La quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna per il crollo – avvenuto nel 2014 – di uno stabile di vico Piave a Matera, pronunciata dalla Corte d’Appello di Potenza, nella parte in cui si riferisce a due degli imputati.
In particolare, la decisione della Suprema Corte riguarda l’ingegner Emanuele Pio Lamacchia Acito, strutturista addetto all’ufficio opere pubbliche del Comune di Matera, e Delia Maria Tommaselli (dirigente del Comune di Matera del settore opere pubbliche), entrambi condannati in primo grado, con pena sospesa, a un anno e sei mesi di reclusione per omicidio colposo e, in secondo grado condannati ai soli effetti civili.
I due sono stati difesi dagli avvocati Pignatari e Perroni.
Conseguentemente la Cassazione ha disposto l’annullamento della condanna del comune di Matera, responsabile civile. La Corte ha, invece, confermato la sentenza a carico degli altri imputati.
L’11 gennaio 2014 il crollo della palazzina, in pieno centro storico, causò la morte di due persone, la trentaduenne Dina Antonella Favale, il cui cadavere fu trovato sotto le macerie, e Nicola Oreste, che morì tre mesi dopo per le ferite riportate.
Il processo di primo grado si concluse il 17 dicembre del 2019 con sei condanne – comprese tra quattro anni e un anno e sei mesi di reclusione – e tre assoluzioni. Poi, il 17 dicembre 2021 la Corte d’Appello di Potenza prosciolse per prescrizione, essendo trascorsi sette anni e mezzo dal reato, tutti e sei gli imputati dall’accusa di omicidio colposo, e ridusse le pene per altri tre condannati in primo grado.