Sette sagome e una persona in carne e ossa, Tito Di Maggio. La politica si può raccontare anche così. Erano partiti in tre, ma è stato il primo a lasciare il Palazzo di Via Aldo Moro, sciogliendo il “patto” con gli alleati. Domenica 13 dicembre presso il Cinema Comunale di Matera l’imprenditore Tito Di Maggio, già assessore comunale alle attività produttive al Comune di Matera dopo aver raggiunto un accordo personale al ballottaggio con le civiche di Saverio Acito e il candidato del PDL Nicola Buccico ha incontrato i cittadini per discutere sul tema “Due anni di giunta comunale a Matera – Tutto quello che avreste dovuto sapere”. Naturalmente non poteva esserci il pubblico che ha occupato tutte le poltrone del Cinema e anche parte della zona antistante il palazzo dell’Annunziata come era accaduto per Buccico ma in ogni caso Di Maggio ha raccontato ai pochi spettatori presenti (e tra questi anche l’ex vicesindaco Acito, l’assessore Plati e alcuni consiglieri di maggioranza e di opposizione) la sua verità sulle motivazioni che hanno determinato le dimissioni di Buccico. Si parte da una premessa. “A me non piaccioni nè i furbi nè i fessi. E quando il sindaco Buccico ha deciso di allearsi con le liste civiche evidemente aveva fatto i suoi calcoli, determinati dal risultato ottenuti al primo turno, sia dalla sua coalizione che si è attestata al 28% sia dalle civiche con il 30%, risultato poi confermato al ballottaggio. Preciso inoltre che chi aveva interesse a presentarsi al ballottaggio senza simboli di partito eravamo io e Acito e non certamente Buccico. Ed è stata nostra la decisione di non portare i rappresentanti nazionali dei partiti in questa città. Io non rimpiango nulla del 2007, sia chiaro. Rifarei le stesse cose e a chi mi ha definito un traditore posso rispondere che il mio obiettivo era quello di rompere un centro di potere che aveva ammorbato la città negli ultimi quindici anni. I miei amici lo sapevano. Il nostro cammino è cominciato a Valle Rita (un agriturismo nei pressi di Montescaglioso). Ci siamo ritrovati con Buccico e Acito per definire la nuova giunta e già in quella occasione mi sono reso conto che il patto non sarebbe stato rispettato perchè sono arrivate pessioni da parte dei partiti che chiedevano visibilità. In realtà già un impegno era stato disatteso. A Valle Rita è stato deciso che in occasione del primo consiglio comunale il consigliere più votato, che alla fine è risultato Maridemo Giammetta, sarebbe diventato il nuovo presidente del consiglio comunale. Invece non è andata così. Sul numero degli assessori avevamo chiesto di garantire la rappresentatività degli eletti e quindi di far passare la giunta da otto a dieci ma Buccico ha detto che il mio assessorato alle Attività Produttive era espressione delle liste civiche. Avevamo proposto l’avvocato Raffaello De Ruggieri alla cultura e il professore Amerigo Restucci all’urbanistica per rispettare il concetto della giunta di alto profilo ma nemmeno su questi nomi abbiamo avuto riscontro. Il sindaco, molto giuggerellone nei rapporti personali, ha preferito conservare la delega alla cultura negando quindi alle civiche quella rappresentatività richiesta. Ma era solo l’inizio e Acito mi diceva di stare tranquillo perchè i problemi sarebbero stati risolti. E così siamo entrati nel palazzo comunale, dove abbiamo trovato veramente le macerie. Mancavano i punti di riferimento, le linee guida e ho notato che all’interno del Comune ci sono tante persone per bene, moltissime che sfiorano l’eccellenza e un bel po’ di fannulloni. Il problema è che i fannulloni hanno diritto di parola e le eccellenze sono accantonate. Con Acito ci siamo resi conto che la macchina comunale andava riordinata e abbiamo chiesto di rivedere le deleghe dei vari settori, partendo dai dirigenti. Ma si rimandava sempre. Per quanto mi riguarda come assessore sono riuscito a fare la revisione del regolamento per l’occupazione del suolo pubblico e i risultati si sono visti in estate ma onestamente non era questo l’obiettivo del mio impegno amministrativo. Le attività produttive non riguardano solo il commercio e le questioni di affrontare erano tantissime. Per questo avevo chiesto un dirigente e un segretario per il mio assessorato. Ho avuto in prestito solo un dirigente part-time prevato da un altro ente, il quale dopo aver verificato l’inutilità del nostro ufficio è andato via. Sui dirigenti è evidente che Tomaselli, Gravina, Pepe e Onorati non potevano svolgere tutto il lavoro che si presentava ogni giorno in Comune ma in ogni caso sono state fatte anche cose interessanti da questa amministrazione. Penso al bando per i dirigenti, al quale hanno partecipato molte intelligenze di questa città che il sindaco non ha comunque preso in considerazione. Racconto due aneddoti che poi sono stati determinanti per rassegnare le dimissioni: un giorno mi chiama il sindaco e mi chiede per quale motivo mi ero permesso di offendere un dirigente. Io ho risposto dicendo che riferire ad una persona che non sa fare un suo lavoro non vuol dire mancarle di rispetto. Adesso in questo periodo di “vacatio” sto notando che molti dirigenti pensano di poter tornare a fare politica all’ìnterno del Palazzo di Città.” Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il motivo per il quale Di Maggio ha deciso di uscire dalla giunta è legato al suo impegno per spostare il mercato di San Giacomo. In una dichiarazione rilasciata alla stampa Di Maggio aveva garantito che il mercato sarebbe stato spostato in sette-otto mesi.” Buccico lo avrebbe chiamato per invitarlo a dimettersi altrimenti lo avrebbe cacciato lui. “Io ancora oggi mi chiedo perchè Gigi Benevento, professionalità stimata a livello nazionale, non è stato promosso dirigente dell’ufficio commercio anche a Matera. Il mercato, come sanno i cittadini, è ancora lì e se e vero che le procedure per spostarlo non sono semplici se ci fosse stato maggiore impegno avremmo portato a termine questa operazione. Il problema è che Buccico agiva con la filosofia del “dividi et impera”. Certo, non posso dire che è stato tutto nero con lui ma che Buccico ha fatto meno di quello che poteva e doveva fare. Tra le cose positive cito la stabilizzazione dei precari e il nuovo bando per la raccolta dei rifiuti. Anche qui voglio sottolineare l’impegno dell’assessore Casino, che si alzava ogni giorno alle quattro di mattina per contribuire ad una migliore gestione del servizio da parte delle due ditte che in precedenza lavoravano a Matera. Ora che sono arrivate queste due aziende del Nord, la città dovrebbe adeguarsi agli standard per la raccolta differenziata. Che dire: mi dispiace che sia finita così questa esperienza amministrativa, perchè si è dilapidato il patrimonio che si era riusciti a mettere insieme e mi preoccupa ora l’aria che si respira in città.” Poi Di Maggio arriva al cuore del problema, quello che ha determinato la fine della governo Buccico. Il mattone. Di Maggio conferma quanto dichiarato da Buccico e cioè che la sua giunta aveva ereditato un regolamento urbanistico dalla giunta Porcari che il sindaco non gradiva. Il problema è che in assenza di un regolamento urbananistico gli imprenditori non possono ottenere licenze per costruire e sappiamo bene che in un periodo di crisi l’edilizia riesce da sempre a svolgere un ruolo fondamentale per l’economia di un territorio. Perchè, mi chiedo, non si può trattare con gli imprenditori? Buccico non può dire che lo hanno fatto fuori i poteri forti perchè se approvava il regolamento urbanistico sarebbe ancora lì a governare. E’ vero che il gatto siete voi cittadini ma i topi continueranno a ballare se non si mettono i paletti sull’urbanistica. Non credo che Buccico si sia suicidato con le civiche, credo piuttosto che abbia fatto il sindaco grazie a loro. Io non ho detto, come ha interpretato Pasquale Doria della Gazzetta del Mezzogiorno, che il sindaco si doveva cacciare ma semplicemente penso che Buccico non sia idoneo a fare il sindaco di questa città. Non c’è niente di male a dire questo, voglio dire che Buccico non aveva la vocazione da sindaco. Adesso dobbiamo recuperare il senso comune e sopratutto capire se in questa città si vuole perseguire l’interesse generale o quello delle poltrone.” Poi Di Maggio allarga gli orizzonti e spara a zero anche sulla politica regionale. “Io sono a Matera da dodici anni e mi chiedo perchè questa città non esprime quello che appare. Ma lo stesso discorso vale per la Regione. Come mai un territorio così ricco ha indici così bassi a livello nazionale? Tornando a Matera ricorda che la città si è candidata a capitale europea della cultura nel 2019. Ma per vincere questa sfida che vede in gara altre città importanti come Palermo Venezia e Agrigento occorre umilità e senso di responsabilità. La città deve crescere e io resto ottimista ma credo che dobbiamo impegnarci tutti “con e al di fuori dei partiti”, che restano gli strumenti per mediare dall’interesse generale a quello particolare. Devo dire anche che in questa città c’è molta cattiveria. In estate ho letto un libro che descriveva la cattiveria come una forma di indolenza, che spinge a non fare nulla per cambiare le cose. Invece io credo che ci sia molto da fare e tornando al 2007 quella esperienza va immaginata ad uno spettro più ampio. Mi auguro che chi ha responsabilità possa dare un segnale per i prossimi appuntamenti elettorali, nell’interesse esclusivo della città di Matera”.
(Nella foto in alto l’incontro al Cinema Comunale con l’ex assessore comunale Tito Di Maggio in compagnia delle sagome che rappresentano i componenti della giunta Buccico, nella foto Di Maggio con Buccico e Acito).