Il presidente dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Matera, Ferdinando Izzo, in una nota esprime alcune riflessioni sulle scelte relative alla campagna vaccinale che hanno trascurato la categoria degli avvocati. Di seguito la nota integrale.
Esattamente un mese fa ricevevamo dalla ASM una nota con cui veniva comunicata la intenzione di sottoporre a vaccinazione tutti gli operatori del settore giustizia del circondario (magistrati, avvocati e personale amministrativo). Al netto delle persone già vaccinate e degli astensionisti, erano necessarie alcune centinaia di dosi di vaccino e due o tre giorni per la somministrazione. Nessuna grande operazione di difficile realizzazione Solo un po’ di buona volontà ed organizzazione. Ovviamente si sono registrate delle opinioni discordanti ma la ASM ha mantenuto la decisione, apprestando un indirizzo mail dedicato per ricevere le adesioni degli avvocati e superare le eccezioni dei sofisti della privacy che sostenevano che il COA non potesse trattare questo dato sensibile (si badi bene il COA avrebbe ricevuto solo la disponibilità dell’iscritto ad aderire alla campagna vaccinale, ma non avrebbe mai avuto notizia se lo stesso si fosse effettivamente sottoposto alla vaccinazione). Comunque, superato con concretezza e rapidità il solito problema formale che oramai affligge le nostre società civili, si sono mobilitati centinaia di professionisti che hanno, molto responsabilmente, aderito.
È seguito un incomprensibile silenzio dell’Ente che si associava a incontrollate notizie di stampa ed il COA ha pensato di fare chiarezza con la nota sopra riportata e pubblicata, come tutta la corrispondenza relativa alla questione, sul nostro sito, vista la rilevanza che aveva per la categoria ed il dovere di tenerla costantemente aggiornata.
Sono trascorsi ben nove giorni e non abbiamo ricevuto alcun riscontro, mentre apprendiamo che sono state somministrate vaccinazioni ad altri settori della P. A. che, con tutto il rispetto per il ruolo che rivestono, non sono meno importanti del servizio giustizia, ritenuto “essenziale” per legge.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Ieri, in un solo giorno, bloccata l’operatività della Procura e dell’Ufficio Gip e speriamo che ci si fermi lì.
Forse un po’ di lungimiranza avrebbe consentito di mantenere le decisioni assunte, evitare di coinvolgere inutilmente centinaia di professionisti per poi chiudersi in un inspiegabile silenzio e ottenere il risultato concreto, visto il tempo inutilmente perso, di poter raggiungere una diffusa bonifica di un settore non certo meno indispensabile di quelli già sottoposti al vaccino.
Non si trattava di saltare la fila, come qualcuno polemicamente ha lasciato intendere, o voluto insinuare per giustificare l’intento abortista nutrito verso l’iniziativa, ma soltanto di evitare che un settore indispensabile potesse andare improvvisamente in tilt.
Non si trattava di togliere dosi a fragili o anziani ma di comprendere che, se nel tribunale, luogo di quotidiana aggregazione, circolano in maggioranza persone non vaccinate, il rischio di diffondere il contagio è altissimo, per le modalità stesse in cui si svolge il nostro lavoro.
Quindi una gestione virtuosa avrebbe reso compatibili le urgenze versi i fragili e gli anziani con una somministrazione in una unica occasione di tutti gli operatori della giustizia.
Era questo quello che si chiedeva, sicuri che ciò avrebbe garantito non solo serenità negli uffici, ma anche contribuito concretamente a interrompere la catena del contagio in tutta la provincia, vista la diffusa provenienza territoriale dei soggetti interessati.
I fatti di ieri forse stanno dando ragione a questa previgenza e sottolineano gli errori di chi non ha avuto la capacità di saperla governare.
Gli avvocati continuano oggi ad assicurare, insieme a magistrati e personale di cancelleria, un servizio costituzionale, ma tornando a casa trovano il proprio consorte che, dipendente amministrativo della ASM, dipendente comunale o dipendente del Ministero dell’istruzione, o di chissà quale altro Ente, hanno già, previdentemente, ricevuto la loro dose di vaccino.
E poi li si accusava, senza alcun seguito, di aver voluto “saltare la fila”.