Giuseppe Cotugno (Movimento consumatori Matera e provincia): “Il prezzo del pane e l’etica del profitto”. Di seguito la nota integrale.
Apprendiamo da fonti di stampa locale che “alcuni panificatori di Matera dall’inizio dell’anno hanno provveduto a piccoli ritocchi di listino, (a macchia di leopardo) di un massimo di 30 centesimi”. per la pezzatura di un chilogrammo.
A tale proposito riteniamo opportuno sfatare ogni mito sull esistenza di norme che possano vietare a gamba tesa tali aumenti salvo, comprovato, agiotaggio, speculazione o formazione cartelli di categoria, perseguibili anche penalmente che vanno subito denunciati.
In italia, compreso Matera esiste il libero mercato, leva della libera concorrenza.
Cosa appena diversa quando tale “liberismo” coinvolge i beni di prima di necessità come il pane.
Qui a nostro modesto parere va fatta una riflessione sull’etica del profitto, alla quale le associazioni categoria non solo dei panificatori, dovrebbero richiamarsi ogni qual volta decidono di avallare i prezzi al dettaglio dei beni di prima necessità dei loro associati.
L’etica del profitto, cosa ovviamente differente dalla “filiera virtuosa ed etica (?) a sostegno dei grani tradizionali e delle culture locali” comporta una visione sociale di quella specifica filiera commerciale, laddove ogni passaggio fino alla composizione del prezzo finale di quel bene di prima necessità va analizzata per conoscere in che termini possa pesare sulle famiglie senza o con basso reddito con figli a carico, sui pensionati al minimo ed altre simili condizioni.
Un etica del profitto in tema di beni di prima necessità che da anni non sembra sia all’ordine del giorno di alcune associazioni di categoria, che spesso e volentieri, dimenticano dell’esistenza di fasce sociali in sofferenza anche esse rappresentate dalle loro associazioni come quelle dei c.d. consumatori.
Ancora tante sono le segnalazioni di cittadini anche sui social, su altre dimenticanze come quella di non utilizzare la tara quando si pesa un prodotto dunque far pagare la carta o la guantierina allo stesso prezzo della focaccia, del dolcetto o altro, non rilasciare lo scontrino o non avere i prezzi esposti dei singoli prodotti, come anche sono ancora molti gli esercenti che gettano tanta roba alimentare invenduta, nonostante abbiano la possibilità di donarla alle associazioni caritetevoli di volontariato.