Riceviamo e pubblichiamo il comunicato inviato dal giornalista materano Nino Grilli sul tema “Equità e giustizia”.
Dare a Cesare quello che è di Cesare è una delle tante espressioni evangeliche che come sempre dovrebbero essere oggetto di profonda riflessione in ogni settore di vita quotidiana. Nel caso di specie il riferimento era ad una richiesta rivolta a Gesù in merito al pagamento di alcuni tributi. Nel linguaggio comune la citazione è un chiaro invito ad agire con equità e giustizia, riconoscendo meriti e diritti a chi li ha e non a chi inopinatamente se ne appropria. Sta di fatto che nel caso in cui nella moderna società il riconoscimento di diritti viene esercitato legittimamente, non comporta sempre un corrispondente modo di agire equo e giusto come richiamato dalla citazione. Il Belpaese in cui viviamo si crogiola nella convinzione di essere uno Stato di diritto, ma nella realtà spesso i diritti sacrosanti dei cittadini vengono puntualmente calpestati. La presenza di soggetti prepotenti riesce a prevaricare ogni possibilità di avvalersi di comportamenti leciti e a volte persino opportuni. La questione assume aspetti ancor più preoccupanti quando a non riconoscere, per partito preso o imposto, i diritti di un cittadino qualsiasi ci si mette proprio chi è preposto a tale funzione. Capita che ci siano cittadini che si espongono per far valere la tutela del bene comune, magari richiamando l’attenzione dell’autorità competente su eventuali casi di corruzione o di mala gestione della cosa pubblica. La qual cosa dovrebbe rientrare proprio nei doveri di un onesto cittadino, piuttosto che solo nei diritti. Chiedere che l’autorità preposta verifichi se esistono i presupposti per azioni malavitose che possono danneggiare la società civile, non dovrebbe dare adito ad alcuna scomposta reazione. Soprattutto se i soggetti posti sotto osservazione hanno, come suol dirsi, la coscienza a posto. Ma nel Belpaese capita, invece, che chi si azzarda a porre sotto esame, anche da parte delle autorità competenti, dubbi comportamenti rischia seriamente di subirne delle fatali conseguenze. La questione assume contorni grotteschi quando poi a essere posto sotto esame è qualche personaggio di nome, magari di millantata importanza, se non addirittura di presunta appartenenza a formazioni di dubbia fama. Intoccabili, insomma, costoro se non rischiando di incorrere nell’antico concetto di lesa maestà. In tal caso i diritti del cittadino onesto rischiano di svanire nel nulla, per non intaccare la “sacra” immagine del potente di turno. Far prevalere eventuali diritti del cittadino diventa un fatto secondario. Prima di tutto bisogna ingraziarsi il favore del “reuccio”! In fin dei conti è sempre bene tenerselo buono. Non si sa mai! Anche applicare la legge in tal caso diventa un optional. E il cittadino Cesare quando potrà avere quel che del cittadino Cesare è? L’evangelico insegnamento non riesce più a trovare felice riscontro in questa amara realtà di un Paese che ha ormai perso ogni filo logico dell’equità e della giustizia.
Nino Grilli