Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Consigliere dell’Associazione Coscioni: “Altro che Imma Tataranni, la giustizia lucana è da tempo una fiction”. Di seguito la nota integrale.
Altro che “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”! Gli sceneggiatori di Rai 1, anziché ispirarsi ai romanzi di Mariolina Venezia, avrebbero potuto trarre materiale per alcune centinaia di puntate da una realtà che supera di gran lunga la più sfrenata fantasia. “La giustizia lucana diventa una fiction”? Sbagliato, la giustizia lucana è da tempo una fiction e nei Palazzi di Giustizia di Potenza e Matera i muri, evocati ed invocati dall’ineffabile Ministro Alfonso Bonafede, sono crollati da tempo.
Se davvero volete raccontarci la giustizia lucana, amici di Rai 1, allora dovreste occuparvi della patente situazione di incompatibilità ambientale in cui si trovano alcuni magistrati, che prestano servizio a Matera e Potenza, e tra questi un collega della Tataranni: il dr. Salvatore Colella. Se davvero volete raccontare la giustizia lucana, raccontate del magistrato ignoto che avrebbe dovuto ricoprire la carica di assessore alla Sanità se il partito del Ministro Bonafede avesse vinto le regionali del marzo 2019.
Mi dicono che “tra un’udienza e l’altra”, nei poco austeri corridoi del Palazzo di Giustizia di Matera, gli addetti ai lavori si interrogano su chi sia il magistrato che ha ispirato la Venezia. Meno male che non accade il contrario – verrebbe da commentare – e cioè che tra una discussione e l’altra si faccia anche qualche minuto di udienza.
Personalmente, più che chiedermi chi abbia ispirato il personaggio della Tataranni, vorrei sapere dal CSM e dal Ministro Bonafede chi è quel magistrato che improvvidamente si è prestato, qualche mese fa, a una operazione a dir poco indecente. Vorrei poter discutere e riflettere su quel che andava affermando il buon Calamandrei: “È arduo codificare l’indipendenza. Occorrono certo la terzietà e l’imparzialità ma occorre anche che terzietà e imparzialità siano assicurate sotto il profilo dell’apparenza”.
No, non avvertivamo la necessità di una fiction anestetizzante in cui si creano inesistenti eroi.