Nei giorni scorsi gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Matera, Comando Stazione di Scanzano Jonico, hanno rilasciato nel mare di Policoro, presso il Circolo Velico Lucano, un raro esemplare di tartaruga marina “Caretta caretta” già registrato dal servizio CITES del Corpo Forestale dello Stato. L’animale, che appartiene ad una specie in via di estinzione, era stato ritrovato alcuni mesi fa dal personale del Circolo Velico di Policoro.
Al momento del ritrovamento la tartaruga era in pessime condizioni e sottopeso (appena 25 kg). E’ stata visitata e controllata da veterinari ed esperti biologi che hanno rinvenuto nello stomaco dello sfortunato rettile vari ami da pesca, del filo spinato ed altri arnesi che avevano messo in repentaglio la vita dell’esemplare.
Dopo un intervento chirurgico ed accurate e premurose cure, l’animale ha riacquistato peso e si è perfettamente ristabilito.
È stato così possibile liberare la tartaruga nel mare di Policoro, restituendola al suo habitat naturale dopo averla dotata di una targhetta metallica di riconoscimento apposta dal Corpo Forestale.
Al momento del rilascio in mare la tartaruga pesava poco più di 35 chili.
Il Corpo Forestale dello Stato è sempre attento al recupero di esemplari in via d’estinzione grazie alla continua attività di salvaguardia e monitoraggio delle tartarughe marine del nostro mare ed i risultati ottenenti in questi anni sono decisamente incoraggianti.
Dal 1973 le tartarughe di mare, insieme ad altre specie a rischio di estinzione sia animali che vegetali, sono protette dalla Convenzione internazionale di Washington (Cites), che ne vieta la cattura, il prelievo, la detenzione ed il commercio. Chi commercia, preleva o detiene illegalmente sia le specie protette che parte di esse come le tartarughe marine è punito con l’arresto da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 12 mesi e con l’ammenda da 15 milioni a 200 milioni. Se si notano a pelo d’acqua delle tartarughe non vuol dire che sono ferite o in difficoltà ma in quanto rettili hanno bisogno di caldo e di ossigenarsi per cui risalgono spesso in superficie. Solo se si evidenziano dei sacchetti di plastica o lenze da pesca che fuoriescono dalla bocca o ferite del carapace devono essere recuperati.
Questi affascinanti animali, appartenenti alla famiglia dei Chelonidi provengono dai mari tropicali e subtropicali, dall’Oceano Atlantico, Pacifico, Indiano e dal Mediterraneo. Nonostante si tratti di tartarughe “comuni”, la loro specie è in notevole pericolo. E’ uno dei rettili più minacciati di estinzione: solo nei mari italiani è stato calcolato che negli ultimi 30 anni ne siano stati uccisi oltre 24.000 esemplari.
Le tartarughe “Caretta caretta” arrivano a misurare fino a 120 centimetri di lunghezza e a pesare oltre i 350 chili. Il maschio si distingue dalla femmina in quanto è più piccolo, ha la coda più lunga e le unghie delle natatorie posteriori più sviluppate. Si nutrono per lo più di molluschi e crostacei.
La deposizione delle uova avviene ogni 2/3 anni, di regola alla fine di giugno, su spiagge disabitate, in genere al di sopra della linea di battigia, di sera, di notte o all’alba. La femmina depone, in una buca profonda dai 40 ai 74 centimetri e larga circa 25, da 60 a 200 uova nel tempo di un’ora. I piccoli nascono nel giro di 6/8 settimane e misurano sui 5 centimetri.
Il Corpo Forestale dello Stato è l’organo di polizia deputato al controllo Cites, cioè alla salvaguardia ed al monitoraggio degli animali o parti di questi in via di estinzione.