perché vengono resi noti solo i risultati di nove e in maniera neppure puntuale?
Un po’ di trasparenza non ha mai fatto male ed è una parola che non serve solo per le conversazioni domenicali.
L’allora Direttore Generale del’Arpab Sigillito ebbe a dichiarare, nel corso dell’audizione tenuta in III Commissione consiliare il 4 Novembre 2009, che su Fenice non vi erano dati certificati negli anni 2002, 2003, 2004, 2005 e 2007. Gli odierni dati, quei pochi che si hanno, sono certificati? Già nel 2003 forze politiche presenti in consiglio provinciale di Potenza sollecitarono la sospensione dell’attività dello stabilimento per mancanza di alcuni controlli E’ l’ora di sgomberare il campo da dubbi e reticenze e di fare chiarezza.
E’ un dovere nei confronti della popolazione che vive all’ombra di Fenice.
Pio Abiusi – Associazione Città Plurale