Conflitto russo-ucraino, ricorso di tre giovani italiani alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo presentato dagli avvocati Angela Maria Bitonti, Stefano Zacchetti e Matteo Francavilla. Di seguito la nota inviata dai tre avvocati.
“Fornire armi all’Ucraina per colpire il territorio russo sta generando un’escalation del conflitto russo-ucraino”. Tre giovani italiani, sostenuti dagli avvocati Angela Maria Bitonti (Matera), Stefano Zacchetti (Genova) e Matteo Francavilla (Milano), ricorrono alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo perché venga tutelato il loro diritto alla Pace”
Per l’avvocato Angela Maria Bitonti (Matera): “È ora di dare voce ai diritti fondamentali dell’Uomo. Parliamo di quelli inviolabili, che preesistono alla nascita di ciascun individuo. Il diritto alla vita è, ovviamente, il più ampio di tutti, il quale non può essere goduto in un mondo in guerra”. Partendo da questo assunto tre giovani italiani hanno deciso di ricorrere d’urgenza alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU), per difendere il loro diritto a vivere in Pace. Portano innanzi alla Corte Francia, Germania, Polonia, Regno Unito, Danimarca, Olanda e Svezia ovvero i Paesi che hanno autorizzato l’utilizzo di armi – fornite all’Ucraina – all’interno del territorio russo. Situazione che “verosimilmente, potrebbe portare a un coinvolgimento diretto in un conflitto”. Precisa l’avv. Bitonti:
“Queste decisioni potrebbero indurre la Russia ad azioni ritorsive contro i Paesi Nato e, questo sì, potrebbe innescare il terzo conflitto mondiale. È una linea sottile di fondamentale importanza, necessaria per inquadrare correttamente la questione. L’Ucraina è una Nazione amica non facente parte del Patto Atlantico; dunque i Paesi Occidentali stanno (su moral suasion della NATO) spontaneamente decidendo di permettere l’utilizzo delle armi (da loro fornite) per azioni in territorio russo”. In questo caso “Putin potrebbe rispondere attaccando un Paese NATO, il che attiverebbe l’articolo 5 dell’alleanza con l’avvio della difesa collettiva e del conflitto armato, coinvolgendo anche la nostra Italia”. Oggi “le guerre non si combattono con gli uomini al fronte, ma con armi non convenzionali. Ciò significherebbe sterminare l’umanità”. Dunque “se è cambiato il modo di fare la guerra va cambiato anche il modo di fare la Pace. Le armi a lunga gittata ormai richiedono l’intervento per la Pace da parte di tutti senza lasciare riservata ai belligeranti la trattativa. L’unica Pace possibile non è quella di chi vince sul campo di battaglia e di chi si arrende, ma quella ricercata e ottenuta al tavolo dei negoziati, con la collaborazione di tutti gli Stati, anche quelli non direttamente coinvolti.
I nostri ragazzi – spiegano Zacchetti e Francavilla–“nel ricorso d’urgenza CEDU chiedono di ordinare la revoca delle autorizzazioni ad usare le armi all’interno del territorio russo con finalità eccedenti la difesa dei confini; prendere ogni altra decisione utile a una de-escalation e ordinare di avviare senza ritardo trattative di Pace nel rispetto degli Stati e dei diritti dei Popoli”.
La Pace è il presupposto per il godimento di tutti gli altri diritti (alla vita, alla sicurezza, alla libertà), mentre la guerra ne è la negazione, impattando perfino sul cambiamento climatico e sulla salubrità dei territori. Urge sedersi a un tavolo per trovare soluzioni nel rispetto delle Sovranità nazionali e dei diritti dei popoli. Spiega l’avv. Bitonti: “Nella gerarchia delle fonti i diritti umani sono sovraordinati alle Leggi nazionali e agli Accordi Internazionali. Ecco perché ogni disposizione contraria va disapplicata. La prima responsabilità dei governi è la tutela dei diritti umani delle genti”.
L’azione è sostenuta dall’ADU (Associazione per la promozione e tutela dei diritti fondamentali dell’uomo) e dall’associazione Human Rights Today Milan in the World (presidente Bianca Abate, che ringraziamo per l’impegno e il contributo profuso)”.