Caporalato in Basilicata e Calabria, Amnesty International Potenza: “maxi blitz conferma un sistema di sfruttamento. La Regione Basilicata sblocchi i progetti anticaporalato già finanziati”. Di seguito la nota integrale.
Caporalato e matrimoni di comodo che servivano a far ottenere il permesso di soggiorno agli immigrati. È quanto emerge dall’inchiesta “Demetra” che ha portato a numerosi arresti tra la Calabria e la Basilicata. Sessanta misure cautelari e un decreto di sequestro sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Luca Colitta, su richiesta del sostituto procuratore Flavio Serracchiani. Il blitz è scattato stamattina nella Sibaritide e in Basilicata dove 300 agenti della Guardia di finanza hanno eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Altri 38 indagati sono finiti ai domiciliari mentre per otto di loro è stato disposta l’obbligo di presentazione.
Stando alle indagini, infatti, sono oltre 200 i braccianti che ogni giorno venivano accompagnati sui campi e costretti a lavorare con turni usuranti, condizioni degradanti e senza alcun dispositivo di protezione individuale.
Quando non lavoravano, questi ultimi, vivevano ammassati in strutture fatiscenti procurate loro dagli indagati che, per il servizio, si facevano corrispondere anche una sorta di affitto.
A questo punto è ancora più necessario un immediato intervento delle Regioni Basilicata, Puglia e Calabria per mettere in atto dei progetti anticaporalato già finanziati dall’Unione Europea che ad oggi sono bloccati per motivi non meglio precisati.
Le risorse inserite nel Piano Nazionale Anticaporalato ammontano a circa 70 milioni di euro e alla Basilicata spettano oltre 17 milioni di euro.
Il Presidente della Regione Basilicata, Bardi, in coordinamento con i presidenti di Puglia e Calabria, deve agire immediatamente per sbloccare l’iter di questi progetti. Non ci sono più scusanti, soprattutto di fronte a questi ennesimi e tremendi fatti di cronaca.