La Class Action è uno strumento di difesa da parte dei cittadini e non di offesa. L’azione collettiva non esiste soltanto negli Stati Uniti, ma anche in altri Paesi europei, quali Portogallo, Francia, Spagna, Inghilterra e, con procedure sostanzialmente simili, anche in altri Paesi. Ciò non ha impedito né ostacolato investimenti stranieri in questi Paesi o provocato azioni temerarie da parte delle associazioni consumatori.
La verità è che l’azione collettiva fa paura agli imprenditori perché ancora molte sono le imprese, private e pubbliche, che basano il loro business sulle informazioni ingannevoli, sulle pratiche commerciali scorrette, sulle furbizie e sui raggiri o mettendo sul mercato prodotti a rischio con la certezza oggi di restare impuniti. L’azione giuridica individuale non tutela il consumatore di fronte ad una crescita esponenziale di pratiche commerciali scorrette o ingannevoli soprattutto nei servizi pubblici liberalizzati.
Vale un esempio: la vicenda dei bond: sono state circa mezzo milione le vittime tra Parmalat, Cirio e Argentina, ma solo pochissimi consumatori sono ricorsi dal giudice. Un avvocato di un’importante banca così si confidava: “Sappiamo bene che la banca ha torto, ma se anche il giudice dovesse dar ragion al consumatore, noi ricorreremo a tutti i gradi di giudizio, perché l’obiettivo è scoraggiare tutti gli altri consumatori dal presentare ricorso”.
Se l’azione collettiva sarà approvata anche alla Camera, molte delle denunce fatte in questi anni rimaste insolute, potranno avere un esito diverso. Ci riferiamo ai servizi addebitati in bolletta non richiesti, alle vendite piramidali truffaldine, ai contratti di prodotti finanziari a rischio venduti con informazioni ingannevoli.