Basilio Gavazzeni: “Se guerra è all’azzardo sia vera guerra”. Di seguito la nota integrale
La Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II che, nella prevenzione e nel contrasto dell’infame pratica, raduna 36 Fondazioni dello stesso genere sparse in tutta Italia, sta preparando il suo Convegno Nazionale. È probabile che lo celebrerà a Palermo fra la prima e la seconda decade di novembre. La città simbolo della Sicilia lo ambisce.
Nel Consiglio di Amministrazione della Consulta, di cui sono membro quale vicepresidente, è in corso una riflessione sul tema da proporre a coloro che converranno, prima di tutto ai presidenti associati, poi agli alti rappresentanti delle Istituzioni insieme alle persone sensibili di una città così rappresentativa.
Per parte mia, avevo suggerito di affidare la “lectio magistralis” a Leonardo Becchetti, perché, sicuro e perspicuo teorico dell’Economia Civile, inquadrasse la problematica delle Fondazioni Antiusura in una visione più ampia e illuminata. Purtroppo lo studioso ha fatto sapere di non potersi rendere disponibile. La Fondazione Antiusura Ss. Mamiliano e Rosalia di Palermo insiste che all’attenzione dei partecipanti sia offerta una rilanciata trattazione dell’azzardo, sulla sua cangiante realtà e sui possibili percorsi di riscatto. Senza dubbio l’indicazione palermitana è un grido di dolore da non sottovalutare difronte al traboccamento del fenomeno in Sicilia.
Nei Convegni la Consulta delle Fondazioni Antiusura non ha mai scansato l’argomento dell’azzardo. L’ha discusso approfonditamente ancora pochi mesi fa in una partecipata consultazione online. Dagli inizi della sua storia la Consulta ha invitato il sociologo Maurizio Fiasco a darsi anima e corpo allo studio dell’azzardo. Lui, divenutone lo specialista più autorevole, da anni regolarmente e con discrezione è Maestro nei nostri Convegni.
Purtroppo l’adagio “ab assuetis non fit passio” incombe anche sulle esperienze migliori. Maurizio Fiasco è stato riudito molte volte e, tuttavia, lo studioso, la cui competenza è stata premiata dal Presidente della Repubblica, non appare per nulla una campana rotta, non è mai stato ripetitivo, costringendosi quotidianamente a misurarsi con le inesauribili invenzioni dei maghi al soldo dell’azzardo ormai industriale. Non si può pensare di far a meno della sua consulenza.
Forse sarebbe meglio ammettere che l’azzardo, come del resto l’usura, moltiplica tali montagne di sapone davanti ai cavalieri che lo combattono, da incutere loro la nausea, scoraggiarne il fervore e indurli a volgere altrove lo sguardo.
In realtà, diversamente che in un passato non lontano, oggi di azzardo si parla con una larghezza che quasi supera l’interesse per la droga. Forse se ne parla troppo. Passi che qualcuno poco attento alle trappole linguistiche si ostini a discorrere di “gioco d’azzardo” e di “ludopatia”, quando correttamente bisognerebbe dire “azzardo” e “azzardopatia”, restituendo all’innocente gioco il suo cielo libero. Da tempo mi è venuto il sospetto che tanto parlare di azzardo sia funzionale a speculazioni e che, come accadde nella seconda metà del secolo scorso con certe concioni e bandierine scolastiche contro la droga, si finisca con lo slargare la strada al tristo fenomeno che si professa di contrastare.
Questa opinione scandalizza molti volontari antiusura, ma non me la rimangio. Soprattutto perché mi è capitato non poche volte di misurare l’ingenuità di sventati e presuntuosi volontari antiazzardo.
Agli algoritmi preposti alle mietiture dell’azzardo, di anno in anno in crescita esponenziale, si deve contrapporre un’ermeneutica ben fornita di informazioni e di scaltrezza, innovata e lungimirante. Occorre contemporaneamente smuovere decisioni politiche di efficace responsabilità come finora non abbiamo osato.
Mettere l’azzardo a tema in quel di Palermo nella maniera più completa possibile, richiamare con forza a un dovere in sostanza riferibile alla Costituzione non un Ministro o un Sottosegretario, ma l’intero Governo, appellarci con coraggio al Presidente della Repubblica e perfino al Papa, frenerebbero le prevaricazioni dell’azzardo e scuoterebbero la coscienza di coloro che da questa testa di Medusa sono impietriti. Esca dal Convegno un essenziale e chiaro Manifesto anti-azzardo che dovrebbe essere divulgato e divenire il punto di riferimento di ogni entità lealmente schierata in campo.
Se a tale tema dovrà essere dedicato il Convegno palermitano, bisogna mettersi già in moto. La Consulta non dimentichi di essere stata la prima a denunciare l’azzardo. Da protagonista aggreghi coloro che sono già impegnati e solleciti quelli rimasti finora indifferenti. Maurizio Fiasco sia incaricato di produrre una relazione inappuntabile per completezza e sapienza, da mettere nelle mani dei convegnisti. A lui il compito di elaborare un Manifesto chiaro e appassionato. Gli amici di Palermo non manchino di recare la loro testimonianza di frontiera. Si vegli sul pericolo di predazione da parte di soccorritori interessati. Contro l’azzardo tuoni una vera guerra di liberazione che, grazie a Dio, non implica spargimento di sangue.
Di seguito la risposta all’intervento di Basilio Gavazzeni da parte di Maurizio Fiasco, il grande esperto del fenomeno dell’azzardo.
Carissimo Padre Basilio,
nel tuo articolo esorti ad avere il coraggio intellettuale e morale di innovare i concetti che ci guidano.
In altri termini, spingi a essere ben vigili a che la prassi, pur seguita con buoni risultati e per molto tempo, non si risolva in una non voluta conferma di una realtà – sia l’usura o sia l’azzardo dilaganti – che umilia la persona umana e concorre a stravolgere tante vite in famiglia e in generale nella società.
Occorre osservare le insidie, che derivano da metodi più raffinati adottati dal mondo degli speculatori finanziari e nella progettazione industriale di lotterie, slot machine, azzardo online.
Tra l’altro (ecco una nuova pagina sulla quale ragionare) il boom dell’online sta tirando la volata per la crescente monetizzazione dei videogiochi (sì, quelli che simulano sfide sullo schermo luminoso del computer) praticati dai minori, e anche nella più tenera infanzia. (Ti farò avere in proposito un breve articolo tecnico).
Due progetti industriali che convergono: quello dell’azzardo esplicitamente inteso e quello dei videogames interattivi e svolgentesi nella rete internet.
E non esistono regole formali a tutela della persona né verso il gambling né verso il gaming.
Vi è stata una evoluzione tecnologica (si possono contare 6-7 stadi) e ne risulta un modello di business ormai impattante sull’età evolutiva.
Oltre all’azzardopatia, dunque, tutto questo processo muove a produrre delle lesioni nell’apparato neurologico degli stessi bambini, come descritto accuratamente e con passione scientifica ammirevole dalla prorettrice dell’Università di Padova, Daniela Lucangeli. Fulgido esempio di incontro tra una biografia di ricerca eccellente e una Fede operosa.
Ecco dunque che lo strumento mortale per bruciare le promesse della solidarietà competente – contro il prestito giugulatorio e contro la dissipazione di umanità nel vortice di scommesse e puntate di denaro – è la sostituzione con versioni banali e improvvisate: proprio quel “parlare d’azzardo” che lucidamente individui essere “funzionale a speculazioni e che, come accadde nella seconda metà del secolo scorso con certe concioni e le bandierine scolastiche contro la droga, si finisca con lo slargare la strada al tristo fenomeno che si professa di contrastare”.
Più brutalmente vi è un’evidenza sconcertante: dal 2016 sono stati spesi 200 (dicasi duecento) milioni di euro di fondi governativi per le “cure”, ma sono diminuiti drasticamente gli accessi ai servizi territoriali.
Nonostante la Corte dei Conti lo abbia richiesto (dal dicembre 2021…) il ministero della Salute non raccoglie i dati sulle persone effettivamente seguite.
Per esempio, in complesso nella Regione Lazio risultano ai centri per le dipendenze circa 600 cartelle cliniche di azzardopatici (ma non è dato sapere quanti effettivamente seguiti) e l’amministrazione ha impegnato ben 15 milioni di euro nel quinquennio! Nell’Umbria, per contro, le persone in contatto con i SERD sono circa 750, ma a fronte di una popolazione di poco meno di 900mila residenti…
A cosa sono servite tutte queste somme in bilancio? Quante iniziative dilettantesche e fuori bersaglio sono state beneficiate?
Insomma, come già per la droga si è creato un ambiente inquinato da organismi autoreferenziali, mossi dalla possibilità di accedere ai fondi pubblici, prima che dalla vocazione a assistere le persone.
Ed infatti (parlo per esperienza diretta) ogni volta che una famiglia mi raggiunge per sapere dove indirizzare un congiunto azzardopatico, devo consultare la mia rubrica e cercare un contatto personale, ovvero parlare con quel clinico che ben conosco qual operatore competente, dotato di scienza e umanità. Purtroppo ancora rara avis.
Se ancora è presente una voce seria contro l’usura e l’azzardo è anche perché le nostre Fondazioni e la loro Consulta hanno rappresentato un’eccezione positiva: grazie al fatto che nel complesso hanno mantenuto sia il tratto della gratuità sia la coscienza di una missione di promozione umana.
Forse però si sta attenuando la memoria che si deve a cinque Pastori della Chiesa se la società italiana, ormai oltre trent’anni fa, prese coscienza di una sofferenza di massa (l’usura come prestito di sussistenza) e di un’alterazione gravissima dei rapporti sociali, nel seno delle imprese, come delle famiglie, dapprima nel Mezzogiorno e in seguito reso evidente nelle 20 regioni.
L’Italia ha attraversato nei decenni almeno quattro grandi e sconvolgenti congiunture economico-finanziarie: ma l’esclusione sociale per i debiti da contrastare non è entrata che a tratti nell’agenda degli impegni istituzionali.
Così continua a risultare per il gioco d’azzardo, dove la forza dei trust industriali è soverchiante al punto che è riuscita a mettere a tacere i rappresentanti eletti in Parlamento, per quindi foraggiare non poche di quelle iniziative di “sventati
e presuntuosi volontari anti-azzardo”.
Il compito di questi ultimi è saturare lo spazio della pubblica opinione, per l’appunto, con frasi fatte, obiettivi futili, grida inefficaci: in pratica facendo terra bruciata attorno alle entità che si giovino di “un’ermeneutica più dotata di informazioni e di scaltrezza”, per “contemporaneamente smuovere decisioni politiche di efficace responsabilità come finora non abbiamo osato”.
Carissimo Padre Basilio,
non sarà facile far comprendere, anche alle persone che più stimiamo e alle quali vogliamo bene, la raffinatezza della operazione “stabilizzatrice” che l’industria dell’azzardo sta conducendo.
Anche tra i cattolici (qualcuno di loro ignora la vigorosa osservazione di Papa Francesco nel 2017) vi è stata adesione alle generose sovvenzioni della Holding Lottomatica: ieri a un dipartimento della Cattolica di Milano e al Meeting di Rimini; oggi al Policlinico Gemelli, in questo caso con erogazioni monetarie dirette e con migliaia di giornate di formazione, retribuita, che i medici e gli psicologi della sua struttura svolgeranno ai gestori delle sale e dei bar con le slot machine, le lotterie, con i bingo e le scommesse ecc.
Se a Palermo, nell’Assemblea della Consulta, si riuscirà a ragionare anche con i concetti che proponi, ne deriverà lo sviluppo rigoroso e concreto di un Manifesto anti-azzardo, sostenuto da tesi anche di evidenza scientifica.
Penso che potremo di nuovo contare su quel dono anche di liberazione dall’ottusità che la lettura del Vangelo ci rinnova ogni giorno.
Ti abbraccio e ti sono profondamente riconoscente
Tuo Maurizio