I Centri di permanenza per il rimpatrio come quello di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, dove è avvenuta la “spedizione punitiva” di marocchini contro un tunisino, vanno chiusi il più rapidamente possibile e tutti gli attuali ospiti, a spese dello Stato, vanno rimpatriati nei rispettivi Paesi di provenienza illegale. Il nostro auspicio è che quello che non è riuscito a fare l’ex Ministro Salvini lo faccio il nuovo Governo Conte. E’ quanto sostiene il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo ricordando che proprio il Cpr di Palazzo non è nuovo ad episodi di violenza che si sono ripetuti negli anni con violenti disordini che hanno provocato il ferimento di uomini delle Forze dell’ordine oltre all’arresto all’interno dello stesso Cpr di due extracomunitari che ha fatto seguito a quello di un terrorista macedone, nel recente passato ospitato sempre a Palazzo.
Di Giacomo denuncia il rischio quotidiano che conferma la fondatezza e la gravità della nostra denuncia sulla situazione di emergenza che si registra in tutti i Centri che sono presenti sul territorio nazionale come è accaduto il primo settembre scorso con la rivolta nel Cpr di Torino e numerosi agenti “pestati”. Ma se è assolutamente chiaro chi sono i terroristi e i violenti, in quanto sono in carcere perché imputati o arrestati per una specifica fattispecie di reato, non è così chiara la costruzione delle altre tre categorie entro cui sono collocati i detenuti ritenuti ‘radicalizzati’ che agiscono liberamente nei Centri che invece, fino a quando non saranno smantellati, devono diventare veri e propri istituti di pena di massima sicurezza.
Per questo è indispensabile sviluppare nei CPR e nelle carceri programmi mirati alla formazione di personale che sappia individuare i processi di radicalizzazione per aiutarli a distinguere la pratica religiosa, o il riferimento a una particolare concezione dell’islam, dai possibili indicatori di radicalizzazione. Altra nostra richiesta è quella di rafforzare il personale di polizia penitenziaria specie negli istituti dove il numero di detenuti extracomunitari ed islamici è più alto e dove si continuano a verificare episodi di aggressione al personale.
Ovviamente – conclude – insistiamo nella sollecitazione rivolta al Governo a chiudere tutti i CPR attraverso l’immediata espulsione dall’Italia di tutti gli extracomunitari sospettati di crimini compiuti nei Paesi d’origine e che potrebbero commetterne da noi.