Di Giacomo (S.PP.): la “strage di Stato” non conosce età. Di seguito la nota integrale.
“La “strage di Stato” non conosce età: il detenuto 70enne che si è suicidato in una cella del carcere di Marassi-Genova e che aveva già tentato di uccidersi nell’estate del 2023, non è il caso del detenuto più anziano di età. Purtroppo il suicidio dell’83enne di Maschito avvenuto a luglio 2024 nel carcere di Potenza dove era detenuto nonostante avesse dato chiari segnali di instabilità mentale è stato rapidamente rimosso come il caso del detenuto di 93 anni che prima di uscire da Poggioreale per andare in detenzione domiciliare ha impiegato mesi”.
Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. riferendo che al 30 giugno scorso, secondo i dati più aggiornati del Ministero della Giustizia, i detenuti con 70 anni ed oltre sono 1.244 (58 sono stranieri) con 197 in Lombardia, 133 nel Lazio, 131 in Piemonte, 115 in Campania, 105 in Sicilia, 5 in Basilicata.
La catena di morte si allunga: con il detenuto di 48 anni, tossicodipendente, di origini campane, che ieri si è tolto la vita nel carcere di Avellino, sono tre i suicidi in un solo giorno (dopo Avellino, a Trieste un egiziano di 30 anni e a Genova un italiano di 70 anni); negli ultimo otto giorni sono sei i suicidi (2 a Verona e 1 a Foggia) per un totale di 24 dall’inizio dell’anno. Anche le carceri lucane – Potenza e Melfi in particolare – sono da attenzionare. Con questo tremendo trend rischiamo di superare il record dello scorso anno. Si conferma l’identikit del detenuto suicida che -aggiunge Di Giacomo – abbiamo delineato in questi giorni, vale a dire per età sempre più giovane, che in media già nel 2024 si è abbassata alla fascia under 35enni, per problemi mentali con l’aumento del 40% di suicidi tra detenuti a disagio psichico che non avrebbero dovuto trovarsi in istituti penitenziari, tra i tossicodipendenti che sono un terzo della popolazione carceraria e cresce il numero di stranieri soprattutto nord-africani. Come nello scorso anno ci sono carceri – ad esempio Modena, Verona, Napoli Poggioreale , Firenze Solliciano, Palermo Pagliarelli e Foggia– dove i decessi dei detenuti sono più numerosi e richiedono, insieme a più celeri accertamenti sulle reali cause, azioni, misure ed interventi efficaci e di emergenza. Sono tutti elementi che confermano l’urgenza di dare corso ad un piano di supporto psicologico con la presenza nelle carceri di psicologi, psichiatri, mediatori culturali, come di interpreti perché la mancanza di comunicazione incide tanto. Come sindacato abbiamo da tempo proposto l’apertura di uno Sportello di aiuto psicologico in ogni struttura e la promozione di attività sociali e lavorative oltre a corsi di formazione e di lingua per gli extracomunitari. C’è chi tra le associazioni di volontariato parla della necessità di un “sussulto umanitario”. Per noi è indispensabile un sussulto dell’Amministrazione Penitenziaria e della politica ad occuparsi seriamente del carcere e non certo a limitarsi alle “lacrime di Coccodrillo” di queste circostanze. L’emergenza ha superato il punto limite con lo Stato incapace di garantire la vita delle persone che ha in custodia e la vita del personale oggetto di quotidiane. Esistono – conclude Di Giacomo – misure alternative che, oltre a prevenire la reiterazione di un reato, favoriscono il reinserimento nella società. Non si tratta di scorciatoie o concessioni buoniste ma di un vero dovere costituzionale. Occorrono però strumenti e finanziamenti mirati ed efficaci, collaborazione degli enti locali e dell’amministrazione penitenziaria”.