Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dal Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Matera Nicola Rocco che affronta il tema della disciplina normativa sulla media concilazione.
Ventiquattro giorni: tanto hanno atteso i “poteri forti” che condizionano la vita del nostro Paese, dettando temi, tempi e contenuti dell’agenda politica dell’attuale Governo per tentare di ribaltare i principi affermati dalla Corte Costituzionale con la ormai famosa pronuncia del 23.10.2012, con cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale -per eccesso di delega- della disciplina normativa sulla media conciliazione (d.lgsl. n.28/2010, nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione)!
Si è, infatti, appreso che nelle ultime ore è stato presentato ed ammesso “in sordina” presso la 10^ Commissione Industria e Commercio del Senato un emendamento al Decreto Sviluppo Bis che prevede la reintroduzione della obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione e che tale emendamento sarà votato in tale sede martedì 20 novembre p.v.
Non bisogna avere particolare dimestichezza con le cose della Giustizia per rendersi conto che si tratta di un’iniziativa strumentale, arrogante e, soprattutto, manifestamente illegittima, che si pone peraltro in palese, stridente ed inconciliabile contrasto coi principi affermati soltanto pochissimi giorni or sono dalla Corte Costituzionale.
Vengono così calpestati in un sol colpo il principio di legalità, l’inderogabile rispetto istituzionale delle decisioni emesse dall’Autorità Giudiziaria e, in particolare, dalla Consulta -quale Giudice delle Leggi- e il diritto insopprimibile del cittadino di accedere alla giurisdizione senza “ostacoli” e/o paletti di sorta.
Insomma, un modo come un altro per far rientrare dalla finestra ciò che soltanto un paio di settimane fa’ il supremo consesso della giustizia italiana aveva fatto uscire dalla porta principale, perché in contrasto con la Carta Costituzionale!!!
La cosa è tanto più grave, se si tiene conto che le motivazioni su cui poggia la sentenza della Consulta non sono state ancora pubblicate e, quindi, rese note.
Anche i bambini in età pre-scolare sono in grado di comprendere che l’iniziativa assunta in sede parlamentare risponde a ben precisi e presto scoperti interessi lobbistici (Banche, Assicurazioni, Confindustria, UnionCamere, Associazioni Consumatori, etc.) legati alle ingenti risorse economico-finanziarie investite nella affaire media conciliazione, allo scopo di crearsi un rimedio “fatto in casa” per risolvere una serie di importanti controversie in settori nevralgici della società civile (per l’appunto, condominio; diritti reali; divisione; successioni ereditarie; patti di famiglia; locazione; comodato; affitto di aziende; risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità; contratti assicurativi, bancari e finanziari), tentando di annacquare il ruolo e la funzione dell’Avvocato, che, quale tutore dei diritti dei cittadini di fronte alla Legge, ha rappresentato per le stesse lobby il nemico, il pericolo, l’ostacolo da eliminare.
Al di là, tuttavia, delle obiezioni tecnico-giuridiche, è davvero preoccupante e sconcertante che nel Paese universalmente considerato come la “culla del diritto” possano accadere cose del genere.
Non si tratta di disattendere i contenuti di una sentenza qualsiasi, pronunciata in un tribunale periferico della penisola, priva di grandi ricadute nella società civile; qui viene in giuoco l’osservanza delle regole basilari e fondamentali del ns. ordinamento democratico, per come interpretate ed affermate dal Giudice delle Leggi, ossia del più autorevole custode della legalità nel ns. Paese e della conformità delle leggi alla Costituzione.
E pensare che soltanto il 5 novembre scorso la Camera aveva solennemente bocciato gli emendamenti fatti presentare dalle solite lobby nel corso dell’approvazione della c.d. Legge di Stabilità, poiché, come era ed è facile intuire, l’argomento nulla aveva a che vedere con la materia finanziaria, oggetto specifico del decreto Legge da convertire.
Sicché, ove mai l’iniziativa dovesse avere seguito, ci troveremmo al cospetto di un incomprensibile ed intollerabile conflitto di attribuzioni tra Poteri dello Stato che -a memoria- non ci sembra si sia mai verificato nei termini attuali.
Per questi motivi, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Matera, sulla scia dell’omologa iniziativa assunta da altri Ordini territoriali, ha inviato una nota al Presidente del Senato, al Presidente della X Commissione del Senato, nonché a tutti i Parlamentari lucani con cui, dopo aver stigmatizzato la scorrettezza istituzionale dell’iniziativa, è stato rivolto un accorato invito al rispetto della Costituzione e delle decisioni rese dalla Consulta e, comunque, a non mortificare e/o bypassare l’inderogabile confronto democratico con i Cittadini e, in particolare, l’Avvocatura, soffocando nelle strettoie delle Aule Parlamentari il dibattito su temi di così grande importanza per la società civile.
Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Matera Nicola Rocco
Condivido e sottoscrivo in toto.
Bravo Presidente.
Se il maldestro tentativo della 10^ Commissione Industria e Commercio del Senato dovesse malauguratamente concretizzarsi, credo che dovrebbe mobilitarsi l’intera classe forense a livello nazionale, ma questa volta con una manifestazione massiccia che coinvolga anche i comuni cittadini, i quali, a mia avviso, sono i primi a essere danneggiati dalla media-conciliazione obbligatoria.
Spero che almeno i nostri parlamentari si opporranno fermamente all’iniziativa della 10^ Commissione che, senza alcun dubbio, è semplicemente assurda, fuori luogo e, nel merito, totalmente sbagliata.
E sì, con la mediazione gli avvocati avrebbero parecchia ciccia in meno. ,Vuoi mettere, ad esempio, una successione che va avanti con il giudizio, rispetto ad una chiusa in mediazione??!?! Intervento disinteressato nell’interesse della “Giustizia”, non c’è dubbio. Aggiugo che, da avvocato, il Presidente saprà certamente che il vizio di incostituzionalità contestato dalla Corte è stato l’eccesso di delega, e non il merito dell’obbligatorietà della mediazione. In altre parole, una legge ordinaria o una legge di delega che desse al Governo la pissibilità di emanare un decreto che preveda l’obbligatorietà della mediazione, sarebbero pienamente legittimi. L’obbligatorietà è un problema per la Costituzione (a meno che non si parli di quella degli avvocati). Non potrebbe essere diversamente, visto che in materia di diritto del lavoro, per anni, vi è stato il tentativo obbligatorio di conciliazione, senza che nessuno dicesse nulla. Ovvio, lì c’era poco da spartirsi!
Ovviamente si voleva dire che “la mediazione obbligatoria non è un problema per la Costituzione”
Ah sì? Allora vediamo se i signori avvocati hanno il coraggio di rispondere a questa domanda. Si parla di “ostacoli insormontabili” per il cittadino che sarebbero stati soppressi (per ora, visto che la sentenza non è stata pubblicata e questi “toni da stadio” manco l’Italia avesse vinto i mondiali, si basano semplicemente su un “comunicato stampa”), allora, questi ostacoli insormontabili, sono stati soppressi anche per quel “povero disgraziato” – di 70 anni – che per una causa di eredità si è visto, a settembe 2012 scorso, assegnare un rinvio di udienza precisazione delle conclusioni ad ottobre 2019 dal Tribunale di Bologna? Per favore signori avvocati: siate seri e ammettete una volta per tutte che per voi vale il principio “causa che pende causa che rende”