Basilio Gavazzeni, presidente della Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla e Angelo Festa, presidente dell’Associazione Famiglia e Sussidiarietà hanno inviato una lettera a Commissario Luigi Gay, Commissario AntiUsura e Antiracket a margine dell’incontro che si è svolto in videoconferenza con il Prefetto di Potenza. Di seguito una nota che riassume i contenuti di questo intervento.
Siamo riconoscenti al Commissario Luigi Gay, perché è attento e vuole che i membri del Comitato Regionale delle Iniziative Antiusura e Antiracket cui presiede partecipino a ogni iniziativa in cui a ragione possano manifestare i loro punti di vista. Che cosa dirgli, dopo il confronto via piattaforma tra rappresentanti del credito legale, Cofidi, Fondazioni e Associazioni presieduto dal Prefetto di Potenza, magari in previsione di un nuovo incontro.
Osserviamo che, come altre volte, i rappresentanti delle Banche hanno sciorinato mirabilia delle loro realtà quando nei fatti le cose non sono così brillanti. I rappresentanti delle Banche sanno bene che purtroppo i direttori delle Filiali sul territorio sembrano dei travet, esautorati come sono delle facoltà decisionali, e soggiacciono con pazienza ai diktat di superiori distanti dai problemi locali.
Circa l’usura, la Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla e l’Associazione Famiglia e Sussidiarietà provano un certo fastidio a sentir gridare “al lupo! al lupo!” dell’usura e molto meno “alle pecore! alle pecore!” della povertà, dell’indebitamento e del sovraindebitamento. Noiosa è l’eterna manfrina sui percorsi carsici e sull’attività proteiforme dell’usura che sono noti fin dalla fondazione del mondo. Non lo sappiamo noi che, oltre 25 anni fa, fummo i primi in Basilicata e fra i primi in Italia a denunciare la piaga e a rimettere in circolazione il lemma usura? Nessuno millanti di conoscere l’usura, visto che possiamo solo ipotizzare il rischio d’usura, incrociando i giusti parametri.
Riteniamo, contrariamente ad altri, che adesso anche l’usura, almeno certa usura, deve segnare il passo, come del resto già accade al gioco d’azzardo. Chi potrebbe rischiare liquidità in questa distretta economica che già strangola in proprio? È finita la cultura della vergogna e, nell’odierna disperazione, sarà difficile spennare qualcuno senza che strilli. Ciò non toglie che terremo gli occhi ben aperti sull’insidia pur latente.
È rovinoso invece l’imperversare delle Finanziarie: sono impressionanti la facilità con cui prestano denaro e l’esosità del loro approvvigionamento, millimetrando la distanza dei loro tassi da quello d’usura. Chi rappresenta le Banche dovrebbe riconoscere che il razionamento del credito da loro praticato ha aperto il varco meno all’usura che alle Finanziarie, nelle quali forse si sono rifugiati i meglio usurai, facendosi scudo della legalità.
Si rifletta sui prestiti delle Finanziarie. A prima vista, in alcuni casi che esaminiamo, appaiono arrischiati fino all’imprudenza. A pensarci su, tuttavia, si conclude che la larghezza così democratica con cui li elargiscono riposa su un calcolo occhiuto: le perdite che subiscono a causa di un numero limitato di insolventi sono compensate più che generosamente dalla moltitudine che invece li solve con fedeltà, malgrado tassi micidiali. È lo stesso calcolo su cui si eleva la fortuna dei maghi e di simile gentaglia: al 50% della clientela che deludono rimedia sbrecciatamente il 50% delle persone che riducono alla dipendenza.
A noi interessano le pecore del credito. In questi mesi, per esempio, grazie alle offerte di qualche privato, abbiamo coperto le rate in morosità sia di prestiti garantiti col Patrimonio statale presso le Banche convenzionate, sia di prestiti diretti infruttiferi erogati col Patrimonio privato della stessa Fondazione.
In questa settimana, grazie a una grossa somma fornita con tempestività da un benefattore insigne e ad altre somme disposte da una cordata di eroici benefattori, stiamo salvando una casa del valore di oltre 500.00,00 euro aggiudicata all’asta per poco più di 100.000,00 euro. Ahinoi, continua la devastante mietitura delle aste!
La Fondazione prevede qualche difficoltà a venire per i rimborsi del denaro che garantisce ai richiedenti meritevoli presso le Banche convenzionate. Finora il rimborso è onorato in maniera generalmente responsabile, ma se si inceppasse ne andrebbe di mezzo la stessa sussistenza della Fondazione.
Ecco perché al Prefetto di Potenza che una settimana fa ci ha convocati, e alla Regione, noi vorremmo porre il problema del denaro a fondo perduto, di cui dopo tanta emergenza non si vede l’ombra.
Infine si consenta ancora un colpo alla nostra franchezza: perché anche le nostre Banche non dovrebbero donare con liberalità qualche somma a sostegno delle realtà antiusura, tenuto conto che gli affidano notevoli capitali e che con i prestiti di prevenzione gestiti ancora da loro, contribuiscono al risanamento economico del tessuto sociale? Nelle Banche è morta la gratuità? Solo a noi volontari, come ad altri utili idioti, tocca di essere munifici, esponendoci per di più a pericoli di ogni genere?