Non si può parlare di violenza sessuale tentata e non portata a compimento nel caso in cui, solo per la resistenza opposta dalla vittima, il bacio che si voleva a forza imprimere sulla bocca della parte lesa finisce invece sulle guance.
Lo sottolinea la Cassazione.
Gli ‘ermellini’ hanno infatti accolto il ricorso del Procuratore generale di Genova contro lo sconto di pena fatto a un medico – già condannato per precedenti dello stesso tipo a due anni di carcere dalla Corte di Appello di Firenze – che aveva chiuso la porta della stanza dove si trovava l’infermiera che lo aiutava negli interventi chirurgici, e aveva preso tra le mani la testa della donna cercando di baciarla sulle labbra. Solo la pronta torsione della donna aveva evitato che le mire del dottore, originario della Basilicata, andassero a segno.
In primo grado, il camice bianco, oggi sessantatreenne, era stato condannato dal Tribunale di La Spezia, nel settembre 2019, per violenza sessuale consumata, seppur di lieve entità, a una pena di un anno e otto mesi di reclusione.
Dopo, però, la Corte di Appello di Genova – sentenza del 12 ottobre 2021 – aveva ridotto la condanna a soli sei mesi e 20 giorni con sospensione condizionale della pena, reputando che il fatto commesso dal medico “non avesse integrato il reato di violenza sessuale ma solamente l’ipotesi tentata di esso”.
Contro questo sconto, il Procuratore generale del capoluogo ligure ha protestato in Cassazione facendo presente che “anche il semplice bacio dato sulla guancia della persona offesa, laddove questa non sia consenziente, integra gli estremi del delitto di violenza sessuale consumato e non solamente tentato, avendo la condotta dell’imputato interessato una zona erogena del soggetto passivo del reato ed essendo la condotta posta in essere chiaramente finalizzata a compromettere il bene della libertà sessuale”. Gli ‘ermellini’ hanno condiviso la tesi del Pg di Genova di disposto l’annullamento con rinvio della sentenza con lo sconto per una nuova valutazione del caso.