“Il video-spot del Ministro Bonafede che, seguendo l’esempio del suo collega Salvini, per altro già duramente contestato da più sigle sindacali, ha indossato la divisa della Polizia Penitenziaria, spettacolarizzando l’arrivo del terrorista Cesare Battisti dopo la cattura in Bolivia, ci trova fortemente contrariati. Se l’intento, come ha tentato di giustificarsi lo stesso Ministro, evidentemente dopo aver capito il boomerang prodotto, voleva essere quello di “dare risalto e lustro agli agenti di Polizia Penitenziaria”, il risultato come testimoniano invece le numerose polemiche e prese di distanza venute da più parti, è esattamente il contrario”. E’ questo il commento di Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) per il quale “non si può certamente non riconoscere l’attenta preparazione della regia e della realizzazione del video che, per chi non lo avesse visto, inizia con lo schioccare della macchina fotografica sulle immagine segnaletiche del terrorista in fuga, accompagnato da colonna sonora da film americano, sino all’arrivo trionfale del ministro all’aeroporto tra le telecamere e i flash dei fotografi, per poi mostrare l’atterraggio dell’aereo, di Battisti, condotto tra le braccia degli agenti, e si conclude con le parole dell’attore-Bonafede che ribadisce che Battisti «varcherà le porte del carcere e sconterà l’ergastolo». Una sceneggiata che ci ricorda quella, che – aggiunge Di Giacomo – abbiamo censurato del narcotrafficante che ha fatto l’attore a Napoli con la divisa della Polizia Penitenziaria con lo stesso effetto di provocare un sussulto di dignità da parte di tutti i colleghi che indossano realmente la divisa mostrando attaccamento e servizio allo Stato.
Per tornare al video-spot di Bonafede non deve essere sottovalutato che il Ministro ha violato la Costituzione: “È vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta” (art. 114 co. 6 bis c.p.p.). Un ministro della Giustizia, peraltro avvocato, che viola il codice di procedura penale non lo avevo ancora visto.
La nostra convinzione che il carcere non rientra nel cosiddetto “contratto di programma” tra Lega e Movimento 5 stelle e pertanto è considerato “area di nessuno” – conclude il segretario S.PP. – infine è rafforzata dalle prese di distanza , più o meno ufficiali, che pure sono venute da ambienti dello stesso Governo e da ambienti del M5S a cui il Ministro appartiene, a riprova della grandissima confusione di idee che regna rispetto ai problemi delle carceri, del personale di Polizia Penitenziaria e dei detenuti”.
Gen 16