E’ mai possibile che, in questa città,
non si riesca mai a trovar l’accordo su nulla?
Matera è una città in cui, non si sa bene perché, non si riesce mai a trovare l’intesa. Ci ha sorpreso l’inserimento del sindaco Buccico e dell’assessore al patrimonio Nicola Rocco sulla utilizzazione dell’immobile della Banca d’Italia “come sede delle adunanze del Consiglio Comunale e dei gruppi consiliari”, visto che, molto stranamente, a suo tempo, chi progettò la nuova sede Comunale si dimenticò (sic) della sala consiliare!
Premesso che avremmo voluto non occuparci del problema, perché avremmo gradito che la Banca d’Italia rimanesse a Matera, pure, in tempi non sospetti, cioè in data 15 settembre 2008, esattamente un anno fa, prendevamo nota del fatto che la Regione Basilicata intendeva dotarsi di una sede regionale a Matera, costruendola ex novo. A tal fine, aveva in animo di bandire un concorso di idee, per il quale, in occasione dell’assestamento del bilancio 2008, era stata stanziata una prima somma di ben 100.000 euro (200 milioni delle vecchie lire). Scrivevamo che non vedevamo la necessità, di ulteriore spreco di danaro pubblico, oltre che di un ulteriore appesantimento urbanistico della città di Matera.
Facevamo osservare che l’attuale sede della Banca d’Italia realizza oltre 2.000 mq, ubicati in un edificio nel cuore della città, esempio e modello di buona edilizia dell’immediato dopoguerra. Il suo cortile interno – aggiungevamo -, ampio, potrebbe essere utilizzato per il parcheggio delle auto. Chiedevamo, perciò, che la Regione soprassedesse all’idea di un nuovo edificio, per pensare, invece, avvedutamente, all’acquisto della sede della Banca d’Italia, nella certezza che:
a) la trattativa per l’acquisto sarebbe stata agevolata, essendo l’acquirente un Ente pubblico;
b) si sarebbero evitati altri scempi nel centro storico della città;
c) finalmente, si sarebbe offerto un esempio di saggia amministrazione.
Possiamo ora aggiungere che un edificio, con Uffici Regionali nel cuore della città, servirebbe a ridar respiro al centro, oggi in agonia: cosa che, invece, non può dare la utilizzazione dell’edificio “come sede della adunanze del Consiglio Comunale e dei gruppi consiliari”, che consentirebbe, con notevole aggravio di spese, una apertura e funzionalità di pochi giorni al mese e poche ore al giorno.
Arriva, intanto, la notizia che la Provincia chiede che la Regione acquisti l’immobile della Banca d’Italia e che vi alloghi Sviluppo Italia. Significa che non si costruirà più il palazzo degli Uffici Regionali? O sarà un diversivo per costruirlo comunque? Ma perché non dice nulla il Presidente della Giunta Regionale e non dicono nulla i nostri rappresentanti regionali e i nostri parlamentari? E perché non dicono nulla i sindacati, la Confesercenti, la Confcommercio e i coraggiosi commercianti che ancora operano in via del Corso e in Piazza Vittorio Veneto?
Giuseppe Pace, presidente del CIACP
Giovanni Caserta, responsabile culturale del CIACP