Maria Murante, coordinatrice regionale SeL Basilicata esprime alcune considerazioni sul caso giudiziario che ha coinvolto la professoressa Albina Colella. Di seguito il testo integrale.
Vi è all’interno di una parte dei mass media locali una tendenza all’accomunamento di cose che, per loro natura, non dovrebbero – perché non possono – essere messe insieme, pena la gran confusione che ne verrebbe fuori. È successo ancora una volta nel caso giudiziario che ha coinvolto la professoressa Albina Colella.
Sui fatti che le vengono addebbitati si è espressa e continuerà ad esprimersi la magistratura: un terreno su cui sarebbe buona norma aspettare tutti i gradi di giudizio e, soprattutto, non invadere campi che non sono propri alla politica.
Il terreno su cui vorremmo invece esprimere il nostro giudizio è sul metodo mediatico che è stato applicato intorno alla vicenda giudiziaria, finendo per trasformare la condanna – ricordiamolo, di primo grado – intorno a dei fatti specifici in una invalidazione dell’intero pensiero della stessa, soprattutto in relazione alle sue prese di posizione sulla questione petrolifera lucana. L’assioma che se ne è ricavato in questi giorni è: la Colella si è resa responsabile di alcuni atti illegittimi che nulla hanno a che fare con le sue posizioni di merito assunte contro le lobby petrolifere, dunque anche queste prese di posizioni sono censurabili.
Un atteggiamento che non ha riguardato ben altri personaggi dello scenario politico regionale. Ad esempio la Basilicata ha un presidente imputato per reati contro la pubblica amministrazione, ma questo non ha comportato la messa in discussione o la censurabilità a-priori del suo spinto programma pro trivelle. Così come la condanna in appello di un autorevole senatore della Repubblica – già assessore regionale – per reati direttamente legati alla vicenda petrolifera, non ha comportato dubbi, né messo in discussione la legittimità della sua difesa dell’affaire petrolio in Basilicata.
L’impressione è che, pur non volendo cedere ad alcuna teoria complottista, l’impegno della prof.ssa Colella contro le trivelle abbia inciso sul trattamento riservatole da molti, e riteniamo che questo vada stigmatizzato e censurato.