Ancora follia e violenza nel carcere di Melfi, con un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria contuso che è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Lo denuncia in un comunicato stampa il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Nel carcere di Melfi un detenuto italiano, appartenente al circuito Alta Sicurezza, sabato scorso ha violentemente aggredito un Assistente Capo di Polizia Penitenziaria. Il detenuto non è nuovo a continue intemperanze di ogni natura e sembrerebbe essere un soggetto che rientra tra quei detenuti molto pericolosi, tra l’altro è uno dei detenuti che nella rivolta del 8 marzo scorso presso la Casa Circondariale di Foggia, evase insieme a decine di altri detenuti, mantenendo viva la sua latitanza per diversi mesi, fino alla sua cattura e che successivamente ne ha determinato l’assegnazione al carcere ad Alta Sicurezza di Melfi”, denuncia il Vice Segretario regionale del SAPPe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) della Basilicata Mauro Autobello. “Sabato mattina, durante le normali operazioni di servizio, mentre l’operatore penitenziario procedeva al controllo delle inferriate, il detenuto A. C. aggrediva con ferocia il collega di spalle, colpendolo alla nuca con un pugno. La motivazione sembrerebbe essere la vendetta del detenuto nei confronti del poliziotto, il quale nei giorni scorsi aveva segnalato una infrazione commessa dallo stesso detenuto, giudicato e poi sanzionato dal Consiglio di disciplina. L’assistente capo di polizia penitenziaria è dovuto ricorrere alle cure presso l’ospedale di Melfi, dove i sanitari lo dimettevano con tre giorni di prognosi s.c. per una contusione cranica e si evidenzia come il tempestivo intervento del personale si riusciva a bloccare l’aggressore, altrimenti sicuramente avrebbe continuato a colpire il collega con un oggetto che il detenuto si era nel frattempo procurato impropriamente e brandeggiandolo, stava per scagliarsi ulteriormente contro l’assistente di polizia penitenziaria”
Il SAPPE evidenzia che l’amministrazione penitenziaria ha istituito presso il carcere di Melfi una sezione di ricettività di detenuti di ogni specie, provenienti dalle operazioni di arresto condotte da parte delle forze di polizia di tutta la provincia di Potenza e quella di Foggia, snaturando di fatto l’identità che l’istituto Melfitano aveva come specificità alla detenzione di soggetti appartenenti al circuito di Alta sicurezza. Questa condizione, in teoria, doveva servire come sezione “filtro” di detenuti che sarebbero dovuti permanere per pochissimi giorni, il tempo di procedere in tempi rapidissimi al processamento dei tamponi COVID-19, per avviare immediatamente i detenuti nelle sezioni ordinarie di appartenenza. Di fatto, invece, i tamponi non vengono espletati a causa di una lentezza sanitaria spaventosa, preoccupante per la salute di tutta la comunità penitenziaria, pertanto i detenuti stanno aumentando in maniera esponenziale all’interno del carcere, poiché non avendo terminato l’iter sanitario, di conseguenza l’amministrazione non procede all’assegnazione dei detenuti in altri istituti Penitenziari così come avrebbe dovuto. Ovviamente all’interno dell’istituto penitenziario si sta creando molta confusione e chi ne fa le spese è sempre e soltanto la Polizia Penitenziaria, costretta a gestire una popolazione detenuta ristretta con promiscuità all’interno del reparto definito “isolamento sanitario”, sempre più aggressiva e reattiva contro i Baschi Azzurri, proprio come accaduto sabato mattina.
Anche l’esecuzione dei tamponi rapidi che l’amministrazione ha previsto attraverso il protocollo di intesa regionale e sottoscritto con le OO. SS. rappresentative del Corpo di Polizia Penitenziaria tardano ad arrivare e come al solito il personale subisce lungaggini burocratiche sulla propria pelle, lavorando con altissimi rischi. Sembrerebbe che la situazione è stata ben rappresentata dalla Direzione del carcere ai livelli superiori, senza fino ad oggi trovare soluzioni, con la conseguenza che la situazione potrebbe ulteriormente degenerare e creare grosse criticità alla sicurezza del Penitenziario con rischi sempre più elevati di eventuali contagi.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà e vicinanza al poliziotto ferito a Melfi e denuncia: “ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato”. Il SAPPE ricorda di essere sceso più volte in piazza proprio per chiedere tutele ai poliziotti penitenziari, manifestazioni culminate in quella di Roma dello scorso 14 ottobre 2020 insieme ai rappresentanti della altre Forze di Polizia: ”Sono mesi che portiamo avanti le battaglie a favore di ogni singolo operatore delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico. Mesi che rivendichiamo il nostro ruolo ormai attaccato da più parti e che vacilla sotto i colpi di normative che non ci tutelano di leggi troppo blande per chi delinque come la vigilanza dinamica ed il regime aperto nelle carceri e di quel partito dell’antipolizia che non perde occasione per strumentalizzare ogni singolo episodio. Dimenticando l’infinito lavoro quotidiano che tutte le donne e gli uomini in divisa compiono con abnegazione ed altissima professionalità ogni giorno. Siamo scesi in piazza tutti insieme per manifestare il dissenso verso chi ci ha lasciato senza tutele di fronte a problemi sempre più complessi e rivendichiamo tutele e garanzie funzionali nuovi strumenti che migliorino il nostro servizio bodycam e Taser su tutti nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali, Parole poche, fatti tanti, e le aggressioni contro la Polizia Penitenziaria continuano. E questo è grave e inaccettabile!”, conclude Capece.
Roma, 8 dicembre 2020
Con cortese preghiera di diffusione e pubblicazione