Il comitato lucano ”verità per Luca Ventre” in una nota denuncia l’inaccettabile silenzio da parte delle istituzioni italiane, a cominciare dal Ministero degli Esteri, rispetto alla richiesta di fare luce sulla morte del trentacinquenne Luca Ventre, italiano originario della Basilicata, morto in Uruguay in circostante poco chiare l’1 marzo scorso.
E’ trascorso ormai quasi un mese da quando la salma di Luca Ventre, il 35enne italiano originario della Basilicata, morto in Uruguay in circostante poco chiare, è tornata in Italia. Era il 1 marzo scorso e una settimana dopo sul corpo di Luca è stata effettuata una seconda autopsia (dopo quella effettuata a Montevideo). Attualmente si è in attesa di ulteriori esami e ancora la magistratura non ha disposto la restituzione della salma di Luca alla famiglia.
Sulla vicenda della morte del ragazzo, avvenuta il 1 gennaio scorso dopo che il 35enne si era recato nell’ambasciata italiana a Montevideo, è cominciata una mobilitazione che, di concerto con la famiglia Ventre-Roseti, ha portato alla costituzione del comitato lucano ”Verità per Luca Ventre”. Il comitato è promosso da ANPI, LIBERA contro le Mafie, ARCI, Unione degli Studenti, FILEF, ARCI, Ass. Mega Tolve, Associazione “Giuseppe Tedeschi”, ASSA e AGORAUT, e diversi cittadini e ha avviato una serie di iniziative tese all’accertamento della verità sulle modalità che hanno causato la morte del giovane di Senise (PZ).
Pur rispettando doverosamente il lavoro e i tempi della magistratura, ad oggi il Comitato riscontra un inaccettabile silenzio da parte delle istituzioni italiane, a cominciare dal Ministero degli Esteri, per un caso che prima di tutto dovrebbe essere condannato per la violenza ingiustificata e illegittima che ha caratterizzato gli ultimi istanti di vita di Luca.
Ricordiamo che Luca Ventre arriva nell’ambasciata italiana alle 7 del mattino del 1 gennaio. E vi si reca per chiedere aiuto, perché si sentiva minacciato e voleva accelerare il suo ritorno in Italia. Non trovando nessuno, tenta di scavalcare il cancello per andare via ma viene bloccato da un poliziotto uruguaiano che lo terrà bloccato a terra per oltre 20 minuti, prima di trasportarlo a peso morto, assieme ad altre persone, all’ospedale, dove poi è deceduto.
Come stiamo ripetendo da mesi, ormai, e come anche la stampa nazionale italiana ha raccontato, sono tanti gli interrogativi e i dubbi dai quali, perlomeno, le istituzioni dovrebbero prendere le distanze oltre che avviare accertamenti interni. Perché l’ambasciata italiana, che è suolo italiano, era controllata da forze di polizia non italiane?