L’abolizione della prescrizione va contro i diritti dei cittadini. E’ quanto affermato nel corso di una conferenza stampa promossa in mattinata dal presidente della Camera Penale di Matera, Michele Porcari e dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Matera, Nicola Rocco. “Congelare la prescrizione dopo la sentenza di primo grado – ha dichiarato Rocco – è una follia anche perchè quasi il 64% dei processi si prescrive nella fase preliminare e quindi le motivazioni per cui il governo M5s-Lega intende avviare questa riforma non reggono, perchè è un falso problema quello sollevato. La realtà è che invece con l’abolizione della prescrizione si allungheranno ancora di più i tempi di durata del processo”.
Michele Porcari, neo presidente della Camera Penale di Matera, non ha dubbi: “I soggetti penalizzati da questa riforma sarebbero tutti i cittadini, quelli imputati e quelli che hanno subito danni dagli imputati. Non vogliamo passare per coloro che dicono no all’abolizione della prescrizione perchè si vogliono difendere i delinquenti. L’abolizione della prescrizione allungherà i tempi dei processi. Per esempio il processo per il reato di violenza sessuale si potrà concludere anche dopo 25 anni, mentre ci vorranno 18 anni per dirimere le accuse per corruzione e omicidio colposo. Il governo avrebbe dovuto lavorare per una vera riforma della giustizia, che mira a ridurre i tempi dei processi a 5 anni. In Italia un processo ha una durata media di 5 anni. Ma la Corte di Giustizia Europea ha imposto all’Italia l’entrata in vigore della legge Pinto che impone il risarcimento ai processi che durano di più di 6 anni. In Italia ci sono 346 mila processi che hanno superato i 6 anni. C’è dunque una contraddizione evidente tra la proposta dell’attuale governo di abolire la prescrizione, che allungherà inevitabilmente la durata dei processi e questa legge dello Stato già in vigore. Un Governo che vuole quindi far entrare in vigore una legge dello Stato che va contro un’altra legge della Stato. E’ evidente che l’abolizione della prescrizione non serve a dare giustizia alle famiglie delle vittime dei reati, perchè una giustizia che arriva dopo 15-20 anni è una giustizia negata, ammesso che i familiari delle vittime siano ancora in vita. E come dire: se non siamo in grado di curare il paziente lo ammazziamo così il problema è risolto. Sulla giustizia si gioca la credibilità di uno Stato moderno e la sua autorevolezza nei confronti dei cittadini. Ecco perchè il governo dovrebbe lavorare per una vera riforma della giustizia, che consentirebbe di aumentare il pil del 2,5% e di creare altri 150 mila posti di lavoro. Per contestare l’abolizione della prescrizione l’Unione delle Camere Penali Italiane ha dichiarato lo sciopero degli avvocati penalisti dal 20 al 23 novembre”.
Michele Capolupo
Marinica Cimadomo, responsabile regionale del Dipartimento Giustizia Fratelli d’Italia: “Al via la riforma della prescrizione, gli avvocati penalisti si asterranno dalle udienze dal 20 al 23 novembre”.
La norma che prevede lo stop della prescrizione dopo il primo grado del processo entrerà in vigore a gennaio 2020, con il ddl anticorruzione, dopo l’approvazione della riforma del processo penale.
La prescrizione è una causa di estinzione del reato decorso un lasso di tempo variabile a seconda della gravità del reato stesso.
È un limite al potere punitivo dello Stato, una garanzia per l’imputato che non può essere punibile a vita e dev’essere garantito da una sentenza tempestiva oltre che giusta.
Ci apprestiamo, quindi, ad assistere ad una sorta di rivoluzione della legalità.
Accantonata la risonanza demagogica presso l’opinione pubblica, la proposta rischia di violare il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, volta a “scaricare” sull’imputato qualsivoglia inefficienza del sistema giustizia.
La prescrizione è la perfetta sintesi tra principio dell’economia processuale e ragionevolezza giuridica.
L’abolizione della prescrizione allungherebbe oltre ogni limite i processi penali, autorizzando i magistrati a rinvii destinati a perdersi nella notte dei tempi.
Di poco pregio appare l’assunto in base al quale gli avvocati “giocano” con la prescrizione. Il 70% dei reati si prescrive nella fase delle indagini, laddove gli avvocati non godono di nessun potere di intervento.
Il Dipartimento Giustizia FdI Basilicata ritiene che la riforma della prescrizione costituisca la inutile e gravissima soppressione di un importante istituto di garanzia, volta a trasformare il processo stesso in pena da scontare sine die.
Si auspica piuttosto una riforma atta a incrementare l’organico dei magistrati, carente in tutta Italia ed a potenziare le strutture prive dei più elementari strumenti.
Gli avvocati penalisti si asterranno dalle udienze dal 20 al 23 novembre. Altro stallo, altre agitazioni.
L’auspicio rimane la certezza del diritto.
La fotogallery della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)