Caro bollette, Gerardo de Grazia (Confsal Basilicata): “La spada di Damocle della politica regionale”. Di seguito la nota integrale.
“Come sostenuto al seminario promosso dalla Confsal sul lavoro, ribadisco che la pandemia ha soltanto accelerato problematiche, ormai strutturali, sottovalutate dalla classe politica degli ultimi trent’anni.
Sul caro bollette, purtroppo, le misure messe in atto dal governo Draghi non sono sufficienti e serviranno a coprire non più del 6/7% degli aumenti.
Per questo motivo, la strada da intraprendere è quella di un confronto, serio, tra Regione, Sel (Società Energetica Lucana), Eni,Total e Shell.
Credo che, nell’accordo siglato nell’ aprile del 2021 tra Regione, Eni e Shell (con validità retroattiva al 26 ottobre 2019), si possa trovare la soluzione per rendere gli aumenti meno invasivi per le famiglie e per le imprese.
Il protocollo, sicuramente più vantaggioso del precedente, prevede un ingente quantitativo di gas alla regione Basilicata, gas che potrebbe essere utilizzato per calmierare gli aumenti.
Ritengo sia fondamentale trovare, rapidamente, una soluzione, altrimenti questo aumento dei prezzi, fuori controllo, inciderà negativamente anche sul tessuto produttivo, rallentandone la crescita.
Prevediamo, per il 2022, una spesa extra per le famiglie di circa 950 euro in più, per le bollette di luce e gas. A questo vanno aggiunti gli aumenti dei prezzi che, in Basilicata, si aggira intorno al 4%.
L’assenza di una visione per il futuro, ha, inoltre, accelerato la fuga dei giovani, generando un’emergenza nell’emergenza.
Tema, sempre più preoccupante, sul quale si è espresso più volte il Presidente Bardi.
Dal 1995 al 2021, secondo Confcommercio, il Meridione ha perso oltre un milione e mezzo di giovani.
Il problema principale è che il PIL pro capite della Basilicata è di molto inferiore a quello delle regioni del Nord (un gap di circa 12/14 mila euro).
A questo va aggiunto il deficit, in termini di infrastrutture fisiche e digitali, oltre ad un’offerta lavorativa più ampia, più gratificante e con maggiore possibilità di carriera.
Il GOL (con i suoi 9,7 milioni) e il PNRR ci danno l’opportunità di ricostruire il sistema Basilicata, partendo proprio dai giovani.
Per questo motivo, il progetto di un database regionale delle competenze non è più rinviabile.
Bisogna assumere personale (e la nostra regione è in forte ritardo secondo i dati forniti dal governo) per gestire, progettare, intercettare la domanda e formare l’offerta.
Il mondo del lavoro è mutato notevolmente sotto la spinta della globalizzazione e del progresso tecnologico, due forze che non possiamo assolutamente contrastare ma governare e gestire.
Possiamo fare l’esempio dello smart working che, durante la pandemia, ha coinvolto oltre sei milioni di lavoratori, superando l’idea di lavoro come luogo, si è passati dall’andare a lavoro a fare un lavoro.
Sono fortemente convinto che in Basilicata ci sia bisogno di poli di progettazione e sviluppo; andrebbe incrementata la ricerca in partnership con l’università, i poli industriali e l’ospedale San Carlo.
Bisogna uscire dalla “dipendenza” di quelle poche realtà che ancora garantiscono un minimo di occupazione.
Ora, più che mai, bisogna avere una visione lungimirante e le giuste conoscenze su quello che sarà il lavoro in futuro”.