Un brutale femminicidio si è verificato nella notte scorsa sulla strada vicinale dei Pigni, alla periferia di Gravina in Puglia, nel cuore della Murgia barese.
Giuseppe Lacarpia, 65 anni, allevatore di bestiame da latte, prima ha dato fuoco all’auto su cui si trovava la moglie, Maria Arcangela Turturo, 60 anni; poi, quando la donna nonostante le ustioni è riuscita a uscire dalla vettura in fiamme, l’ha raggiunta e bloccata, e le ha sfondato il petto a mani nude. Il decesso è avvenuto nell’ospedale della Murgia “Perinei” di Altamura, dove la donna è stata ricoverata. Prima di morire Maria Arcangela Turturro è riuscita a raccontare alla figlia e alla polizia la drammatica sequenza dei fatti,
Con l’accusa di omicidio premeditato e aggravato è stato fermato dalla polizia
Giuseppe Lacarpia era stato già arrestato oltre 10 anni fa per aver provato ad accoltellare a morte uno dei suoi figli.
Ora è accusato di omicidio premeditato e aggravato. Il fermo è stato eseguito dagli agenti della Squadra mobile di Bari e del commissariato di Gravina, sotto il coordinamento della procura. L’uomo è stato trasferito nel carcere di Bari. Ad incastrarlo anche un video lungo 15 secondi, in cui il delitto è stato registrato in tutta la sua efferatezza da una coppia di fidanzati che si è spaventata dopo aver notato un’auto in fiamme.
La tragedia è avvenuta nella notte scorsa dopo una festa di compleanno. La coppia stava rientrando a casa in auto quando ad un certo punto l’uomo ha sterzato per far schiantare la moglie contro un muro. Un incidente che in realtà era solo il preludio ad una terribile tragedia. Perché Giuseppe Lacarpia, affetto da problemi neurologici, ha incendiato l’auto dopo aver chiuso nell’abitacolo la moglie. Travolta dalle fiamme la donna è riuscita comunque ad uscire dall’auto. Ma mentre provava a mettersi in salvo, il marito l’ha raggiunta e con forza brutale è saltato addosso schiacciandole, con le ginocchia e con le mani, costole e sterno.
“Mi voleva uccidere. Mi ha messo le mani alla gola”, ha ripetuto Maria Arcangela Turturo alla figlia quando è arrivata in ospedale. Ma l’agonia è finita pochi minuti dopo. La donna morta in una sala del pronto accorso dell’ospedale di Altamura.
Le violenze non erano sconosciute nella casa in cui viveva la famiglia. Lo ha confermato agli inquirenti, anche una delle figlie della coppia. “Era violento, si ammazzavano di botte”, ha messo a verbale spiegando che le aggressioni erano iniziate quando i conti dell’azienda paterna, specializzata nell’allevamento di mucche e produzioni casearie, erano segnati dal rosso. “Da allora sono iniziati i litigi – ha riferito la figlia – e nel 2009 mamma, presa dalla disperazione, ha dato fuoco al trattore di papà”.
Arcangela aveva provato a salvarsi anche in passato. Litigava col marito e si rifugiava dalle figlie. A casa loro passava dieci giorni e poi tornava da lui. “Stava da me o da mia sorella dieci giorni e poi rientrava a casa”, ha continuato una delle figlie. In ospedale era finita già altre tre volte per le botte del marito. “Mia madre continua a preoccuparsi di lui”, ha aggiunto la figlia parlando con chi indaga.