Sul sito di Poste Italiane appare in più pagine l’invito ai titolari dei vecchi Buoni fruttiferi cartacei di recarsi allo sportello per dematerializzare il titolo. Nell’invito viene sottolineato il beneficio di poter meglio monitorare l’andamento del buono nel tempo e di non correre il rischio di farlo cadere in prescrizione appoggiandolo a un libretto postale o a un conto corrente Bancoposta pari intestato, destinato a fungere da conto di regolamento. Con la dematerializzazione, si corre il rischio di far sparire eventuali timbri poco leggibili, errati, mancanti e quelli che non coprono il terzo decennio. errori di timbratura che potrebbero determinare al momento del rimborso in primis il taglio, anche retroattivo, dei rendimenti riportati sul retro del buono, oppure la prescrizione dei buoni fruttiferi postali Bfp o ancora il diniego di Poste di rimborsare il valore del buono al singolo contitolare, anche in presenza della clausola originariamente prevista di “pari facoltà di rimborso” (Pfr). quindi la dematerializzazione potrebbe essere un tentativo di risolvere all’origine il problema dei contenziosi tra Poste Italiane e risparmiatori.
Nel 2019 è esplosa l’incidenza delle istanze presentate all’Arbitro bancario finanziario contro Poste Italiane: circa il 17% dei 22.059 ricevuti in totale dall’Abf, con un aumento di 8 punti percentuali rispetto al 2018. Un anno il 2019, in cui è aumentato anche in misura significativa l’importo medio riconosciuto ai consumatori che hanno visto la loro controversia sui Buoni fruttiferi concludersi con esito positivo: tra il 2018 e il 2019 il valore medio dei riconoscimenti è balzato da 2.100 a 10.800 euro, soprattutto in virtù del significativo numero di sentenze inerenti la determinazione dei rendimenti dei “vecchi e ricchi” Bfp appartenenti alla serie Q nella seconda metà degli anni ’80 sui moduli della precedente serie P che riconoscevano rendimenti a due cifre. Su tali buoni, di durata trentennale, gli uffici postali apponevano un timbro sulla parte anteriore, con l’indicazione della nuova serie Q, e un timbro sulla parte posteriore, con i nuovi tassi di interesse della serie Q riportati soltanto con riferimento ai primi 20 anni di rendimento del titolo, senza precisare nulla in merito ai tassi più elevati (15% annuo) previsti per la precedente serie P per le richieste di rimborso dal ventunesimo al trentesimo anno.
Per aiutare i risparmiatori che hanno sottoscritto un Buono Postale negli ultimi 30 anni gli sportelli di federconsumatori Basilicata sono disponibili a una consulenza sul valore di riscossione.